Nel 2004 era stata varata la procedura per scegliere altri avvocati con ruolo dirigenziale e nel 2006 erano state eseguite le prove scritte tra processi amministrativi e penali. Volti noti della politica tra i 14 ammessi sulla scorta di quei compiti
Il dubbio principale: è proprio necessario procedere con il bando in tempo di tagli alla sanità pubblica e di carenza di personale sanitario?
AGRO NOCERINO. Il concorso riesumato. Non si tratta di un’operazione da necrofori ma poco ci manca. L’Asl Salerno è risuscita in un miracolo e, come Lazzaro, un concorso per tre dirigenti avvocati bandito nel 2004 dall’allora azienda sanitaria locale Salerno 1 e la cui prova scritta era stata espletata nel 2006, è resuscitato. E così, il primo aprile scorso, 12 anni dopo essere stato bandito e 10 anni dopo le prove scritte, l’azienda sanitaria nomina una nuova commissione per procedere con il concorso. E qui scattano le prime perplessità. Che senso ha selezionare tre dirigenti avvocati 10 anni dopo le prove di un concorso? Qual è la convenienza di procedere in una selezione quando tempi e quadri di riferimento sono cambiati? Basterebbe ricordare che non esiste nemmeno più l’ente che ha bandito la procedura concorsuale. C’è proprio, ancora oggi, la necessità di avere altri tre dirigenti, per gli affari legali, quando si fanno i salti mortali nella sanità pubblica perché non ci sono i soldi per assicurare le prestazioni in convenzione fino al prossimo anno? Attualmente l’Asl di Salerno (che raggruppa le ex Salerno 1, 2 e 3) conta 11 avvocati di cui cinque dirigenti. Basterebbe già solo questo per porsi dei dubbi sull’utilità e la necessità di un simile concorso visto anche che, una volta espletato, aumenterà le spese a carico dell’azienda sanitaria.
Ma c’è di più, qualora ce ne fosse bisogno. Questo concorso è stato funestato da processi amministrativi e penali direttamente o indirettamente legati ad esso. Tre avvocati dipendenti dell’Asl Salerno 1 ed oggi all‘unica azienda sanitaria salernitana erano finiti nell’occhio del ciclone e poco dopo ne erano caduti altri: questi tre fanno parte dei 14 che avevano superato la prova scritta e che a giugno scorso sono stati ammessi alla seconda prova che si terrà mercoledì prossimo. Si tratta di tre dipendenti ed avvocati dell’ufficio legale, Rosa Russo di Castel San Giorgio -fino a pochi mesi fa nota anche per essere il presidente del consiglio comunale della sua cittadina e in forza all’ufficio legale del Comune di Salerno)-, Guido Verderosa (conosciuto per essere stato prima candidato nel centrodestra a ora vicinissimo all’area deluchiana e all’associazione “Progetto Agro”, di cui Rosa Zampetti, ex moglie del Governatore Vincenzo De Luca è una delle promoter) e Fernando Miriano, entrambi di Nocera Inferiore erano stati esclusi dal concorso per aver copiato parte della loro prova scritta e pare in maniera anche non molto dissimile uguale tra loro. I tre furono esclusi dal concorso ma presentarono ricorso al Tar di Salerno che, nel 2008, diede loro ragione sostenendo più o meno per tutti e tre: «In definitiva, la Commissione, nello svolgimento del procedimento di valutazione, s’è sostanzialmente basata, onde pervenire al giudizio di “non originalità” di ben quattro elaborati, unicamente sulla presenza di elementi formali, più o meno similari, tra gli stessi, senza peraltro verificare, e motivare adeguatamente in sede di verbale, se la presenza di tali “consistenti periodi identici gli uni con gli altri” integrasse, davvero, quell’identità d’impianto concettuale tra i componimenti medesimi, che avrebbe rappresentato, viceversa, l’elemento sostanziale necessario per l’integrazione dell’ipotesi di plagio in questione». Insomma la commissione non avrebbe adeguatamente verificato e motivato nel verbale la non “bontà” della prova scritta.I tre avvocati esclusi proposero querela e scattò un’indagine più complessa che alla fine vide imputati gli avvocati Annamaria Farano, capo dell’ufficio legale (in seguito sarà anche direttore amministrativo dell’Asl Salerno) e l’ex direttore generale Giovanni Russo ed Enrico Violante , tutti e tre cavesi (anche se Giovanni Russo è di Nocera Superiore). Secondo l’avvocato Farano, i tre “suoi” dipendenti «denunciavano una serie di comportamenti, a loro dire, ritorsivi nei propri confronti che aveva procurato loro danni professionali, morali e patrimoniali nonché danni anche all’Azienda. In particolare lamentavano: di essere stati estromessi da me dall’attività legale svolta fino ad allora per conto dell’Ente per mera ritorsione; che a seguito della esclusione gli incarichi defensionali erano stati conferiti a professionisti esterni fra i quali un cugino della moglie dell’allora Direttore Generale della Asl Salerno 1 Giovanni Russo; di essere stati ingiustamente esclusi dal concorso pubblico per la copertura di tre posti di avvocato dirigente. Cinque i capi di imputazione contestati agli avvocati Farano e Russo ed al dottore Violante». Il processo si concluderà nel novembre scorso in Cassazione per la Farano, Giovanni Russo e Violante con la loro piena assoluzione. In primo e in secondo grado i giudici di appello ritennero legittima l’esclusione dal concorso dei tre dipendenti atteso la evidente sovrapponibilità degli elaborati tra loro e con il manuale esibito. Copiato o non copiato in parte poco interessa, certo un concorso che aveva contribuito ad un processo penale (che ora costerà diverse decine di miglia di euro di parcelle per ogni avvocato dei tre imputati assolti) attivato su iniziativa dei tre dipendenti che avevano proposta querela conclusasi con la non colpevolezza di tre dirigenti dell’Asl oggi continua la sua vita e tra coloro che sono ammessi alle ulteriori prove ci sono proprio Miriano, Verderosa e Rosa Russo. Va detto che i tre, nel febbraio di quest’anno, hanno notificato un’istanza al Tar per ottemperanza delle sentenze del tribunale amministrativo risalenti al 2008, prima dei giudizi penali a carico dei dirigenti da loro accusati.
Ma non finisce qui. Si mormora di una composizione non in linea con gli usi della commissione nominata dall’Asl nell’aprile scorso e anomalie sulla correzione degli elaborati. Tante voci ma qui l’esigenza principale è comprendere se questo concorso sia davvero estremamente necessario al funzionamento delle attività dell’Asl, specie in periodo di riduzione drastica delle spese, anche quelle fondamentali nella cura del cittadino (ricordiamo che lo stesso lavoro dei dirigenti viene eseguito dai funzionari e quindi sarebbe bene chiarire l’utilità di nominare tre nuovi alti gradi); se prove scritte effettuate 10 anni prima garantiscano senza ombra di dubbio la migliore scelta per la pubblica amministrazione e se non fosse stato il caso di allargare la platea dei partecipanti a concorrere su esigenze concrete ed attuali dell’azienda sanitaria, in un mondo che nell’ultimo decennio è certamente mutato. C’è poi da riflettere sulla valutazione anche dei compiti dei tre riammessi che presentano comunque parti copiate e eseguita da una commisione diversa rispetta a quella degli altri partecipanti. Insomma, non è il caso che questo concorso non si espleti più? Del resto, risparmiare qualche decina di migliaia di euro l’anno potrebbe essere cosa buona e giusta, a meno che non si voglia fare politica con la sanità, la stessa che si stigmatizzava quando a farla erano gli avversari.