di Oreste Mottola
Al funerale laico del matematico suicida Caccioppoli, il nipote di Bakunin, c’è un prete che prega e si dispera. È una delle scene più importanti dell’omonimo film di Mario Martone, morte di un matematico napoletano, uscito nel 1992. Il sacerdote, che è anche l’assistente di Renato Caccioppoli, è salernitano di Pertosa, si chiama Savino Coronato. A Napoli diventa presto “‘o prevete do professore comunista”. La vita del sacerdote, ebbe sempre il doppio binario tra la matematica e la fede. Mentre condivideva l’avventura scientifica con Caccioppoli, don Savino, è docente di matematica in un istituto tecnico industriale nel quale sorprende studenti e colleghi rifiutando un’interpretazione meccanicistica della materia insegnata. Per lui la matematica è soprattutto alta filosofia di vita. La sua vita accademica è intensa, farà anche in tempo ad incontrare l’altro grande genio, il fisico Ettore Majorana, colui che dopo quattro mesi di docenza nell’ateneo napoletano, nel marzo del 1938 scomparve nel nulla nel nulla dando vita ad uno dei gialli che più hanno affascinato persone di tutti i tipi. Don Savino si occupa dell’ostica materia di “dell‘analisi matematica”, quella che ha inquietato generazioni di studenti. Suo è anche un fondamentale manuale di studio rimasto in uso fino a tempi recenti. Dopo la morte del suo maestro e amico Caccioppoli, avvenuta nel 1959, è don Savino il più ostinato difensore della sua memoria così ricca di aneddoti e spaccati esistenziali, politici e sentimentali. Prima degli eventi del terremoto del 1980 don Savino fa ritorno a Pertosa dove per lunghi anni è parroco. Si spegnerà nel 1987. Per tante generazioni di ingegneri e fisici la figura di don Savino fu associata a Caccioppoli. Il celebre matematico amava dedicargli delle battute. È celebre quella che toccava a coloro che non nascondono di essere lì per laurearsi e poi dedicarsi all’insegnamento. “Questi vorrebbero insegnare ai nostri figli. Meno male che noi non ne abbiamo. Almeno io. Poi tu, don Savì, non si sa”. Oppure di una studentessa, poi diventata celebre attrice, che si presenta all’esame vestita non proprio sobriamente. “Non impressionate nessuno. Io so viecchie e chistate è prete”, le dice un Caccioppoli che poi coltivava il vezzo dei professori dell’epoca di lanciare a volo verso il malcapitato studente, reduce da un esame ritenuto non all’altezza dal docente, del suo libretto personale, per non essere contaminato dalla sua “ignoranza”. Un’altra volta le parti si invertono, l’assistente Coronato sottopone ad uno studente un’equazione particolarmente difficile. Ad esame finito, allontanatisi tutti, Caccioppoli dice serafico: “Don Savì, quell’esercizio potevamo risolverlo solo in tre, io, il bidello Allocca [figura mitica della facoltà] e il tuo principale che sta lassù” e, motu proprio, promuove il malcapitato studente. Due irregolari, della vita e della cultura, Savino Coronato e Renato Caccioppoli. Il matematico sarà più ricordato per la sua tragica fine che per una militanza politica e culturale assai intensa. Lo scrittore Ermanno Rea lo mette al centro del suo “Mistero Napoletano”, pubblicato nel 1995, insieme con la sfortunata giornalista Francesca Spada molto amica di Renato Caccioppoli. A don Savino Coronato il comune di Pertosa ha dedicato la sua biblioteca civica.