di Marina Pellegrino
In un 2018 cinematograficamente florido, il folle genio del regista messicano Guillermo del Toro si impone nella storia del cinema con un film diverso, speciale. “La forma dell’acqua” è un’opera sontuosa, che ha suscitato sia gioie che malcontenti da parte del grande pubblico e della critica. Candidato a ben 13 statuette degli Oscar, la trama è incentrata sulla storia d’amore, ambientata nell’America della Guerra Fredda, tra un’impiegata delle pulizie, affetta da mutismo, di un laboratorio di ricerca statunitense, e una creatura anfibia, dai tratti umanoidi, in grado di comprendere e provare emozioni. L’amore tra i due nasce sin dal primo istante, quando il mostro, catturato dal governo americano, viene trasferito in questa sorta di Area 51, per essere studiato, mentre la dolce Elisa, intenta a pulire, assiste incredula alla scena. L’uomo-anfibio, venerato come una divinità dagli indigeni dell’Amazzonia, è considerato un vero e proprio elemento del male, al punto di essere torturato e tormentato dall’agente della Cia, interpretato dall’attore Michael Shannon, che esercita tutta la sua cattiveria per il solo gusto di farlo. Alla notizia della vivisezione della creatura, Elisa, rappresentata da un’intensa Sally Hawkins, con l’aiuto del suo vicino di casa, attuerà un piano di fuga, intenzionata a salvare il suo ambiguo innamorato, portandolo a casa con sé. Finalmente soli, i due personaggi imparano a conoscersi, facendo della loro incapacità di parlare il loro punto di forza, dando vita ad una complicità alimentata da sguardi intimi, gesti affettuosi, come carezze ed abbracci, talmente intensi da trasformare questo amore spirituale in passionale e carnale. Una favola macabra, dove incondizionatamente vince l’amore, dai temi scontati, quasi banali, ma curata in ogni minimo dettaglio, dalla stesura della sceneggiatura, al montaggio sonoro, fino ad arrivare alle prestazioni degli attori, che hanno dato vita ad una storia difficile da immaginare nella vita reale, eppure romantica e dignitosa allo stesso tempo, un rifacimento spregiudicato de La Bella e La Bestia in versione 2.0. Anche la musica scelta per accompagnare le stupende scene de “La forma dell’acqua”, è frutto di uno studio maniacale da parte del regista Del Toro. Un vero tributo ai musical, dove genere francese, portoghese e fantasy, si fondono alla perfezione all’interno della stessa pellicola. Il film si apre con un brano in vero stile favolistico, dai toni magici, riconducibili agli intramontabili temi della saga di Harry Potter, che catapulta lo spettatore in un mondo parallelo, incantato. Le scene di Elisa invece, sono caratterizzate da musica francese, con tanto di assoli di fisarmonica, e toni soffusi di fiati e voci femminili, molto simili allo stile utilizzato da Michael Giacchino per il film Disney “Ratatouille”. Da grande appassionata di musica, la protagonista regalerà dei momenti musicali anche al suo amato mostro, facendogli ascoltare ballate portoghesi e poesie in musica francese, come La Javanaise di Serge Gainsbourg, sulle cui note Elisa immagina, nel suo subconscio, di essere protagonista di un film in bianco e nero, dama di un gran ballo, accompagnata dal suo uomoanfibio in una danza in vecchio stile, con tanto di abiti voluminosi e sofisticati. Un film dunque che incanta, sia dal punto di vista visivo che acustico, ma che soprattutto colpisce dritto al cuore di coloro che non hanno mai soffocato il loro animo fanciullesco.