Di Andrea Orza
Protagonista degli ultimi giorni, il ministro della Salute Orazio Schillaci. La sua proposta? Ad esclusione dei casi di dolo, depenalizzare l’errore medico.
L’opinione pubblica affronta la ‘cogitazione tabù’ del ministro come l’ennesima provocazione. I fondi preposti dal Pnrr verrebbero inoltre razionati anche verso un fascicolo sanitario elettronico. Sembrerebbe una manovra efficace sul piano giuridico e sanitario. Intanto l’opinione mordace del Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Salerno.
La proposta del ministro della Salute Orazio Schillaci: depenalizzare gli errori medici. Quale considerazione a riguardo?
“Preventivamente mi soffermerei sul termine ‘errore’. Quest’ultimo, quando adoperato in senso lato, rischia di esortare al clamore e alla contrarietà il cittadino-paziente. Anzitutto va subito chiarita la distinzione tra l’errore volontario frutto dell’incompetenza medica o di una conoscenza approssimativa della materia, dall’imprecisione talvolta dovuta ad un’azione medica inesatta e condizione reversibile. Punire severamente un’imprecisione medica come se fosse un gesto delittuoso mette a repentaglio la credibilità della classe medica agli occhi del paziente.”
Tale scenario giudiziario quali costi ha avuto negli ultimi anni?
“Intanto la questione ha contribuito a sfigurare la posizione del medico, ormai preda facile di aggressioni psicologiche e fisiche, come ha segnalato Filippo Anelli Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Nel circuiti amministrativi invece, si è accumulato il surplus di denunce da parte dei pazienti che preso decidono di procedere per vie legali. La nota del ministro è lineare perché nonostante l’esubero giudiziario, molto spesso le cause terminano con un’assoluzione. Nel frattempo, il medico rischia di perdere la sua professionalità e viene canzonato in pubblica piazza dai notiziari.”
La vicenda è più complessa di quel che sembra. Quali sono gli aspetti salienti che viaggiano all’unisono?
“Senza scendere in tecnicismi, è necessario placare il sovraccarico diagnostico. Il medico stesso prescrive degli esami specifici, per cautelarsi da eventuali denunce, secondo i dettami della ‘medicina difensiva’. Questa, per intenderci, corrisponde a tutte le prestazioni sanitarie erogate dal medico per prevenire ritorni legali. Nessuno parla dei pericoli che ne derivano, specie quando al paziente viene suggerito di sottoporsi alle TAC o studi con materiale radioattivo e ad altri esami dannosi.”
Quali risultati intravede nella proposta del ministro?
“Scelsi di diventare medico e negli anni questa professione mi ha permesso di diventare un uomo. È un mestiere a tempo pieno e qui in Italia, negli ultimi anni non si fa che abbattere la categoria o peggio, bypassare le criticità della sanità pubblica. Non credo che negli anni passati, le strategie politiche abbiano mirato a colpire il medico o il paziente, semplicemente è una materia complessa e difficile da esaminare. Il disegno politico del dott. Schillaci è forse prima di tutto, il parere di un medico e una proposta consapevole. Qualora venisse approvato il piano, la sanità pubblica nazionale andrebbe ad allinearsi a tutti gli altri paesi. Una penalizzazione dell’errore medico così sadica e perentoria è presente solo in Messico e in Polonia. Al di fuori, c’è maggiore attenzione e sollecitudine verso la nostra classe. Inoltre, i fondi del Pnrr verrano riservati anche all’avviamento di un fascicolo sanitario elettronico che ci permetterà di conoscere la situazione pregressa del paziente, evitando così ulteriori spese diagnostiche.”
Quale altro appunto aggiungerebbe alla proposta di legge?
“Andrebbero redatte delle vere e proprie regole di buon senso. L’accanimento da parte dei giornali, nonostante l’assoluzione finale dei processi, può essere fatale per un professionista. Inoltre, si è palesata la ‘moda’ di denunciare i medici ad tutto spiano e per qualsivoglia ragione. L’Ordine, dimenticando di avere dei criteri diversi di valutazione avulsi da quelli giudiziari, che convergono con il nostro codice di disciplina, venendo a conoscenza di una vertenza spediscono il carteggio del collega in questione all’Ordine stesso. Richiedono di esaminare il dottore in questione per il suo atteggiamento non consono alla moralità, divenendo così un terzo polo giudicante (niente affatto giudiziario). È nostro compito trarre delle conclusioni solo dopo che la giustizia si sia espressa. La questione che ho presentato appesantisce il nostro lavoro e sarebbe bene che tutti s’informassero su quali sono i veri percorsi della giustizia. I provvedimenti disciplinari dell’Ordine dei medici si attengono a criteri ben specifici e a dei riferimenti diversi rispetto a quelli citati in tribunale.