di Salvatore Memoli
De Luca non è invincibile. Sono gli altri a renderlo tale. Facendo la conta delle cose buone e delle malefatte la bilancia pende per quest’ultime! Ma non è questa la chiave di lettura per giudicare un politico nel sistema attuale che mette in gioco nani e ballerine, più del passato. De Luca è un abile domatore che ha paura delle belve. Quando le fustiga in realtà vuole blandirle. Perché ha imparato che nelle psicologie spicciole molti sono masochisti ed il solo fatto che qualcuno le maltratta vuol dire che entrano in gioco e si sottomettono piacevolmente al domatore che le fa scendere in campo.
De Luca ha cambiato le carte in tavola, si è incipriato il viso ed è sceso nell’arena dei clown, clown tra clown. Con la differenza che è diventato il capocomico che non si fa rubare la scena. Si è esercitato tanto ed è uscito dal suo angolo di riottosità, ha capito che non gli giovava quella finta superiorità che lo isolava, quel nascondersi nel retrobottega della stanza del sindaco, grande poco più di un gabinetto, nel quale si chiudeva per sentire la sua presenza e darsi le dimensioni di una presenza rapportata all’angusto anfratto. Dopo Crozza ha capito che gli serviva fare Crozza e buttarla sull’ironia, vincere la ritrosia di un personaggio che si trincera dietro al potere e provare l’ebbrezza del potere dell’arte, di una recitazione sfrontata, sospesa tra il cabaret di Petrolini e la comicità di Totò. Comunque usando toni sfrontati, carichi di motteggi, di pause, accelerazioni e colpi di scena ad effetto. De Luca è diventato un grande! Fa ridere. Ride tutta l’Italia. Un bel risultato per un guitto di provincia! La sua politica è diventata un canovaccio di ilarità con cui i toni più alti sono quelli della trasgressione con cui osa ed invita ad osare a pensare male della politica e dei politici. Il risultato più alto è mettere in libera uscita dalla mente della gente il dubbio, legalizzarlo, autorizzare lo scherno e dare licenza che i dubbi che possono velocemente passare su qualche politico sono la verità di una realtà che non appare ma è la quintessenza di un rituale da presentare allo sfottò di tutti. Con un processo d’ironia e di satira, De Luca non fa politica rievocando la sua natura di filosofo. Esercita la maieutica e tira fuori quello che la gente vuole dire e pensa. Libera tutti dalla soggezione e rende protagonista l’uomo comune di una grande irrisione e derisione del sistema politico.
De Luca fa ridere! Non fa politica, fa ridere. Se qualcuno vuole ridere su di lui è autorizzato perché il fatto stesso che si presenta da clown si è già messo in discussione. Nessuno però ride del clown, tutti ridono delle prodezze dei clown!
Si tira avanti così, senza poter entrare nel vivo dei suoi grandi demeriti che sono esorcizzati dalla sua metamorfosi clownesca. Il cerchio magico, il burattino e i burattinai, i figli d’arte, le luci delle tenebre spacciate per arte, le opere inconcluse, i business dei suoi progetti politici non vengono scomodati nel gioco degli insulti e se qualcuno volesse seriamente parlarne per mettere in risalto i disagi subiti dalle istituzioni, non passerebbe con lo stesso effetto, né avrebbe lo stesso risultato perché diventerebbe noioso. Il popolo ascolta soltanto le cose dette che fanno ridere e ridendo immunizza le ricadute negative dei torti della mala gestione politica.
Fa parte del nuovo modo di rapportarsi agli elettori buttarla in satira. Per questo gli incontri politici con la sua presenza hanno un pubblico garantito. Non annoiano ed hanno come risultato uno spettacolo divertente, senza pagare esosi biglietti d’ingresso. La comicità ha guadagnato il suo spazio e la sua dignità nell’agone politico. Ormai non si assiste più ad un comizio serio, ad una tavola rotonda di contenuti programmatici e di riscontri. La politica dice cose vere o false usando i canoni dell’ avanspettacolo ed i politici sono caricaturisti che recitano una parte conosciuta e li caratterizza. De Luca è diventato il primo attore che vince su tutti. Ha capito che alla gente basta come nell’antichità panem et circensem. Ma avrebbe vinto anche se avesse affrontato senza contumelie, senza teatralità, senza cialtroneria clawnesca, i temi politici da par suo, con contenuti culturali e di stile che impreziosiscono il lavoro di chi s’impegna seriamente.
De Luca si mette a riparo dall’insuccesso e mette a riparo il suo sistema che sfuggendo all’attenzione di spettatori esigenti viene scelto da chi ama ridere, come del teatro comico e tragico gestito da lui, primo attore di una falsa politica.