Settemila nuovi cantieri in Campania nei prossimi anni. Questa la previsione fatta dal Centro Studi Ance di Salerno. Una previsione fondata sugli oltre 200 milioni di euro che devono essere ancora erogati da parte del Governo a destinazione del maxi piano contro il dissesto idrogeologico. Questa somma va ad estrapolarsi dai complessivi 9 miliardi previsti per l’intero assetto nazionale. Tali cifre dovrebbero essere sicure per le previsioni calcolate insieme ai centri Ance nazionali e Rendis web Ispra. Tutti i lavori previsti quindi dall’evento Ance “Dissesto Italia” dello scorso febbraio 2014, sono saliti dall’ 8% al 10%. Stando all’analisi del centro studi Ance Salerno, tali cifre sono davvero un troppo piccolo sforzo di considerazione complessiva poiché, in quanto ai 62 miliardi di fondi strutturali europei, questi su detti dedicati all’assetto idrogeologico in Campania risultano esserne una piccolissima parte, ovvero appena l’1,4%. Si tratta di una cifra che la stessa Ance definisce “tesoretto”, ma a ben sapere di solito il tesoretto è così detto quando si tratta di un surplus o somma ammortizzatrice da destinarsi a determinate o diverse esigenze e non, come in questo caso ad una cifra prestabilita che stenta a far decollare ancora una volta, l’edilizia intesa come uno dei motori principali dell’economia. Nei prossimi mesi dovrebbero essere utilizzati quasi totalmente 2 miliardi e 370 milioni di euro. In ogni caso secondo le stime dell’Ance restano da avviare su tutto il territorio nazionale 1.044 cantieri per 1,5 miliardi di euro. “I recenti drammatici avvenimenti meteorologici – evidenzia il presidente di Ance Salerno Antonio Lombardi – dovrebbero imporre una svolta concreta sotto il profilo della programmazione e della realizzazione effettiva delle opere necessarie a mettere in sicurezza i territori più esposti al rischio ambientale. E, invece, arriva l’ennesima conferma che il vero problema non è legato al reperimento o allo stanziamento delle risorse: in Campania parliamo di una spesa in attesa di essere impiegata pari ad oltre 200 milioni di euro. Ma siamo costretti, invece, a constatare l’inefficacia della macchina amministrativa che non riesce a fare fronte alla risoluzione di criticità di assoluta gravità”. “Non è soltanto un problema di responsabilità istituzionale – continua Lombardi – perché va riconosciuto un primo avanzamento del programma di spesa. Ma, evidentemente, occorre mettere mano ad una riforma delle procedure e dei meccanismi gestionali che attualmente non consentono risposte rapide e, soprattutto, paralizzano anche ogni eventuale percorso di ripresa della filiera delle costruzioni”. “Non è più possibile – conclude Lombardi – scontrarsi con le miopie ingiustificabili legate al Patto di Stabilità europeo ed interno: occorre chiedere con forza l’esclusione di tutti gli interventi destinati alla prevenzione del rischio idrogeologico. Non si può consentire che si continuino a tenere fuori dal Patto le spese sostenute per attuare le ordinanze emanate dalla Presidenza del Consiglio e dalla Protezione civile a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza: è un paradosso inaccettabile non incentivare, invece, la spesa delle opere prima che si verifichino eventi che mettono a rischio vite umane”. Antonio Cortese
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