«Napoleone è stato il primo grande comunicatore della storia moderna. Aveva una straordinaria, modernissima, visionaria e profetica capacità di comunicare. Ha inventato l’opinione pubblica così come la intendiamo oggi. Ha utilizzato per la prima volta il merchandising e ha saputo promuovere la sua immagine mentre guidava la Grande Armée alla conquista di mezza Europa. Amava comunicare con le sue truppe attraverso i bollettini militari e con il popolo attraverso la stampa e con i suoi quadri. Faceva propaganda. Anche durante la sua campagna d’Egitto portava con sé gli intellettuali e giornalisti dell’epoca che raccontavano in tempo reale le sue gesta. La sua N e l’aquila imperiale, stemma dell’esercito, lo consacrano anche come ispiratore dei brand moderni. Oggi sicuramente avrebbe usato Facebook e Twitter».
A proporre una nuova e simpatica immagine di Napoleone è stato il giornalista Roberto Race, consulente in comunicazione e segretario generale della Fondazione Valenzi, che ha presentato il suo secondo libro: “Napoleone il comunicatore. Passare alla storia non solo con le armi”, nella sede dell’associazione “360 Salerno” che da tempo, attraverso vari incontri, approfondisce tematiche sociali e politiche, come ha ricordato il segretario generale, Luciano Ragazzi, che richiamando alcune frasi utilizzate da Race nel libro, ha anche attualizzato le doti del condottiero di Ajaccio: «Napoleone è anche un esempio di quella classe dirigente che oggi manca nel mondo politico europeo. Napoleone sa bene che non si può guidare un popolo senza indicargli un futuro e che conta più essere autorevoli che autoritari». Race ha paragonato Napoleone a Berlusconi e al Sindaco De Luca: «Berlusconi ha provato a essere il Napoleone della nostra epoca anche se, a differenza di Napoleone, la visione che lui ha cercato di vendere non è mai diventata realtà. Oggi la leadership individuale è finita, bisogna orientarsi verso le leadership collettive. L’uomo solo al comando non regge più. Non credo che ci sarà un nuovo Napoleone o un nuovo Berlusconi, che è stato un caso anomalo; ci potrà essere un modello di leadership collettiva da cui potrà emergere un nuovo leader. De Luca non fa comunicazione, ma propaganda attraverso i mezzi di comunicazione, e la fa anche bene, senza porsi però il problema del confronto. La propaganda andava bene ai tempi di Napoleone, oggi siamo in una fase storica in cui la propaganda può servire a consolidare la propria leadership, ma non aiuta un territorio a crescere. Il modello De Luca è in decadenza dal punto di vista comunicativo».
Alla presentazione del libro, sono intervenuti, moderati dalla giornalista del nostro quotidiano Angela Caso: il consigliere regionale Donato Pica, che nel panorama politico italiano vede affacciarsi alcuni nuovi comunicatori: «Basta vedere i risultati elettorali in Sicilia per capire quanto sia ampio il fenomeno Grillo, poi c’è Renzi che vuole ricalcare lo stesso schema, cercando di parlare a tutti. Stiamo assistendo, nel contempo, alla crisi di quello che è stato l’ideatore della comunicazione nella politica italiana: Silvio Berlusconi. Vedo un cambiamento ampio nel modo di intendere il rapporto con la politica da parte degli elettori che sono ormai stanchi di alcuni stereotipi della politica. E’ necessario un contatto diretto con i cittadini, cercando di recuperare la buona politica» e il segretario provinciale di Salerno dei Giovani Democratici, Vincenzo Pedace, ha affermato che c’è una grande attesa di comunicatori: «Alcuni ci sono, anche se c’è poca concretezza nelle loro tesi, come vediamo con Grillo, Vendola o De Magistris. In Campania siamo stati abituati a due forti leaderscheep: quella di Bassolino che è finita e quella di De Luca, che sta continuando. Ha una grande capacità comunicativa e realizzativa che altri leader non hanno. E’ un Napoleone dei tempi moderni, ma anche Napoleone una volta arrivato all’apice della sua carriera è poi crollato».