di Andrea Pellegrino
Una pace fatta di una guerra che forse non c’è mai stata. Ed è lo stesso Ciriaco De Mita che si tira fuori dall’accordo con Vincenzo De Luca e quindi dal patto di Marano. «Sono stati i consiglieri regionali in carica ed il segretario Cesa a scegliere dove stare (alle scorse elezioni regionali)», dice De Mita che si lascia sfuggire il veto imposto sulla ricandidatura di Pasquale Sommese nella squadra Caldoro. Quanto al patto con De Luca, il sindaco di Nusco spiega: «Erano politicamente sbandati i consiglieri ma erano anche uniti. Non c’entro nulla con quella notte. Mi comunicarono solo la decisione, tutto qui. Ed io la mattina dopo avvisai Stefano Caldoro». Ieri il confronto tra i due a Napoli, in un clima disteso che ha portato ad un chiarimento tra l’ex governatore ed il leader di Nusco. Una ricostruzione di quella campagna elettorale accesa e ricca di sorprese. E se De Mita scopre le sue carte, Caldoro non è da meno. L’ex governatore, infatti, racconta: «Mi contattarono i renziani e volevano farmi candidare nel centrosinistra “rinnovato” che avesse anche una componente di centro. Mi dissero di collocarmi sulle posizioni montiane (Scelta Civica, ndr) per essere interlocutore di una nuova fase politica. Ma io dissi di no – prosegue – perché parte di un progetto politico ben preciso e perchè voglio essere coerente e non amo tradire». Poi ripercorre quella sera: «Ho fatto prevalere la politica rispetto alle richieste che mi venivano dall’Udc. Di una cosa sono certo, nonostante il presidente (De Mita) si tiri fuori, che De Mita conta più di Alfano e Cesa e che quindi l’accordo è anche opera sua». Quanto al risultato ottenuto dall’Udc: «Quel 2 per cento – prosegue Caldoro – ha rappresentato quel numero di voti che ha determinato la sconfitta e la vittoria».