Dalle stragi a Sangiuliano. Sì, è un mondo che gira al contrario - Le Cronache Ultimora
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Dalle stragi a Sangiuliano. Sì, è un mondo che gira al contrario

Dalle stragi a Sangiuliano. Sì, è  un mondo che gira al contrario

di Aldo Primicerio

Bisogna riconoscerlo. Vanno rivalutati molti giudizi sul generale Roberto Vannacci e sul suo libro “Il mondo al contrario”, con tutto il polverone che ha sollevato. Soprattutto all’indomani delle stragi di Sharon e di Paderno Dugnano, della vicenda dell’ex-ministro della Cultura Sangiuliano. In un Paese normale, e dopo le prove di Maria Rosaria Boccia che sbugiardavano il ministro, ci saremmo aspettati le dimissioni seduta stante. Invece no. Prima l’”io resto”, le distanze da lui prese da molti suoi colleghi, Nordio in testa, insomma l’esecrazione generale, ma con il no della Meloni. Per la Meloni non esiste il reato sentimentalem avere l’amante, tradire moglie e figli, spendere soldi pubblici per i viaggi dell’amica non ci si dimette. E’ chiaro? Poi invece? Il solito mondo al contrario. Con il sì della Meloni, ed un sistema che, pur avendolo esecrato fino a qualche minuto prima, prende a solidarizzare con il ministro dimessosi: un signore, una persona per bene, un uomo onesto, una perdita per il governo, una vittima di chi attacca la vita privata di un politico. Insomma, il solito ritornello, recitato da Berlusconi durante i suoi dieci anni di governo: che vita pubblica e vita privata di un politico vanno nettamente distinte.

 

Distinguere vita pubblica e vita privata di un politico? Concetto vecchio e clamorosamente sbagliato

Vecchio perché nell’arco di mezzo secolo la situazione si è radicalmente rovesciata: non tanto per un’esigenza di maggiore partecipazione alla vita pubblica, quanto per le conseguenze della crisi della modernità, la cui frantumazione ha travolto la netta separazione tra pubblico e privato. “Il re è nudo” – scrive mirabilmente un importante rotocalco – perché è spogliato della sua intimità privata. La quale, nel momento stesso in cui assume una rilevanza sociale, diviene di pubblico dominio ed è soggetta a un’analisi impietosa e distruttiva da cui è difficile salvarsi. E cresce così la richiesta pressante da parte dei media e degli elettori di entrare nel suo privato, di sviscerarlo nei minimi particolari e di esibirne le contraddizioni e le zone oscure, cui corrisponde il bisogno “professionale” dello stesso politico di mostrarsi nella sua estrema “normalità”. E diventa importante per il politico mostrare ogni momento della vita, professionale e familiare, per mostrare di non aver niente da nascondere. E c’è anche un altro aspetto importante: in questo modo gli elettori hanno l’impressione di potere accedere finalmente alla stanza dei bottoni, scoprire il “dietro le quinte” di un mondo che fino a quel momento era loro precluso.

 

Un Paese, un mondo, una società fondata su una (ipocrita) “filosofia del contrario”

Siamo alla Legge di Murphy ed ai suoi paradossi pseudoscientifici, del tipo: “Se qualcosa può andare storto, qualcuno lo farà”. E quindi fermiamoci un attimo a riflettere. E’ razionalmente ed eticamente ammissibile che inquisiti o addirittura condannati siedano in Parlamento o al governo? Se ci lasciamo guidare dalla ragione e dalla morale, certo che no. Eppure accade. Il mondo che vive al contrario, aderente alla legge di Murphy, è confermato dalla recente modifica all’art. 114 del codice di procedura penale con cui il governo Meloni vieta alla stampa di pubblicare il testo di un’ordinanza di custodia cautelare fino a quando non si siano concluse le indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. Di fatto una limitazione alla libertà di stampa. In sostanza un diabolico artifizio. Che non si regge, perché l’ordinanza emessa è in ogni caso un atto del giudice, terzo rispetto alle parti, la cui pubblicazione resta una garanzia per cittadini e per gli stessi indagati. Un errore quindi, sia del nostro governo che dell’Europa. Un errore, secondo noi, che parte dal principio di non colpevolezza dell’inquisito, della sua presunzione d’innocenza. Chiariamo, è un principio in sé giusto, ma che non può comunque non lasciarci perplessi. Perché Polizia, Carabinieri, Guardia Finanza, un magistrato inquirente – dopo aver raccolto prove ineccepibili – non dovrebbero convergere verso l’inquisizione ed, eventualmente, verso il rinvio a giudizio? Quale interesse occulto e demoniaco avrebbero? E quindi, perché si fa tanto chiasso e ci si gonfia il petto sulla presunzione d’innocenza e si fa tanto silenzio sulla presunzione di colpevolezza? Certo, nessun giudizio o pregiudizio sommario. Ci mancherebbe. Per questo esistono i tribunali, le Procure, gli avvocati, i processi. Ma niente e nessuno deve impedire la trasparenza, la circolazione delle notizie, nessuno può negare la libertà di stampa e, di riflesso, la democrazia.

 

Il mondo che gira al contrario lo vediamo tutti i giorni, in ogni fase della nostra vita

Prendiamo un altro esempio, l’occupazione “abusiva” delle nostre case da parte di inquilini che vi si barricano sbandierando diritti. Siamo il primo Paese al mondo ad avere la casa di proprietà. Perché da noi considerata un luogo in cui sentirci sicuri, la colonna portante della nostra vita, il punto di riferimento della famiglia. Eppure le cronache degli ultimi 40 anni ci consegnano un’Italia in cui il grande perdente è paradossalmente il proprietario della casa. Proteso nel tentativo di riprenderne possesso per sé o per i propri figli, aspetta mesi, anzi anni per vedersela restituire, sporca, non curata, da risistemare a sue spese. Giudici, avvocati, carte bollate, forza pubblica, niente può bastare per vedersi restituito un bene in cui si è investito la nostra stessa vita. A scriverlo è anche lo stesso Vannacci, che va quindi rivalutato. Altri esempi di un mondo al rovescio? Quello di Ilaria Salis, la militante antifascista, sensibile alle ingiustizie e paladina dei più fragili, certamente, ma che dialoga con gli anarchici ed i sovversivi, e che parte per l’Ungheria per prendere a botte personaggi dell’ultrasinistra. Arrestata ed in attesa di processo, viene candidata da Alleanza Verdi e Sinistra ed eletta eurodeputata. Siamo in linea con il mondo alla rovescia. Ma riflessioni, pensieri e commenti li lasciamo a chi legge.

Ed infine la strage di Paderno Dugnano, del 17enne che pugnala di notte padre, madre e fratellino, e che alla Procura Minorile dichiara che voleva vivere libero. Quali reazioni? Subito orrore, raccapriccio. E poi? Dopo qualche giorno l’emergere di tristezza, pietà, fino alla comprensione e persino alla solidarietà verso la vera vittima di questa società, il 17enne Riccardo C.. Fino ad arrivare ad alcune considerazioni incredibili persino delle magistrature minorili: che non c’è ancora alcun movente preciso giudiziario. E che significa? Che ha commesso il fatto ma non è colpevole? Che padre madre e fratellino sono inevitabili vittime di un impensabile squinternato? Che il ragazzo è vittima della sua mente malata? Ed allora cosa ne facciamo? Non è destinabile alla galera a vita, come meriterebbe, ma da curare? Magari anche da riabilitare in un istituto di cura perchè malato psichiatrico ed infine, perché no, da restituire in qualche anno alla vita di tutti i giorni? Legittimando quindi pensieri analoghi in tutti gli psicopatici, ed abilitandoli così alle stragi familiari?

Cosa possiamo, dobbiamo fare per raddrizzare almeno un po’ questo mondo, questa società, questo Paese, queste città alla rovescia? Se non parlarne, scriverne, discuterne?