di Clemente Ultimo
È una delle testimonianze più antiche della storia cittadina, eppure, a dispetto di ciò, resta uno dei siti d’interesse storico-culturale meno conosciuti di Salerno. Il motivo è nella sua sostanziale inaccessibilità – salvo eventi eccezionali – benché sia in una delle stradine più note e frequentate del centro storico. Il “tesoro nascosto” in questione altro non è se non la domus sita nel Vicolo della Neve, senza dubbio una delle principali tracce della Salerno romana ancora visibili in città, insieme all’impianto termale di San Pietro a Corte, risalente all’età imperiale. A dispetto della rilevanza di questo sito archeologico è stato impossibile finora, a dispetto degli sforzi in questo senso della Soprintendenza, aprire la domus a visite regolari, facendone così un attrattore turistico-culturale. Negli ultimi anni, in particolare, ad impedire una regolare fruizione del sito da parte dei visitatori sono le condizioni generali del complesso, bisognoso di un intervento di ampio respiro.
Intervento che potrebbe finalmente concretizzarsi nel corso di quest’anno: la Soprintendenza ha elaborato in dettaglio il piano di restauro degli affreschi presenti all’interno della domus, così come i lavori da effettuare per far fronte al problema di cui soffrono tutti gli ambienti ipogei, ovvero la risalita di umidità dal terreno. A ritardare l’avvio dei lavori è, come troppo spesso accade, il mancato stanziamento dei fondi necessari. Ma su questo fronte qualche sviluppo positivo potrebbe arrivare in tempi brevi, come sottolinea la soprintendente Raffaella Bonaudo: “Per ovviare al mancato stanziamento dei fondi – spiega – abbiamo deciso di procedere alla pubblicazione del progetto d’intervento sulla piattaforma Art Bonus, puntando ad un finanziamento dal basso. In questo modo cittadini, enti, imprese, potranno contribuire a raccogliere i circa 50mila euro necessari”. “Il nostro obiettivo – prosegue la dottoressa Bonaudo – è di rendere di nuovo fruibile la domus per la città. Certo, resta ancora da risolvere il problema dell’accessibilità per quanti hanno difficoltà di movimento, ma lì c’è bisogno di un intervento di portata più ampia rispetto a quello che abbiamo previsto in questa fase, in cui ci si dovrà limitare alla sistemazione della scala d’accesso. Abbiamo dei limiti strutturali di cui tener conto, ma è evidente che il nostro impegno mira a garantire la maggiore accessibilità possibile al sito di vicolo della Neve”. Grazie all’Art Bonus si spera, dunque, di restituire il sito archeologico alla città rispondendo alle attese che in molti – singoli ed associazioni – hanno manifestato nel corso di questi anni, arrivando anche ad immaginare iniziative per sostenere economicamente il recupero della domus. Iniziative che, tuttavia, non sono mai riuscite a concretizzarsi, per i più disparati motivi. Del resto sono trascorsi ormai più di venticinque anni dalla scoperta – in maniera assolutamente casuale, come solitamente avviene in questi casi – della domus senza che sia mai stato possibile realizzare un percorso di reale valorizzazione del sito, qualcosa che andasse oltre la possibilità di visitare il complesso romano in occasione di qualche giornata di apertura straordinaria. Un destino comune a non pochi siti d’interesse storico-artistici salernitani, del resto. Eppure i lavori di ristrutturazione di una abitazione del vicolo della Neve che portarono, alla fine degli anni ’80 del secolo scorso, alla scoperta della domus romana aprirono una finestra su una fase della storia cittadina di cui ben poche tracce sono attualmente visibili. A circa cinque metri sotto l’attuale livello della strada, si estende infatti una residenza su due piani che in origine aveva probabilmente un affaccio sul mare. Gli ambienti sono caratterizzati dalla presenza di resti marmorei e di colonne, da un pavimento in cocciopesto e da una ricca decorazione parietale. In particolare sono presenti scene “di giardino”, raffiguranti un ornato di graticci e fontane zampillanti. Nel sito sono stati individuati anche alcuni ambienti che potrebbero essere spazi di servizio della domus ed una cisterna destinata alla raccolta dell’acqua piovana. L’edificio, che non appare eccessivo definire imponente, entra in una fase di declino e successivo abbandono nel corso del V secolo dopo Cristo, a seguito di una serie di eventi alluvionali che interessano l’area. È in questa fase che la domus crolla in buona parte, per essere poi demolita. Sul sito, invaso da detriti alluvionali viene realizzata una struttura in legno di cui gli archeologi non sono riusciti a definire la funzione, struttura che in periodo altomedievale viene demolita sempre a causa dei ricorrenti eventi alluvionali. Fenomeni tanto intensi che per qualche secolo l’area resta non edificata e destinata ad uso agricolo. Solo nel corso del XII secolo nell’area sorgono strutture destinate ad ospitare attività artigianali, coinvolti poi nel processo di vivace crescita edilizia del quartiere Antica Corte. Anche da questa sommaria ricostruzione degli eventi che hanno interessato il sito, emerge con forza il valore della domus come preziosa – e rara – testimonianza della Salernum romana, testimonianza che grazie all’impegno della Soprintendenza si spera di riuscire finalmente a valorizzare come merita.