di Peppe Rinaldi Alla fine il consiglio d’amministrazione di Intertrade , azienda speciale della Camera di Commercio di Salerno, ha dovuto capitolare. Ieri sera -salvo imprevisti dell’ultimo momento non verificabili tecnicamente da Cronache- è riuscito a riunirsi per approvare il bilancio. A meno di un ulteriore rinvio o di un colpo di scena in senso contrario, la notizia in sé è che l’organo abbia provato a formalizzare la riunione, indipendentemente dall’esito. Che, ovviamente, conosceremo tutti a breve. La storia parte da lontano. In sintesi: il cda, monco di due rappresentanti dimissionari (Casola e Cantarella, rispettivamente rappresentante degli artigiani e presidente della Fondazione Carisal), rimasto con il presidente e due consiglieri a tenere alto l’onore della bandiera, non riusciva a riunirsi, circostanza fonte di grattacapi soprattutto per i genitori di Intertrade, cioè la Cciaa. Non lo faceva perché non riusciva ad uscire dal cul de sac in cui s’è infilata la società da quando il velo sul sistema è caduto. Un velo riassumibile tra i 4 e i 6 milioni di euro di perdita reale, fra costi, crediti inesigibili, deficit corrente, personale, consulenze e tutto l’ambaradàn di questi casi. Sembra ci avessero pure provato ad approvarlo in una prima versione, in cui si certificava che la società chiudesse il 2014 in attivo, seppur per pochi spiccioli. Senonché saltano fuori nuove notizie su un potenziale «taroccamento» dei numeri e che i bilanci degli anni precedenti erano spariti dal sito web della società. Fermi tutti, le riunioni del cda saltano a ripetizione in attesa di una quadratura del cerchio che, oggettivamente, stenterà ad arrivare. Sono pur sempre molti soldi, in particolare di quei poveracci che ogni mattina sollevano saracinesche o aprono porte e laboratori di imprese morenti di loro. E poi c’è da attendere che gli ispettori interni della Cciaa, incaricati di radiografare Intertrade, relazionando poi alla giunta della Cciaa, consegnino il lavoro: certo, suona strano che a farlo siano organi interni alla struttura all’origine del problema (se n’è occupata l’area finanziaria con direttore e vice-direttore della Cciaa, De Sio e Luciani) ma per ora questo è. Stiamo parlando della famosa due diligence. Cronache l’ha a suo modo anticipata questa due diligence, si tratterà ora di capire se i numeri siano uguali per tutti. Non è sempre scontato. Si approva un bilancio in perdita, d’accordo, ma il punto vero è il quantum, una volta che anche gli amministratori si avviano a riconoscere l’inesigibilità di crediti vecchi, in alcuni casi irranciditi (in altri meno, come i circa 150mila euro in attesa dalla Provincia, per fare un esempio più vicino nel tempo, ente che con i guai che si ritrova non avrà certo Intertrade tra le priorità, oltre al fatto che il quadro politico è cambiato) che nessuno più poteva ancora far figurare come attività. Revisori del conto compresi. Ci sono teorie, diversi punti di vista su questa tecnica di gestione del bilancio, non sempre confortanti se se ne considerano le potenziali conseguenze. C’è stato di sicuro da giustificare perché nel solo 2014 Intertrade abbia cumulato uno squilibrio di circa 500mila euro, quasi tutti mangiati dagli stipendi per i tre dipendenti: si consideri che il direttore, Innocenzo Orlando (ieri, tra l’altro, c’è stata l’udienza preliminare al tribunale di Salerno, il gup si è riservato di decidere se mandarlo a processo per presunte illegalità certificate nel curriculum professionale, il pm Maurizio Cardea aveva chiesto l’archiviazione ma la presunta parte lesa s’è opposta, ora è lecito immaginare che il fascicolo vada alla procura di Roma perché il reato si sarebbe radicato nella capitale) viaggia sotto i 200mila euro annui, effetto perfino minore del “regno” condiviso con i potentati succedutisi alla guida della Cciaa. La «questione Orlando», a quanto è dato di capire, sarebbe già sul tavolo di chi dovrà decidere, il presidente della Cciaa, Guido Arzano: la vulgata racconta di una traballante polotrna per il presidente a causa della sfiducia pervenuta da alcune associazioni di categoria, in particolare artigiani e industriali, proprio per questa storia della società per l’internazionalizzazione delle imprese, che ha già ingoiato milioni di euro semplicemente perché la Cciaa faceva da banca, riversando in Intertrade tanti soldi senza chiedere niente in garanzia. Il sogno di tutti. Le chiamavano “anticipazioni”. Un ripianamento di perdite che, verosimilmente, farà di nuovo. Un punto fondamentale, potrebbe poi essere il sistema di relazioni con alcune agenzie per il lavoro interinale. L’escamotage è abbastanza rodato, condensabile in un banalissimo esempio scolastico: quando voglio far circuitare posti di lavoro e/o imbarcare qualcuno senza passare per le procedure ordinarie, mi rivolgo a queste società che affittano il lavoro e dove spesso ho la fortuna di trovare proprio la figura professionale che cercavo, indovinandone perfino il nome. Intelligenti pauca.
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