“Voglio essere ascoltato. Voglio dire tutta, tutta la verità”. La richiesta è di Luca Gentile, il 22enne salernitano, detenuto in carcere con l’accusa di aver ucciso il 19 febbraio scorso il padre della fidanzata, Eugenio Tura De Marco. Il ragazzo avrebbe espresso la volontà di incontrare il pm Elena Guarino, titolare dell’inchiesta, per chiarire alcuni aspetti della vicenda di cronaca; aspetti sui quali vige il più stretto riserbo. Il 22enne, dopo mesi di reclusione a Fuorni, ha avuto modo di pensare, riflettere a lungo anche e soprattutto sul suo futuro tanto da capire che forse è meglio fugare tutti i dubbi esistenti sull’omicidio.Facciamo un passo indietro. E’ il 19 febbraio quando Eugenio Tura De Marco, carrozziere residente nel rione Fornelle viene trovato assassinato nel suo appartamento. Due fendenti al torace e alla schiena.Secondo la ricostruzione dei fatti, tra il 60enne e il giovane sarebbe scoppiata una furiosa lite sfociata in accoltellamento.”Non ho ceduto alle sue avances, mi molestava sessualmente”, ha modo di raccontare successivamente il giovane ai carabinieri prima, alla pm poi. Tra spintoni e minacce, salta fuori il coltello. Gentile avrebbe preso il ’suocero’ a calcio per poi finirlo con le coltellate. Resosi conto di quanto fatto, Luca si sarebbe dato a precipitosa fuga, gettando l’arma del delitto, poi recuperata.In tutta questa vicenda c’è spazio anche per la figlia del carrozziere, Daniela, iscritta nel registro degli indiziati. Accertato che la ragazza era stata avvisata dal fidanzato dell’omicidio del padre, sembrerebbe scontata la contestazione di favoreggiamento per non aver denunciato quanto accaduto. Sarà il corso delle serrate indagini a motivare l’accusa da formulare alla 23enne.I genitori di Luca Gentile, invece, ascoltati dal sostituto procuratore Elena Guarino hanno ribadito di «essere estranei alla vicenda». Ora, la nuova richiesta di colloquio. Di essere ascoltato in carcere. La dinamica, come detto, potrebbe avere qualche luce e ombra che è nello stesso interesse di Luca chiarire.Si continua a indagare per verificare se Luca fosse andato a casa della vittima in compagnia di altri, che lo avrebbero aiutato nell’omicidio e avrebbero poi cercato di inquinare la scena del delitto. Luca sostiene di essere andato nell’abitazione di Tura armato, di aver portato il coltello a serramanico, e di averlo ucciso dopo l’ennesimo approccio sessuale e le minacce di morte a lui e alla figlia. Per gli inquirenti mancherebbe qualche tassello nell’intricato mosaico. Anche perchè in un interrogatorio, il giovane aveva dichiarato di aver progettato il delitto insieme alla fidanzata. «Sì, l’idea di uccidere il padre io e Daniela l’abbiamo pensata insieme», disse al giudice delle indagini preliminari Piero Indinnimeo, al termine di un interrogatorio che spianò la strada all’iscrizione della ragazza nel registro degli indagati. Gentile invece resta in cella. Una ricostruzione contraddittoria quella fornita dal ragazzo, che prima ha detto di aver incontrato per caso Eugenio Tura De Marco e di averlo accoltellato per difendersi da un’aggressione; poi ha confessato di essere andato di proposito nel suo appartamento al rione Fornelle, per un “chiarimento” sulle minacce con cui voleva imporgli di chiudere la relazione con la figlia; infine ha rivelato che con Daniela avevano progettato l’omicidio nel pomeriggio, dopo gli ultimi messaggi minatori arrivati dal padre. Una posizione che non avvantaggia il ragazzo che ora vuole essere risentito dalla pm Elena Guarino. Si è affidato ai suoi avvocati che hanno anticipato la richiesta, a breve messa anche su cara pe fissare la data.
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