di Antonio Manzo
#Nordio resisti. Non sei affatto solo. Da ieri mattina hai un nuovo alleato, per nulla imprevisto e imprevedibile. E’ Vincenzo De Luca. <Si alla cancellazione del reato sull’abuso di ufficio, no alla ipocrisia e viltà del Pd>. Caro Nordio, non ritroverai in alcuna agenzia le parole come “ipocrisia e viltà”, con preciso riferimento al Pd popolato di maestri della morale. Le parole sono state pronunciate dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca in occasione della giornata di ricordo con intitolazione dell’aula di riunione dei capigruppo a Roberto Racinaro grande intellettuale, già rettore dell’Università di Salerno e <una delle vittime di un sistema giudiziario malato, degenerato>. Insieme alla famiglia ha “benedetto” con le sue parole laiche e democratiche la targa che ricorda l’ex consigliere regionale <Roberto lo ricordiamo – ha detto De Luca – non solo per le sue qualità di intellettuale e di studioso soprattutto di Hegel, di Schmidt e di Weber, ma anche come grande Rettore che ha organizzato al meglio il campus dell’Università di Salerno.
Purtroppo lo ricordiamo anche per una vicenda giudiziaria drammatica che lo ha coinvolto e rispetto alla quale, come sempre, dopo 6 anni di calvario, dopo 2 ictus che lo hanno ridotto su una sedia a rotelle, lo ha visto prosciolto da ogni accusa. Tra le accuse che gli venivano rivolte c’erano abuso d’ufficio, falso ideologico: queste accuse fumose, in nome delle quali si sono distrutte persone. Roberto ha subito un atto di barbarie vero e proprio, è stato arrestato la notte di una domenica, lo ricordo ancora, ero sindaco di Salerno in quel periodo. Con due bambini presenti in casa che hanno assistito alla scena, venne portato in galera per un mese come un qualunque delinquente. Fu una barbarie assolutamente gratuita e indegna di un paese civile. Abbiamo voluto ricordare Roberto anche per quello che ha patito, ma soprattutto per assumere un impegno morale a combattere perché non si ripetano queste tragedie>. Primo Piano
Pur nell’assenza dei vertici o rappresentanti dell’università che lui ha creato, ereditando il lavoro dell’ex rettore Vincenzo Buonocore, De Luca ha tenuto la “sua” lezione con parole commosse ma nette. Erano presenti due docenti universitari Cantillo e Cammarota, entrambi filosofi messi in cattedra dalla scuola di Roberto Racinaro. Con loro c’erano un ex assessore regionale Angelo Montemarano presente nella giunta di Antonio Bassolino negli stessi anni in cui Racinaro era consigliere regionale della Margherita insieme a Ciriaco De Mita. Il povero Racinaro non ottenne all’epoca alcuna parola di solidarietà politica per la vicenda indegna e le barbarie che seguirono al suo arresto. L’unica voce che si levò in suo favore fu quella di Gerardo Chiaromonte all’epoca già capo ideale del partito garantista pur essendo nel pur essendo comunista. Tra il pubblico presente anche l’avvocato storico di Roberto Racinaro, testimone silenzioso della sua professionalità che accompagnò il calvario di Roberto Racinaro che fu arrestato su ordine della procura di Salerno con ben 27 capi di accusa ed assolto sedici anni dopo. Le accuse oscillavano dall’abuso di ufficio al falso ideologico per finire al delitto di associazione a delinquere. Fu anche vittima della innaturale alleanza tra un sistema di informazione malato e magistrati <gossippari>, come li ha definiti De Luca, che guidarono le indagini fino alla cattura del rettore Racinaro. De Luca nel suo intervento non fa nomi ma ai cronisti presenti e più attenti non è sfuggito il ricordo di quei giorni perché, riconnettendo con l’attualità, i Pm dell’epoca erano valorosi magistrati, Rosa Volpe e Filippo Spiezia, allora in servizio a Salerno e che ora aspirano a guidare le procure di Napoli e, Spiezia, o Firenze o Bologna.
<Un malpelo dagli occhi di ghiaccio e faccia impenetrabile, un tipo all’aspetto alquanto tosto> così Beppe D’Avanzo mentre ascoltava il racconto dello stesso pm sulla <serenità e il dolore> negli stessi uffici giudiziari di Salerno per quello che stava accadendo dopo l’eclatante ordine di custodia cautelare spiccato a carico di Racinaro con 27 reati-accusa contenuti in 120 pagine. D’Avanzo nel suo pezzo inchiesta alla procura di Salerno non solo ottenne la certezza che il rettore non fosse stato un “ladro” nella gestione dell’appalto per le mense ma si convinse, ancor di più, del silenzio intorno al personaggio (tranne le voci autorevoli dei due filosofi Biagio De Giovanni e Roberto Esposito oltre che del parlamentare Pci Gerardo Chiaromonte). Fu il silenzio che confermò la strada giustizialista imboccata dalla sinistra italiana. Cominciando dal povero Racinaro.