Nicola Castorino
Il Presidio Ospedaliero “Luigi Curto” di Polla è stato recentemente dotato di una rivoluzionaria attrezzatura, di avanzata tecnologia: un litotritore elettromagnetico per il trattamento ambulatoriale dei calcoli renali e delle vie urinarie, attivato presso l’Unità Operativa Complessa di Urologia diretta dal dott. Vincenzo Iuliano, medico specialista di grande esperienza professionale, maturata in anni di attività ospedaliera, specializzato nel trattamento delle calcolosi delle vie urinarie e nell’approccio multimodale alla patologia litiasica. Al reparto di Urologia abbiamo incontrato il Primario, dott. Vincenzo Iuliano.
Dottore Iuliano, innanzitutto i nostri lettori si chiedono perché la scelta è stata canalizzata al reparto di Urologia, da lei diretto, dell’Ospedale di Polla?
La scelta operata dalla Direzione Strategica dell’Asl di Salerno è stata orientata verso la struttura di Polla quale polo sanitario tra due regioni, la Campania e la Calabria, dove la presenza di “Calcolosi Endemica” rappresenta una patologia ad alta incidenza. Ovviamente, sempre nell’ottica di limitare la forte migrazione, purtroppo molto diffusa nel nostro territorio, verso altre regioni d’Italia, i cui costi rappresentano un grosso peso per i bilanci regionali.
Dottore, cos’è esattamente la litotrissia extracorporea ad onde d’urto e come funziona?
E’ un’apparecchiatura nata da un bel po’ di anni. C’è stata un’evoluzione tecnologica importante negli ultimi decenni. Questo tipo di device sono diventati sempre più efficaci e sempre più precisi. La macchina sostanzialmente è costituita da un generatore ad onde d’urto, ad alta energia, che vengono convogliate in un punto. il bersaglio che dobbiamo colpire, che in pratica è un calcolo. Queste onde d’urto, vengono praticamente convogliate sul calcolo, a più colpi. Si arriva fino a un trattamento di circa 2000 colpi su un calcolo. Ovviamente il numero di colpi erogati dipende dalla consistenza del calcolo, dalla grandezza, e sotto queste onde d’urto il calcolo piano piano si sgretola, nella stragrande maggioranza dei casi, quando le indicazioni sono poste in maniera corretta.
Quando è indicata questa tecnica? Ci sono situazioni in cui non è consigliata?
Il primo target che dobbiamo prendere in considerazione sono le dimensioni, per calcoli che si aggirano intorno al centimetro, un centimetro e mezzo. Ovviamente, come è facile e intuibile, i calcoli più grossi sono e più diventa difficile poterli trattare, perché si presume che la grandezza sia legata anche un po’ al tempo di consolidamento del calcolo, quindi più sono grandi, di solito più sono duri, e oltretutto diventa poi anche un problema farli eliminare dopo la litotrissia con le vie naturali. Quindi diciamo che le dimensioni sono una cosa importantissima, non bisogna spingersi al di là di un centimetro e mezzo, due centimetri, ma già a due centimetri è un calcolo al limite del trattamento. Diciamo che l’ideale sono calcoli intorno al centimetro che rispondono bene e ovviamente hanno lo spazio per poter uscire attraverso le vie naturali. Ci sono delle controindicazioni a questo tipo di trattamento che possono essere legate a patologie extrarenali o problematiche anche urologiche, nel senso che se un calcolo è in un rene dove la via escletrice, cioè la via naturale che porta la pipì verso l’esterno, ha qualche stenosi particolarmente stretta, questi frammenti poi non avrebbero la via di eliminazione, quindi quando in gergo diciamo che c’è un rene idronefrotico è sconsigliato questo tipo di trattamento.
Per quanto riguarda controindicazioni extrarenali dobbiamo pensare che tutte le coagulopatie, cioè tutte le malattie che hanno delle problematiche di rallentata coagulazione del sangue o per problemi endogeni del paziente, oppure perché in trattamento con farmaci anticoagulanti. Oggi credo che ci sia anche un abuso di questi farmaci anticoagulanti, che si usano per cardiopatia e prevenzione di patologie neurologiche e cardiache. Pertanto, pazienti che assumono questi farmaci non si possono bombardare perché svilupperebbero ematomi sul rene o anche emorragie importanti. Nel caso in cui si possono sospendere momentaneamente questi farmaci, si possono comunque riarruolare questi pazienti per trattarli, ma se sono in trattamento con anticoagulanti sicuramente è una controindicazione assoluta.
Quali sono i principali vantaggi della litotrissia extracorporea rispetto ad altri trattamenti?
Sicuramente la non-invasività, sono delle onde d’urto che si propagano dalla macchina al corpo umano per contatto, non ci sono accessi chirurgici da fare, non c’è l’invasività, né tantomeno per via endoscopica. Queste onde vengono convogliate sul calcolo e vengono trasmesse sul calcolo e soprattutto è una tecnica poco dolorosa per cui anche le procedure anestesiologiche sono molto ridotte rispetto ad interventi di altro genere.
Quali sono i tempi di recupero dopo una litotrissia extracorporea ad onde d’urto?
Normalmente il paziente già la sera stessa del trattamento può uscire, tant’è che noi pratichiamo per tutti il day hospital. Laddove in qualche caso si dovesse presentare complicanze, perché si forma qualche ematoma, o un’ematuria importante, il paziente viene trattenuto per la nottata, per seguire l’evoluzione del caso.
E i tempi di recupero?
I tempi di recupero, salvo le complicanze, sono di qualche ora.
Quanto è efficace la litotrissia extracorporea? Qual è il tasso di successo?
La procedura è estremamente efficace, se non diamo indicazioni sbagliate al trattamento, nel senso che se ci atteniamo a quelle che sono le dimensioni del calcolo, se ci atteniamo a quelle che sono le sedi che rispondono meglio a questo tipo di trattamento, l’efficacia è dell’80%. Poi se forziamo un po’ con le indicazioni, perché magari c’è la speranza che essendo una tecnica poco invasiva e quindi andiamo a trattare sull’uretere o sulla vescica, la percentuale si riduce.
Ovviamente, molto dipende da quella che è la consistenza stessa del calcolo.
Ci sono alternative alla litotrissia extracorporea ad onde d’urto?
Alternative ce ne sono tantissime, però sono tutte più invasive perché sono di natura endoscopica, quindi bisogna fare anestesie prolungate, dobbiamo intrometterci nell’organismo con delle sonde. Quindi sono tutte tecniche più invasive che sono molte più impegnative e ovviamente anche più ricche di complicanze.
C’è qualcosa che i pazienti potrebbero fare per prevenire la formazione di calcoli renali in futuro?
Certamente. Noi diamo dei consigli, perché il paziente che ha la tendenza a produrre calcoli, poiché chi ha prodotto un calcolo una volta nella vita è predisposto a crearne altri, quindi in questi casi, attiviamo una serie di regole di vita e di alimentazione. Soprattutto dopo che siamo risaliti a quella che è la composizione del calcolo stesso, che può derivare da acido urico, carbonati e quant’altro. In base alla composizione possiamo dare degli indirizzi più o meno diversi per evitare delle recidive che per chi ha avuto la formazione di un calcolo. La regola basilare per tutti ovviamente è la terapia idropinica. Assumere almeno un paio di litri d’acqua al giorno, se non di più. Poi, in base alla composizione del calcolo dare delle dritte per quella che è l’alimentazione, ci sono dei prodotti che oggi le industrie farmaceutiche si sono sbizzarrite ad immettere sul mercato. Prodotti per facilitare l’eliminazione di sedimenti dalle vie urinarie affinché poi non formino più calcoli.
Qual è il follow-up necessario dopo la litotrissia extracorporea?
Dopo questo tipo di trattamento, non immediatamente, ma a distanza di 15-20 giorni si fanno dei controlli con un’ecografia, con una radiografia delle vie urinarie, per capire che fine ha fatto il calcolo trattato. A distanza di 6 mesi ecografia diretta reni, esame dell’urina per capire un po’ come sta evolvendo, soprattutto questo nei pazienti che sono predisposti.
Un’ultima domanda. Come fare per accedere alla prestazione sanitaria?
Il paziente deve semplicemente recarsi dall’urologo, fare degli esami, tipo un’ecografia, una TAC o una radiografia delle vie urinarie, dopodiché l’urologo che sa quelle che sono le indicazioni giuste per questo tipo di trattamento decide se è il caso di arruolarlo o meno per questo tipo di trattamento, oppure shiftarlo verso altri trattamenti un po’ più impegnativi, come dicevo prima, che possono essere l’endoscopia, le percutanee e quant’altro.





