di Oreste Mottola
“La volontà da parte di taluni trasformatori del latte bufalino di applicare un ribasso sul prezzo di compravendita del latte idoneo per la produzione di mozzarella di bufala campana DOP è assolutamente da contrastare in quanto esporrebbe l’allevatore, anello debole della filiera, ad ulteriori rischi e criticità”. È quanto sostiene il presidente di Confagricoltura Campania. Secondo Fabrizio Marzano, il ribasso del prezzo del latte “presenterebbe, nell’immediato futuro, il concreto rischio per i produttori di mozzarella di bufala campana di non reperire sul mercato sufficiente latte bufalino e di qualità”. Questo perché, nonostante nel 2023 si sia registrata una riduzione dei costi energetici (soprattutto dell’energia elettrica) e dei fertilizzanti, risultano ancora elevati i costi delle materie prime, dei mangimi zootecnici, dei carburanti e dei foraggi. Inoltre gli allevatori di Bufala mediterranea Italiana, negli ultimi mesi, stanno sostenendo importanti investimenti per rispettare le sempre più stringenti normative in materia di biosicurezza, impatto ambientale e di benessere animale in un territorio difficile dove, purtroppo, persiste la presenza di brucellosi e tubercolosi.
“Noi riteniamo – sostiene Fabrizio Marzano – che l’allevatore di capi bufalini, per continuare a svolgere il proprio lavoro imprenditoriale e quindi per pianificare le attività di miglioramento da eseguire nella propria azienda, nel medio e nel lungo termine, debba necessariamente godere di alcune certezze. Dovremmo quantomeno garantire all’imprenditore agricolo la possibilità di generare un reddito dalla sua attività, ricordando che tali attività per poter essere definite sostenibili da un punto di vista ambientale, etico e sociale debbono necessariamente esserlo, in primis, da un punto di vista economico”.
Per il presidente di Confagricoltura Campania, dunque, più che ribassare il prezzo di compravendita del latte bufalino “sarebbe opportuno, invece, che i produttori di mozzarella bufala campana DOP, vera eccellenza del nostro territorio, si coalizzassero per apportare un aumento del prezzo di vendita del formaggio ai circuiti della Grande distribuzione organizzata, spalmando l’utile equamente su tutti gli attori della filiera”.