Il centro storico come modello di riqualificazione urbana incentrato sul recupero e la rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente piuttosto che sulle nuove costruzioni. A mettere in campo una proposta che mira a fare della parte antica della città un cantiere di innovazione urbana è Massimo De Fazio, candidato nella lista “Popolari e Moderati” in sostegno al primo cittadino uscente Enzo Napoli. “Alla base di questa proposta – spiega De Fazio – c’è in primo luogo la constatazione che il modello di innovazione e riqualificazione urbana che comporta consumo di suolo non è più sostenibile, tanto più in un territorio fragile come il nostro”. Tra le ricadute positive di un progetto di ampio respiro non c’è solo quella, più evidente ed immediata, in termini di qualità della vita e decoro urbano, ma anche una prospettiva particolarmente interessante sotto il profilo occupazionale: “Interventi di questo tipo – sottolinea De Fazio – coinvolgono diverse e qualificate professionalità, considerato che elemento centrale è la riqualificazione innovativa degli edifici. A questo va aggiunto il possibile coinvolgimento l’Università nell’elaborazione dei progetti di recupero, così da contribuire a riannodare il filo di un legame, quello città ed Ateneo, che di fatto si è spezzato negli ultimi anni”. A questo elemento si somma la necessità dare una nuova funzione, anche economica, ad un patrimonio edilizio di pregio storico-artistico che è degradato proprio perché, spesso, non si riesce ad individuarne una destinazione d’uso al contempo coerente e sostenibile. “Programmare un intervento di recupero che non sia solo materiale – dice De Fazio -, ma allarghi lo sguardo anche alla destinazione finale delle strutture interessare mi sembra una sfida da accettare se si vuole costruire davvero un’economia cittadina in cui la voce del turismo culturale abbia un peso sensibile. Una grande opportunità, ed insieme una sfida, in quest’ottica è rappresentata dalla disponibilità di risorse per il complesso di San Massimo: prioritario il recupero strutturale dell’edificio, ma non si può prescindere da una riflessione sulla sua destinazione finale. Costruire la città della cultura, e dell’indotto economico da essa generato, significa anche sfruttare al meglio gli spazi esistenti, soprattutto quelli oggetto di interventi di recupero e riqualificazione negli anni passati. Due esempi su tutti: Palazzo Fruscione ed il complesso di Santa Sofia. Poli culturali inseriti in strutture architettoniche di grande fascino nel cuore antico della città, eppure oggettivamente sottoutilizzati. Meglio e di più si potrà fare coinvolgendo – in piena trasparenza – le tante realtà associative presenti a Salerno: per questo propongo fin da ora la redazione di un regolamento in cui siano fissati i criteri per l’assegnazione di spazi di proprietà comunale per la realizzazione di attività culturali”.
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