Cfi, la rete d’oro di avvocati e commercialisti - Le Cronache Ultimora
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Cfi, la rete d’oro di avvocati e commercialisti

Cfi, la rete d’oro di avvocati e commercialisti

Peppe Rinaldi

Il Cfi l’hanno praticamente sbancato. Al Comune di Cava hanno tracannato qualche milioncino come fosse acqua fresca. La domanda che una persona normale si farebbe è semplice: come è possibile che siano ancora tutti a piede libero? E’ possibile, è possibilissimo: si chiama «Sistema Italia». Partiamo dal Consorzio farmaceutico intercomunale, giocattolino costato decine di milioni di euro alla collettività dal giorno della sua – sacrosanta – invenzione. Ad oggi, le casse piangono lacrime amare, vie d’uscita non se ne intravvedono anche perché non è facile immaginarle checché le aspirazioni del nuovo management facciano sperare. Parliamo di una ventina di milioni di euro di buco nel bilancio generale, di un «parco lavoratori» sfibrato e progressivamente demolito, fermo restando che pure tra questi si sono registrati ruberie, sottrazioni varie di farmaci, ma sono casi isolati che non possono spiegare la cancrena complessiva. Premesso sempre che il problema non è stato tanto quello che «qualcuno rubasse» quanto invece che abbia potuto continuare a farlo indisturbato, oggi si tenta di recuperare. Le Cronache ha già scritto delle assunzioni clientelari a strascico sparpagliate sul territorio, quasi tutte risalenti al partito delle schwa e degli asterischi che, per chi proprio non lo sapesse, si chiama Pd, sinonimo di comicità oltre le sgangheratezze ante e post grilline, oggi guidato da una riccastra semi-adolescente in assemblea d’istituto permanente. Si trattava della manovalanza e dei quadri intermedi da impiegare al Cfi, da un lato, mentre dall’altro la fila dei professionisti sensibili alla greppia pubblica si serravano i ranghi. La mossa: il Cda fa ingiunzione al Comune di Eboli Nella montagna di documenti che riguardano il Cfi, rinveniamo un elenco parziale di professionisti, avvocati e commercialisti, che a vario titolo hanno prestato il proprio ingegno alla causa e, a giudicare dai risultati, vanamente, sebbene sia chiaro che non è un loro problema, essi «consulenziano», poi sono gli altri a procedere. Mentre i lavoratori sono costretti a ingoiare la miliardesima umiliazione con lo stipendio pagato a rate, troviamo, ad esempio, l’avvocato F.D., beneficiario di diversi affidamenti: con il professionista pare che il Cfi abbia concordato il riconoscimento, oltre all’onorario, di una percentuale sulle attività straordinarie, come i decreti ingiuntivi contro i Comuni consorziati e convenzionati che devono ripianare le perdite di gestione: a tal ultimo riguardo sembrerebbe che il nuovo presidente del Cda, l’ebolitano Fausto Vecchio, abbia già aggredito lo stesso Comune di Eboli che l’ha indicato come nuovo manager grazie alla insperata possibilità apertasi con la carcerazione di Alferi (che aveva messo il veto su Eboli per la presidenza del Cfi per la sua notoria, benché dissimulata, diffidenza nei confronti del clan politico dei Conte, in tempi recenti mitigata da comuni interessi elettorali) notificando un decreto ingiuntivo all’ente ebolitano per il recupero di circa mezzo milione di euro, cifra dovuta in quanto socio e appostata pro-forma nel bilancio comunale. Decreto ingiuntivo già opposto dal Comune, quindi incarichi su incarichi nell’ipotesi che un giorno producano voti. Normale sì, ma fino a un certo punto. Troviamo, poi, il dottor G.P., commercialista, beneficiario di un generoso affidamento diretto per la procedura di sovra-indebitamento tributaria indicata dall’Agenzia delle Entrate. Poi, ancora, un vecchio «amico» della consorteria ebolitana, il dottor F.G. che per un parere sulla procedura per il sovra-indebitamento, peraltro affidato al dottor G.P. di cui sopra, incassa tremila euro, che è una cifra modesta: per una importante transazione in corso con un fornitore ne ingloba altri 30mila, però. C’è l’avvocato F.P. che nella girandola degli incarichi clientelari sarebbe di pertinenza del Comune di Capaccio, segnatamente riferibile al consigliere di amministrazione Gnazzo o direttamente ad Alfieri, cambia poco: l’avvocato ha goduto di oltre 20mila euro per la solita consulenza legale, incassando importi variabili a seconda delle cause patrocinate. Segue l’avvocato G.B. riconducibile al Comune ex socio di Scafati, quindi all’ex Cda (Inserra, Accardi, Gnazzo): a G.B. un bell’affidamento diretto dal Cda precedente per circa 50mila euro. Troviamo, ancora, P. M., di Cava de’ Tirreni, ex coniuge di un assessore comunale, a sua volta assessore, poi dimissionario ed incaricato senza soluzione di continuità per le attività legali del Cfi ottenendo la modica cifra di euro 50mila: su questa posizione sono in corso approfondimenti (ma lo erano anche anni fa, poi gli inquirenti si distrassero, tra un’elezione e l’altra…) a causa del noto meccanismo delle porte girevoli in entrata e in uscita tra enti e Cfi, con bandi pezzotti, concorsi truccati, commissioni fasulle e gestioni domestiche varie, uno scandalo consustanziale a quello più generale, che non si capisce perché nessuno stronchi. Un giretto a bordo del Cfi poi se l’è fatto anche un altro avvocato e docente universitario, V.D.A. che nel 2022 ha fatto l’advisor legale della struttura per altri 50mila euro. Ancora, all’avvocato B. M. è piovuto sul capo un affidamento diretto per resistere contro l’istanza di fallimento azionata da un fornitore di farmaci: incassati d’un botto circa 30mila euro. Infine, nel parziale e temporaneo elenco visionato in favore dei nostri increduli cinque lettori, troviamo un nome che ci dice qualcosa: si tratta dell’avvocato cilentano R.F., diretto affidatario del patrocinio del Cfi contro un decreto ingiuntivo di un altro fornitore e contro quello di una banca creditrice cessionaria di un grossista: per lui altri 70mila euro. Questo professionista, però, non è come gli altri, nel senso che risulta essere coniuge di un magistrato che, accanto ad altri, farebbe parte della cerchia di amici in toga dell’ex dominus del Cfi, il piddino Franco Alfieri. Questione essa sì «complessa», come si stradice ormai ovunque, al vaglio dei relativi colleghi naturali: se il tempo non ha già cancellato tutto, potrebbero fare capolino sviluppi interessanti.

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