Dunque, ci siamo.
In Italia siamo giunti alla barbarie.
Camorristi trafficanti di cocaina, ingaggiati per mettere in atto operazioni oscure di aggressione personale e politica.
Oltre ogni decenza. Oltre ogni vergogna.
C’è da aspettarsi un’onda di ripulsa morale e di disgusto da parte di tutte le persone perbene, al di là dei colori politici, per una provocazione tanto scoperta e costruita quanto ignobile e fondata sul nulla.
Noi siamo espressione di un’esperienza amministrativa che è un modello di trasparenza e di rigore su cui possiamo sfidare chiunque. Noi abbiamo stipulato da due anni un protocollo di legalità con l’Autorità anticorruzione a cui abbiamo affidato la vigilanza sugli atti amministrativi riguardanti il ciclo dei rifiuti e la rimozione delle ecoballe.
Per il resto chi sbaglia, va a casa.
Devo rinnovare per la centesima volta la mia sfida a Luigino Di Maio per un confronto, dove e come vuole, sugli argomenti che vuole.
Spero che la smetta di fare il coniglio e di scappare.
Avrò modo di spiegargli che la casta è fatta da quelli che, come lui, senza arte né parte, vivono dei soldi della politica – con i suoi 15mila euro al mese – e non da chi si guadagna la vita con il proprio lavoro. Per il resto, ogni atto di diffamazione scritto, in video e in rete, sarà come sempre materia di interesse per i miei legali.
Già due anni fa, alla vigilia di un’altra campagna elettorale, abbiamo conosciuto una vasta campagna di aggressione mediatica centrata sugli “impresentabili”. Poi tutto è finito in fumo. Oggi siamo di fronte a una nuova aggressione mediatica.
Da oggi in poi saremo noi a chiedere che siano accesi i riflettori su tutta questa vicenda sconcertante, sulla quale occorrerà indagare a fondo, su ogni suo aspetto.
Per adesso voglio rivolgere ai camorristi e chi li ingaggia, un mio messaggio sobrio e amichevole: vi faremo ringoiare tutto.