Cocaina con i Batti attraverso il Porto di Salerno: 16 condanne - Le Cronache Ultimora
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Cocaina con i Batti attraverso il Porto di Salerno: 16 condanne

Cocaina con i Batti attraverso il Porto  di Salerno: 16 condanne

Boscoreale/Scafati/Poggiomarino. Droga, cocaina soprattutto, dal Sudamerica al porto di Salerno per i Vesuviani e l’Agro Nocerino sotto la regia del clan Batti di San Giuseppe Vesuviano che si avvaleva di ramificazioni da scafati al capoluogo. Quasi 130 anni di reclusione per sedici condanne definitive con conferma della pena emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, quattro rideterminate con un’assoluzione a carico di Gaetano Buono di Boscoreale e residente a Scafati (annullata condanna a 6 anni di carcere) dopo che il 53enne è stato ristretto per 4 anni agli arresti domiciliari. La vicenda è quella relativa alla cosca dei Batti di San Giuseppe Vesuviano con ramificazioni in tutto il Vesuviano fino a Scafati e a Salerno per la droga. Difeso dall’avvocato Antonio Usiello, Buono è riuscito a dimostrare di essere estraneo alla contestazione per un carico di 40 chili di cocaina. Riqualificate invece le pene per Salvatore Di Matola di Poggiomarino (assistito da Alessio Romano) che venerdì ha incassato 4 anni e 10 giorni di reclusione, mentre per Carmela De Nicola e Annamaria Adescai (difese da Fabrizio Gambale e Raffaele Chiummiello) sono stati stabiliti 5 mesi e 10 giorni. I quattro arrivano da un ricorso accolto dalla Cassazione e quindi un nuovo giudizio davanti all’Appello di Napoli. Definite invece altre 16 posizioni con ricorsi respinti (o inammissibili) dai giudici del palazzaccio capitolino. Dovranno scontare quasi 120 anni di carcere. Spiccano, tra gli altri 15 anni per Alfredo Batti, indiscusso leader del cartello malavitoso. Poi gli altri fratelli Christian Batti e Giuseppina rispettivamente condannati a 8 e 6 anni e mesi 8. Sei anni anche per Salvatore Ambrosio. Quindi Angelo Auriemma (condannato a 7 anni e 10 giorni di reclusione) e Tommaso Gabriele Boccia (condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione). Furono raggiunti l’anno scorso da misure cautelari per sentenze passate in giudicato. Verdetto d’Appello con 7 anni e 8 mesi per Michele Tufano di Nola, stessa pena per Giovanni Chirico originario di Scafati e residente a Terzigno. Cinque anni e 10 mesi per il nipote di Rosario Giugliano ‘o minorenne Christian Sorrentino , 4 anni per lo scafatese Gennaro Izzo, stessa pena per Paolo Villacaro di Salerno e per Nunzio Fabbrocini di Castellammare di Stabia ma residente a Nola. Il blitz tre anni fa, quando al gruppo del clan Batti fu contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di arma da fuoco, estorsione e violenza privata, aggravate dal metodo mafioso e dallo scopo di favorire la cosca sangiuseppese. Le indagini avevano svelato che la compagine criminale si era affrancata dall’obbligo di versare una quota dei proventi delle attività di spaccio, acquisendo autonomi spazi di operatività ed era emerso come il clan si imponesse sul territorio attraverso azioni punitive e ritorsive nei confronti di terzi entrati in contrasto per il mancato pagamento delle forniture o per sconfinamenti territoriali. Ci fu poi una seconda ordinanza di custodia cautelare che aveva evidenziato la capacità del sodalizio criminale di approvvigionarsi di considerevoli quantità di droga. In tale contesto era stato dimostrato come nelle operazioni di approvvigionamento illecite erano stati coinvolti finanche operatori portuali di Salerno, incaricati dal gruppo camorristico nel gennaio 2015 di agevolare l’uscita dal porto di un container frigo proveniente dall’Ecuador con un carico di banane, che però celava all’interno del vano motore un grosso carico di stupefacente. In quell’occasione due dipendenti di una società di spedizione non erano riusciti a recuperare la sostanza stupefacente a causa di inaspettate complicazioni burocratiche e il container, svuotato delle sole banane, era stato reimbarcato su una nave diretta a Rotterdam dove furono scoperti 40 chili di cocaina nel vano motore. La perdita dell’ingente carico generava la reazione adirata di Alfredo Batti, che pretendeva di essere risarcito da tutti i soggetti ritenuti responsabili del mancato recupero della sostanza stupefacente. Ora le pene definitive.

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