Categorica la Procura: “Fonderie incompatibili con quell’area” - Le Cronache
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Categorica la Procura: “Fonderie incompatibili con quell’area”

Categorica la Procura: “Fonderie  incompatibili con quell’area”

di Andrea Pellegrino

«L’insediamento industriale, ancorché risalente nel tempo, è ormai del tutto incompatibile con l’area in cui si trova». Le conclusioni della Procura della Repubblica sono chiare ed inequivocabili: le Fonderie Pisano oggi non possono stare più dove sono. «L’attività industriale che viene svolta – scrivono i pm – è di tipo inquinante». Nessuno scampo, dunque, per la Procura che ora attende la convalida del sequestro preventivo da parte del Gip. Ieri sera i forni di via Dei Greci si sono spenti in attesa di conoscere nuovi sviluppi giudiziari, nel mentre l’opificio è stato affidato al professore Paolo Massarotti, in qualità di custode. Ventiquattro i fogli siglati dai pm Silvio Marco Guarriello, Mariacarmela Polito e Carlo Rinaldi, in cui spiegano il carattere d’urgenza del sequestro condotto venerdì sera ad opera del Noe di Salerno. «L’impianto è privo di valida autorizzazione in quanto quella esistente è illegittima, illecita ed inefficace» e nonostante ciò: «Le Fonderie non rispettano i limiti e le prescrizioni imposte dalla pur illegittima autorizzazione». Cuore del problema è anche la presenza del Parco urbano della Valle dell’Irno e dei vincoli esistenti. «I confini della Zona di Protezione Speciale – scrivono i pm – e il sito di importanza comunitaria comprendono al loro interno gli scarichi provenienti dalle Fonderie Pisano, oltre a ricadere gli stessi nell’area del perimetro del parco urbano dell’Irno di interesse regionale». Così l’area sulla quale insiste l’impianto sarebbe gravata da vincoli determinati dal parco dell’Irno, dalla Zps fiume Irno, da un vincolo paesaggistico e da un vincolo idrogeologico. Alla base delle esigenze cautelari secondo il provvedimento dei pm anche i rilievi mossi dai vigili del fuoco: «Costituisce – scrivono – un dato di fatto che l’impianto funziona in mancanza del certificato di prevenzione incendi e nella costante violazione di norme di sicurezza, idonee a determinare un grave pericolo per la salute dei lavoratori; un grande pericolo per le persone dimoranti nei pressi in relazione alle immissioni dei forni; un grave pericolo per l’incolumità pubblica in relazione alla pessima gestione delle materie infiammabili e/o esplodenti». Sette gli indagati che dovranno rispondere di reati ambientali, in corso tra loro. Si tratta di Mario, Guido, Renato, Ciro, Ugo Pisano; Luca Fossati e Antonio Setaro, quest’ultimo ex dirigente regionale del settore ecologia e tutela dell’ambiente. Sono tutti difesi dall’avvocato Guglielmo Scarlato. I titolari dell’azienda dovranno rispondere anche di omessa richiesta del certificato di prevenzione – incendi.