Nell’immediato dopoguerra il boom economico industriale del nord creò un fenomeno strano al sud: l’emigrazione di donne meridionali tramite matrimoni combinati. Il boom economico nordista attrasse nelle fabbriche le loro donne, le quali videro nelle industrie la loro realizzazione economica e soprattutto la libertà di muoversi fuori dall’ambiente domestico-contadino.
I giovani contadini e allevatori della pianura Padana si trovarono così defraudati delle loro donne e impossibilitati a sposarsi. Per queste giovani fu una fuga consapevole per la libertà, ma anche un castigo inflitto ai loro compaesani contadini analfabeti e rozzi, che le trattavano alla stregua di serve. Fenomeno inverso quello che si verificò nel meridione, dove i contadini, stanchi e avviliti del loro analfabetismo, analfabetismo che creava loro una sottomissione passiva nei riguardi dei loro padroni. Capirono l’importanza dell’istruzione mandando i loro figli, senza distinzione di sesso, a scuola sottraendo così come braccia lavoro nei loro campi. Ma come tutti i movimenti sociali non tutto progredì di pari passo come l’istruzione. Restava ancora un retaggio atavico del passato, nel considerare una giovane ventenne che per ovvi motivi non si era sposata zitella. Soprattutto le ragazze abbandonate dai fidanzati erano etichettate alla stregua della donna di Platone: scomode e scomposte. Tra i contadini del nord assenza di donne per mettere su famiglia. Al sud il fenomeno opposto: assenza volontaria di uomini che sposassero queste donne scomode. I settentrionali antimeridionali per cultura, per necessità accettarono di contrarre matrimoni con le donne meridionali, considerandole ignoranti, sottomesse, e capaci soprattutto di procreare figli come la fattrice per dare braccia lavoro nelle loro masserie. Nasce così l’emigrazione matrimoniale. Un fenomeno poco studiato dai sociologi, ma che ebbe un peso considerevole nella società di appartenenza. Per dare un’idea, uomini e donne praticamente sconosciuti, segnalati da sensali o intermediari, figura tipica che affonda le sue radici nel Medioevo si sposavano per procura. Chi poi era un poco più fortunata conosceva il marito in chiesa.
Unioni senza amore combinate dai genitori con i sensali.
Queste spose non spose si trovavano sballottate da una famiglia patriarcale accomodante e fatalista del sud in una famiglia patriarcale-matriarcale del nord. Non tutte ebbero lo stesso destino. Arrivate al nord alcune di loro si trovarono sposate con uomini bambini, altre con uomini tornati dalla guerra affetti da turbe mentali. Una di queste donne raccontava su Rai storia …mio marito per tutta la vita ha lavorato spazzando continuamente solo il vialetto e la corte della nostra masseria. Altre ancora sposate con omosessuali, altre ancora con uomini affetti da patologie ereditarie ecc. Nessuna di loro poté tornare indietro erano state vendute. Una calabrese raccontò che i suoi suoceri come da contratto matrimoniale mandarono per dieci anni ai suoi genitori una somma pari a quella che lei avrebbe guadagnato pascolando per dieci anni pecore al sud. Per lo sposo l’importanza era ricavare da questa donna-oggetto lavoro fino allo sfinimento e tanti figli. il comando su tutti e su tutto era ferreo e soprattutto prerogativa del suocero patriarca, ma anche della suocera matriarca che mal digeriva il matrimonio con la terrona detta marocchina in senso dispregiativo. Se avessero saputo quelle matriarche che la pianura padana e considerata Africa dai geologi ……Lavoravano fino allo spasimo queste donne coraggiose ma nessuno le apprezzava, anzi più erano remissive e più venivano maltrattate. Alcune di loro non tornarono mai più nel loro bel meridione, anzi quando i mariti si accorsero che a differenza loro sapevano leggere e scrivere andarono in panico e per paura di perderle gli chiusero tutti i contatti con le loro origini. Verso gli anni80,90, anche le nostre terrone fiere finalmente delle loro origini e desiderose di avere anche loro una dignità, sostenute dai figli incominciarono a ribellarsi. Per i mariti abituati al patriarcato fu ostico accettare questo cambiamento, ma purtroppo dovettero soccombere. Soprattutto perché i loro figli, cresciuti in contesto di evoluzione continua videro la loro mamma una persona degna di dignità e di rispetto ammirandone il coraggio della ribellione da un uomo insensibile e senza cuore. Sostennero le loro madri le spingono a prendere la patente. Un traguardo che porta queste donne dimesse ma determinate a vivere non solo più la realtà contadina ma la vita di un paese con la sua magia di progresso Donne dimenticate dai loro mariti, tombe anonime nei cimiteri del nord. Ma donne maturate nel dolore con negli occhi la fierezza di aver messo al mondo e cresciuti figli rispettosi delle loro consorti. Le ragazze contadine che scelsero ebbero invece un proseguo diverso. Nelle fabbriche furono avvicinate dai sindacalisti lottando a fianco di questi per un salario e condizioni di lavoro migliori. Altre con grande sacrificio frequentarono scuole serali migliorando il loro status sociale. Alcune di loro abbracciarono la lotta contadina, tornarono nei paesi d’origine portando una ventata di novità nella coltivazione dei campi e soprattutto trattamenti migliori per i braccianti.
Tutte, queste donne indistintamente dalle loro origini, contribuirono e combatterono per una società libera da condizionamenti
Lilla Bottiglieri Gruppo Scuola Lavoro Consolato Provinciale Salerno Maestri Del Lavoro
Opere Di Pasquale Ciao pittore e scultore