Questa sera, alle ore 21, all’auditorium di Matera il direttore artistico del teatro Verdi sarà alla testa dell’ orchestra di Benevento
Di Marina Pellegrino
Doppio appuntamento nel Centro-Sud per il trombonista Joseph Alessi Principal Trombone della New York Philharmonic, e insegnante della Juilliard School di New York, che ricordiamo a Campagna, nella significativa cornice del Centro Studi “Giovanni Palatucci” in una masterclass e concerto frutto della forte amicizia, nata tra Cava e new York, in mezzo a coulisse, sordine e spartiti tra lui e Nicola Ferro e Joseph Alessi, due eccellenze assolute del proprio strumento, che “vivono” in tutte le sue infinite espressioni. Joseph Alessi che il 29 marzo ha tenuto un importante concerto allo Showville di Bari sostenuto dall’ Orchestra Sinfonica Metropolitana diretto dal maestro, Giovanni Rinaldi, eseguendo in prima esecuzione italiana il concerto di Launy Grondahl e in prima europea The Lincoln Tunnel Cabaret di Bramwell Tovey, stasera, alle ore 21, all’auditorium di R. Gervasio di Matera, Joseph Alessi incontrerà il nostro Daniel Oren. Il maestro israeliano ha legato da undici anni il suo nome a quello di Salerno e della Filarmonica Salernitana, che rimescola con prime parti prestigiose a suo gradimento, ma stasera si porrà alla testa della Orchestra Filarmonica di Benevento, una formazione giovanissima, con una media d’età non superiore ai 24 anni, per porsi in gioco sulle note del concerto per trombone e orchestra op.4 in Mi Bemolle Maggiore del celebre violinista Ferdinand David, datato 1837 e su quelle della V Sinfonia in Mi Minore op.64 di Petr Ilc Cajkovskij. Il concerto per trombone è uno delle gemme della letteratura romantica, dedicato al famoso solista Karl Traygott Quessier, il quale lo aveva inizialmente chiesto a Felix Mendelssohn e comprende tre movimenti: un “Allegro maestoso”, che evoca i grandi corali mendelssohniani, una Funeral March, in cui il trombonista aprirà il suo sconfinato ventagli di timbri e ancora un allegro maestoso brillante ed eroico. La seconda parte della serata sarà interamente dedicata alla V Sinfonia di Cajkovskij, uno dei brani cult di Daniel Oren, in cui le richieste di timbri, colori, contrasti sarà un cimento notevolissimo per i giovani artisti. La pagina è costruita secondo gli schemi tipici della tradizione austro tedesca ma la sua drammaturgia discende dalla civiltà francese, dalla Sinfonia fantastica di Berlioz, con una sintesi naturalmente “russa”. Qui, come in Berlioz, il filo rosso che viene offerta è una “idea fissa”, affidata al clarinetto basso, che sotto forma di un bel tema facilmente memorizzabile ritorna, variamente atteggiata, in tutti i quattro movimenti. L’idea fissa, dice lo stesso Čajkovskij, è quella della “completa rassegnazione di fronte al destino”, un destino che il compositore subì per tutta la sua esistenza. La concezione fatalistica della vita informa di sé già il giovanile poema sinfonico Fatum, composto nel 1868 e che nel 1869 venne distrutto da Čajkovskij. Nella Quarta e nella Quinta Sinfonia la conclusione trionfale simboleggia la illusoria vittoria sul destino, mentre la Dama di Picche e la Sesta Sinfonia si concludono tragicamente.