Andrea Pellegrino
E’ una ricca relazione quella che la delegazione di Forza Italia, con in testa Stefano Caldoro e Giovanni Romano, ha sottoposto all’attenzione della Commissione europea, al Parlamento ed alla Corte dei Conti europea, grazie al- l’interessamento dell’europarlamentare Fulvio Martusciello. Al centro il caso dei rifiuti in Campania, suddiviso in tre dossier che riguardano, in ordine, l’insufficienza e le carenze del nuovo piano rifiuti delle regione Campania; il sostanziale blocco della rimozione delle ecoballe e le gravi anomalie e illegalità nelle modalità di espletamento del ser- vizio. Infine, nei dossier, le gravi irregolarità – fra l’altro indicate dall’Anac – del sito di compostaggio di Salerno finanziato con fondi Ue. L’impianto è bloccato per i rischi relativi all’ambiente ed alla salute. Ed è proprio sul sito di compostaggio di Salerno, già al centro di una verifica dell’Anac e di una indagine della Procura di Salerno, ad un possibile passo dalla svolta, che l’ex assessore regionale all’ambiente (promotore, insieme all’ex governatore della Campania, di diversi esposti al- l’autorità giudiziaria), ha chiesto maggiori chiarimenti. Non fosse altro che l’impianto di trattamento anaerobico dei rifiuti organici derivanti dalla raccolta differenziata (Forsu) di Salerno è costato 25 milioni di euro ed è stato finanziato interamente con fondi della Unione Europea (Por Fers 2000- 2006 e Por Fers 2007-2013). «Altre risorse finanziarie – spiega Romano – sono state stanziate dal Comune di Salerno per comple- tare un impianto che, se pur promosso a livello propagandistico come un “modello” da imitare, è stato oggetto di unaindagine dell’Autorità Nazionale Anticorruzione conclusasi con la delibera n.876 del 27 luglio 2017 e che ha accertato gli errori progettuali, le irregolarità amministrative, la mancata e omessa vigilanza e attività di controllo, i costi abnormi di realizzazione e di implementa- zioni per coprire e rimediare agli errori e alle carenze progettuali, le anomalie gestionali, lo spreco di risorse finanziarie pubbliche arrivando ad ipotizzare il traffico illecito di rifiuti e violazioni di legge perseguibili penalmente. Infatti l’Anac ha ritenuto di dover trasmettere, per gli aspetti di competenza, la propria deliberazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania e allaPro- cura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno». Romano parla di un giro di documenti e “cambi di codici” per coprire inefficienze e malversazioni. «Alcuni semplici dati – spiega – possono dare l’idea dei costi sostenuti dai contribuenti salernitani per mantenere in piedi un impianto inutile. Per trattare una tonnellata di Forsu il contribuente salernitano ha sborsato 163 euro, quando ad esempio, in Veneto la tariffa media di conferimento della FORSU è di 73 euro tonnellata con prezzi minimi che vanno da 60 euro a tonnellata ad un massimo di 108 euro».
Il caso del Termovalorizzatore
Ma all’attenzione degli organismi europei è finita anche la vicenda del Termovalorizzatore di Salerno. «L’attuale presidente pro tempore della Giunta, nella sua precedente qualità di sindaco di Salerno, nel 2008 fu nominato, su sua richiesta, Commissario Delegato del Governo con poteri straordinari e derogatori per la realizzazione del- l’impianto di termovalorizzazione di Salerno. Il Commissario ipotizzò la progettazione e la realizzazione di un impianto in grado di trattare 450.000/500.000 tonnellate di rifiuti anno. Furono messi nella sua disponibilità diretta 25.000.000 di euro. Nell’esercizio delle funzioni, il Commissario Governativo spese circa 15.000.000 di euro per espropriare i suoli, progettare l’impianto, pagare costose consulenze e avviare la gara per realizzare l’impianto. L’esito della gara si concluse nel giugno 2009 con la declaratoria di non aggiudicabilità da parte della Com- missione aggiudicatrice e quindi con la conseguente dichiarazione di infruttuosità della procedura». Poi il passaggio delle competenze all’amministrazione provinciale. La Provincia di Salerno, nel novembre del 2010, bandì una nuova gara che teneva in debita considerazione il ridimensionamento, ex lege, per il trattamento di un quantitativo di rifiuti non superiore a 300.000 tonnellate annue, quindi inferiore ai precedenti quantitativi di 450.000/500.000 tonnellate annue. «Tale gara si concluse con l’aggiudicazione in favore dell’Ati Daneco impianti s.r.l. – Acmar S.c.p.a. – Rcm. Costruzioni s.r.l. a causa di successivi problemi riguardanti l’impresa Daneco Im- pianti srl (interdittiva antimafia atipica) si sarebbe dovuto procedere con l’aggiudicazione al se- condo classificato. Nel frattempo il Comune di Salerno, il cui sindaco era ancora l’ex Commissario governativo attualmente presi- dente pro tempore della Giunta Regionale, con una scelta politica ingiustificabile ed inopinata, bloccò la realizzazione dell’impianto in quanto con Delibera di Consiglio Comunale n. 66 del 29/12/2010, venne modificata la destinazione d’uso di parte dell’area dove doveva sorgere l’impianto di termovalorizzazione, area già espropriata e pagata e che ad oggi risulta essere di proprietà del Governo Italiano».Ma per la delegazione l’impianto è ancora necessario. «L’attuale amministrazione regionale, presieduta da colui che è stato sindaco di Salerno e commissario governativo per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Salerno, ha cancellato la previsione di tale impianto dal Piano aggiornato e ne ha chiesto addirittura la cancellazione con legge. Il Ministero dell’Ambiente, in virtù della richiesta di cancellazione dell’impianto operata con il Piano aggiornato, ha comunicato l’urgente necessità di avviare, di concerto con ISPRA, un monitoraggio per 12 mesi dei quantitativi di rifiuti prodotti nella Regione e delle reali percentuali di incremento della raccolta differenziata al fine di avere certezza della cessata necessità di realizzazione di detto impianto. Ma i dati fin qui esposti confermano, inequivocabilmente, che l’impianto di Salerno è ancora necessario»