di Arturo CalabresePer circa dieci anni e mezzo alla guida del Comune di Napoli, Luigi de Magistris è tra le figure politiche più rappresentative nell’attuale panorama politico. Uomo di sinistra, ha da sempre avuto come obiettivo la buona politica al fianco del popolo. Oggi, è alla guida di Unione Popolare, una grande coalizione che raggruppa, oltre al movimento “DeMa” dell’ex primo cittadino partenopeo, realtà come Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Manifesta. A Salerno, Unione Popolare conta sulla candidatura di Lorenzo Forte, presidente del comitato Salute e Vita che da anni si batte contro la chiusura delle fonderie Pisano che dovrebbero essere delocalizzate a Buccino. A Salerno si punta sulla candidatura di Lorenzo Forte che sta portando avanti la battaglia contro le fonderie Pisano. Il tema ambiente resta uno dei più delicati per il capoluogo di provincia… “In tutta la Campania stiamo mettendo a punto delle liste di alto profilo. Abbiamo nomi che giornalmente sono impegnati per il sociale, per l’ambiente e contro le mafie. Forte è una di queste figure che da sempre è in prima fila contro chi la nostra terra la deturpa, la inquina e la sfregia. Unione Popolare è proprio questo: impegno civico con candidature concrete e reali” Le Pisano dovrebbero essere delocalizzate a Buccino ma si procede molto a rilento. Cosa ne pensa? “È un discorso generale che riguarda le Pisano come l’Ilva di Taranto e le altre realtà produttive del Paese. Siamo ormai nel 2023 e una politica industriale che debba sacrificare la salute a scapito del lavoro o il lavoro a scapito della salute, ovunque la si collochi, è inaccettabile. Essi sono due diritti fondamentali della Costituzione e non possono passare in secondo piano. Oggi, abbiamo una serie di strumenti tecnologici all’avanguardia che permettono di bilanciare in modo perfetto i due valori. Si può avere una fabbrica che non inquini e che non metta a rischio la salute di chi vi lavora o degli abitanti del comprensorio ove essa sorge. La delocalizzazione non è una soluzione, ma lo è una conversione ad impatto ed emissioni zero. La fabbrica, l’industria, l’attività economica devono essere ecosostenibili e amiche dell’ambiente. Solo così si può avere una forte economia che non uccida le persone. Più che di transizione ecologica, nel nostro programma si parla di riconversione ecologica, di economia circolare. Si devono mettere in campo azioni energetiche dal punto di vista del solare, dell’eolico, del geotermico. Sono cose fattibili e che si devono mettere in atto quanto prima”. Il comitato Salute e Vita ha sempre chiesto un intervento concreto da parte dell’amministrazione comunale di Salerno e della Regione Campania. Secondo lei si poteva fare qualcosa in più? “Sono convinto che quando ci sono enti pubblici, in questo caso locali e di prossimità, che hanno capacità amministrative, concretezza e visione, aiutano molto questi processi di riconversione industriale, seppur sia fondamentale l’impegno del governo centrale. Si può pensare al Pnrr per trasformare il Paese in un motore ecologico. Da parte del Comune di Salerno e della Regione Campania ci sono stati ritardi e sono mancate azioni forti. Io l’ho fatto a Napoli con la questione di Bagnoli che oggi sta vivendo una nuova vita. Il Governo deve fare la sua parte, è indubbio, ma gli enti locali devono dare giuste e precise indicazioni. La classe operaia e l’ambientalismo devono viaggiare insieme e creare i presupposti per una giusta convivenza perché il paradosso è questo: le prime vittime sono i lavoratori”. Questione sanità: quanto è importante una Riforma Stato – Regioni con la quale uniformarla? “Di primaria importanza ed infatti l’abbiamo inserita nel nostro programma. Durante la pandemia abbiamo capito che tanto la politica nazionale e quanto quella regionale hanno fallito. La sanità pubblica è stata distrutta e lo abbiamo pagato in vite umane. De Luca ha distrutto la sanità, ha chiuso ospedali, ha chiuso ambulatori, ha piegato piccole realtà. Oggi le aree interne campane sono abbandonate a loro stesse: non c’è un ospedale, non c’è un’ambulanza medicalizzata, non c’è un pronto soccorso valido e su questo aspetto penso ad Agropoli. L’autonomia sanitaria differenziata è una riforma sciagurata e si deve lavorare per il ripristino del sistema sanitario nazionale”. In Campania sono candidati nomi lontani dal territorio. C’è il pericolo di non avere rappresentanti? “Votando Unione Popolare ciò non accadrà, ma battute a parte nei dieci anni da sindaco non ricordo il nome di un solo parlamentare eletto nei nostri collegi e questo è tutto dire. La legge elettorale permette ai partiti di candidare i loro nomi e di decidere chi sarà eletto. Ovvio che un qualsiasi grande partito vada a inserire nei listini dei nomi importanti. Unione Popolare, invece, candida nomi vicino alla gente come per l’appunto Forte, che abbiamo nominato, e tanti altri attivisti. Unione Popolare è un raggruppamento di persone prima ancora che di partiti. Nelle nostre fila ci sono associazioni, reti solidali, semplici volontari, rappresentanti della società civile e del Paese reale. Gli intrighi di palazzo a noi non interessano perché noi lavoriamo per la gente e tra la gente. In questi giorni siamo nelle piazze per raccogliere le firme e questo è un grande atto di democrazia partecipata, il fondamento per un’Italia diversa e davvero capace di essere al fianco del popolo”. Unione Popolare, dunque, è una forza di sinistra alternativa alle sinistre che oggi governano? “Se consideriamo il Partito Democratico una forza di sinistra facciamo un oltraggio alla storia. Lo abbiamo capito ancor di più nell’ultimo governo: il Pd è una forza di centro che pur di governare farebbe di tutto. Le politiche europee non sono di sinistra, le politiche economiche non sono di sinistra, le politiche sociali non sono di sinistra. Stanno a sinistra fisicamente in Parlamento, forse, ma nulla più. Non lo sono né loro né gli alleati della coalizione. I Verdi non sono ambientalisti e Sinistra Italiana non è, ripeto, di sinistra. Noi siamo tutto questo: ambientalisti, riformisti, di sinistra. Siamo contro le mafie, contro lo sfruttamento della classe operaia, per una scuola al passo coi tempi e a misura di studente. Siamo per le libertà, per la giustizia sociale, per il salario minimo, per lo stop all’invio delle armi in zone di guerra, per la demilitarizzazione, per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima, per il trasporto pubblico a basso costo e per la nazionalizzazione del settore energetico”. A proposito di ciò, negli ultimi mesi c’è stato un aumento dei costi dell’energia e a pagare sono le famiglie, le piccole aziende e i piccoli commercianti… “Questo è il risultato delle politiche europee del Governo Draghi. Il caro bollette, il caro vita, l’aumento del costo dell’energia dipendono dalla decisione dell’Italia di entrare in uno scenario di guerra e di non perseguire la via diplomatica. Abbiamo scelto di non mediare e di non confrontarci, ma di inviare le armi. Oggi paghiamo le conseguenze di ciò. Mosca blocca le forniture di gas e i costi aumentano. Quanto fatto da Draghi e dai partiti che lo sostenevano sono i maggiori responsabili del caro bollette e nulla è stato fatto per calmierare i prezzi. Non è stato messo un tetto al costo del gas come invece si è provveduto a fare, in meglio, in Paesi come Portogallo e Spagna. C’è chi si è arricchito in questa situazione: l’Eni, altra scelta della privatizzazione del bene comune che è l’energia, nel 2022 ha incamerato ben 8 miliardi. Noi proponiamo di tassare al 90% questi extra redditi in modo da ridistribuire in modo equo le risorse per aiutare chi è in difficoltà e cioè, come detto nella domanda, le aziende, le famiglie e le piccole realtà commerciali”.
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