di Arturo Calabrese
Indiscutibile ed innegabile la ricaduta positiva in ambito economico della Dieta Mediterranea sul tessuto sociale cilentano, un indotto da diverse centinaia di migliaia di euro che coinvolge settori disparati. Il campo sul quale essa da il meglio di sé è, giustappunto, quello culinario. Quest’ultimo raggruppa vari declinazione del “mangiare” e a farla da padrone è l’evento enogastronomico tipico dei piccoli borghi. Quel momento goliardico in cui un dato prodotto viene esaltato alla sua massima potenza ed offerto al pubblico per strada, nei vicoli di un paesino mentre lo si allieta con della musica popolare suonata da un gruppo che è andata a ricercarla, a studiarli, a capirla. Tutto questo momento di pura pace con il mondo e con sé stessi è riassumibile con la parola “sagra” o, in alcuni casi, “festa”. Su di esse si basa una consistente entrata economica di chi vi lavora e molto spesso rappresenta il quid sul quale costruire l’intero anno e grazie al quale poter vivere. L’estate del 2020 e quella del 2021 sono state contrassegnate dall’assenza di tali manifestazioni dai calendari a causa della pandemia, ma con i dati dei contagi in netta decrescita, lo scenario che si apre per la bella stagione è rassicurante. Tra qualche mese, le sagre torneranno e con esse si rimetterà in moto una macchina complessa che porta guadagno. L’indotto di tali eventi ammonta a oltre due milioni di euro sull’intero territorio, cifre che negli ultimi due anni sono rimaste prossime allo zero. Si è registrato un ingente danno economico che ha colpito soltanto la singola pro loco o la singola organizzazione della festa, ma anche l’universo che a loro ruota intorno. Una qualsiasi sagra porta nel paese una presenza che nei giorni normali preferisce andare altrove perché non ha attrazioni. Senza quel turista, non lavora il parcheggiatore, il bar, la struttura ricettiva. Senza la festa, il cantante, il gruppo folkloristico o il complesso musicale non possono portare la loro musica popolare, e con essi tutti i tecnici del suono e delle luci. Altri comparti colpiti sono quelli dei fuochi d’artificio, della promozione turistica e della pubblicità. Non c’è nulla da festeggiare e i maestri fuochisti non possono creare i giochi pirotecnici. Non essendoci le sagre da promuovere, non vengono stampati locandine, manifesti, programmi, opuscoli, mappe e quant’altro serva per pubblicizzare un evento. Un mondo che nel solo 2019, ultimo periodo a cui si può far riferimento certo, ha portato guadagni concreti a migliaia di famiglie, arrivando addirittura ad essere il sostentamento per l’intero anno. Il Cilento offre decine e decine di sagre, ma poche sono quelle che si rispecchiano nei dettami della Dieta. Il Parco Nazione del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è vicino agli organizzatori e li aiuta nella realizzazione di quegli eventi che rispettano i valori dell’alimentazione e dell’ambiente. In ordine e in menzione del tutto casuale, è bene ricordare la Festa del Pane e della Civiltà Contadina di Trentinara e la Festa dell’Antica Pizza Cilentana di Giungano. Entrambi gli appuntamenti nel 2019 hanno raggiunto la quindicesima edizione riscuotendo un grande successo di pubblico. Sulle tavole, trovavano spazio piatti tipici dei due paesi, ma protagonisti erano anche momenti musicali e culturali. Migliaia i visitatori nell’estate del 2019 hanno fatto sì che questi due momenti muovessero introiti difficilmente raggiungibili da altre realtà. Discorso molto simile viene fatto nel comprensorio del Monte Stella con appuntamenti enogastronomici di enorme rilievo. Il più antico è la Sagra Campagnola di Valle Cilento, frazione di Sessa Cilento, dove nell’altra frazione di San Mango si tiene la Sagra dello Sfriuonzolo e in quel di Santa Lucia la Sagra del Cinghiale e degli Strangolaprievati. Antichi ed austeri palazzi, chiese, campanili e fontane fanno da cornice a luculliane cene condivise in un clima di festa e leggerezza con il giusto apporto di vino che rallegra la già vivace atmosfera. Poco distante, la regina è un bulbo grazie ai dieci appuntamenti annuali della Festa della Cipolla di Vatolla. Cultura e cibo si intersecano e creano una terza via che da otto anni a questa parte, nelle sue sei edizioni, ha portato il borgo ad imporsi sul mercato divenendo meta di turismo nazionale ed internazionale. Il 2022 è l’anno della ripartenza e anche queste realtà torneranno ad essere il volano economico del territorio cilentano, simbolo di speranza, forza e resilienza.