di Stefania Maffeo
La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) entrerà a partire dal nuovo anno nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), ossia garantita dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Sia quella di “primo livello” (inseminazione nell’utero materno) che di “secondo livello” (inseminazione fuori dall’utero materno) saranno gratuite o erogate dietro pagamento di ticket, per garantire uniformità nell’accesso al diritto su tutto il territorio nazionale e limitare il fenomeno del turismo procreativo. Tantissime, infatti, le coppie che si spostano dal Mezzogiorno per accedere alle cure, sostenendo anche costi onerosi per le spese di trasferta, oltre le giornate di lavoro perse (prestazioni della durata di circa 20 gg). Basta leggere i contratti di convenzionamento tra strutture private ed ASL del Nord Italia per notare la disparità di budget, minimo per i residenti e pressoché illimitato per i fuori regione. In tal modo si genera uno squilibrio rispetto alle altre regioni che, impoverendosi, non sono in grado di fare degli investimenti in strutture sanitarie tali da garantire ai loro cittadini le cure in loco. Torniamo al nuovo provvedimento. Nello specifico le coppie che effettueranno la fecondazione omologa non pagheranno, mentre per l’eterologa la quota di partecipazione sarà stabilita dalle Regioni, orientativamente sulle 1.500 euro (un prezzo più alto perché influenzato dalla provenienza dei gameti dei donatori, quasi sempre importati). Molti aspiranti genitori, interessati ad allargare il nucleo familiare, che finora sono stati frenati dai costi poco accessibili (dai 3.500 a 6-7mila euro per un’omologa e dai 5 ai 9mila euro per una eterologa), dal 2024 potranno finalmente contare sull’aiuto statale per provare ad avere un figlio (questo esito si attendeva dal 2017).
Infatti, con la PMA si può intervenire con successo per arginare la denatalità che, a causa di fattori sociali, biologici, economici e lavorativi, interessa con gravi conseguenze il nostro Paese. I figli che nascono, infatti, vanno considerati come un bene pubblico, una risorsa di futuro, frutto e segnale di un popolo che torna a investire ed a sperare nella vita. La PMA è anche uno strumento fondamentale per combattere le malattie genetiche ereditarie e sviluppare la ricerca. Denatalità è anche fuga dei talenti. Analizziamo quello che ormai viene definito “inverno demografico”. Nel 2022, secondo i dati Istat (rapporto tra natalità e fecondità – ottobre 2023), il numero di nuovi nati in Italia ha toccato un record negativo. E’ anche calato ulteriormente il tasso di natalità: si contano, infatti, meno di 7 nati per mille residenti contro una media europea del 9 per mille. E diminuisce anche il tasso di fertilità, che calcola il numero medio di figli per donna. Inoltre l’età media delle madri alla nascita del primo figlio è salita fino a 31,6 anni. Ma c’è di più. Il declino della fertilità, che riguarda da tempo le donne italiane, ormai interessa anche le straniere residenti nel nostro Paese. La Siru (Società Italiana della Riproduzione Umana) stima che il numero di bambini nati con la fecondazione assistita possa superare il 5% delle nascite nella popolazione generale a fronte dell’attuale 2,5%. Il tutto, in un contesto che dal 2012 al 2022 ha visto aumentare del 73% il ricorso a queste metodiche. Ma per garantire l’effettivo accesso alle tecniche di fecondazione assistita in modo omogeneo sul territorio nazionale occorrerà ampliare numericamente ed economicamente l’offerta, mantenendo qualità, sicurezza ed appropriatezza dei trattamenti. Proviamo con ordine a capire qual è la situazione attuale in Campania e a Salerno in particolare. Nella pagina sito Trapianti del Ministero della Salute vi è l’elenco dei Centri PMA certificati: https://www.salute.gov.it/portale/fertility/dettaglioContenutiFertility.jsp?lingua=italiano&id=4570&area=fertilita&menu=medicina. Se si cerca per regione scegliendo Campania non si trova alcun risultato. Invece il Registro Nazionale PMA istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità ne riporta 47 (https://w3.iss.it/site/RegistroPMA/PUB/Centri/CentriPma.aspx). Qualcosa non torna. Ma stringiamo ancor di più il raggio d’azione a Salerno, che ci interessa da vicino. Tra i 47 rientra il Centro “Tecniche di Fertilità – AOU OO.RR.S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” diretto dal dottor Giorgio Colarieti che, fin dal 2012, da sempre ha portato avanti il progetto della procreazione assistita a Salerno. Procediamo con ordine. Era il 2014 quando il nosocomio di via San Leonardo ricevette per il Centro i primi fondi ministeriali ammontanti a 600mila euro. Finalmente avrebbe potuto andare oltre gli interventi di primo livello e diagnostica. Al potenziamento del Centro contribuì anche il Rotary distretto 2001, sotto la spinta dell’ex governatore Marcello Fasano, che raccolse 50mila euro nei club di Campania, Basilicata e Calabria. La struttura doveva nascere ab origine nella Torre cardiologica del “Ruggi”, ma di fatto i lavori non sono stati mai del tutto conclusi. Anni dopo fu decisa una nuova sistemazione nell’edificio che ospita il reparto di Ginecologia ed Ostetricia, dovendo destinare alcuni spazi pertinenziali del Centro alla Cardiochirurgia di elezione guidata da Enrico Coscioni (ex consigliere regionale delegato alla Sanità dal governatore Vincenzo De Luca). Nel 2020, per rilanciare la struttura presso l’azienda ospedaliera, il collega giornalista Gaetano Amatruda, con l’Associazione “Andare avanti”, ha lanciato una petizione a cui aderirono in maniera bipartisan esponenti politici, personaggi dello spettacolo e professionisti. A maggio 2022 arriva il concorso a tempo indeterminato per un posto di dirigente medico specialista in ostetricia e ginecologia e due posti di dirigente biologo/biotecnologo per le attività di procreazione medicalmente assistita. A piccoli, lunghi passi si è giunti a completare al 90% i parametri per l’erogazione completa dei servizi. Ma il Centro risulta sempre fermo al palo. Manca il 10% di volontà a renderlo operativo. Si spera che le nuove disposizioni ministeriali possano dare la spinta definitiva. Così, finalmente, i conti torneranno!
Ma un altro aspetto va ulteriormente considerato ed approfondito. Occhio ad evitare la “manutenzione ordinaria”.
È necessario un piano di riorganizzazione concreto che possa arginare in maniera rigorosa i processi di privatizzazione che si stanno già verificando in modo subdola, creando, di fatto, una sanità a doppio binario. Quella pubblica territoriale è stata sacrificata sull’altare del profitto e degli interessi di quella privata, seppur di eccellenza, che si muove per conquistare nuovi mercati, come è naturale che faccia un’impresa commerciale. Addirittura, il maxi-fondo americano del private equity KKR, presieduto da Henry Kravis, è entrato nel settore della cura dell’infertilità acquisendo, ultimo solo in ordine cronologico, le cliniche della fertilità Eugin (nel 2021 aveva acquisito GeneraLife). Chiaro segno di una svendita imminente del settore motivato dalla scarsa offerta pubblica.
Nel caso specifico delle tecniche di procreazione assistita, pertanto, vanno considerate tutte le prestazioni accessorie, date per indispensabili, quali studio della recettività endometriale, particolari tecniche d’iniezione della cellula uovo, ecc. ma anche congelamento degli embrioni e gameti (prassi necessaria per evitare gravidanze multiple e ripetizioni di stimolazioni ovocitarie). Sono tutti servizi erogati all’interno dei LEA e vanno previste a monte nell’attivazione di un Centro per evitare di far ricorrere ai privati (con una spesa di solito compresa tra i 2000/3000 euro) e far perdere il beneficio di gratuità per le coppie.
Salerno, che con la sua provincia conta oltre un milione di abitanti, è la città della Scuola Medica. Proprio da qui potrebbe ripartire il fondamento di una nuova visione di sanità: quella che riconosce nel Sistema Sanitario Nazionale, basato sui principi di universalità, uguaglianza ed equità, un pilastro della nostra democrazia ed una conquista sociale irrinunciabile.