di Aldo Primicerio
“Gli ebrei una casta, la disprezzo.” “C’è la razza ariana, c’è la razza ebraica, e c’è la razza nera”. E poi insulti ai disabili e inni al nazismo. Salgono daimilitanti di Gioventù nazionale, il nerbo giovanile di FdI. Che contestano ed insultano Ester Mieli, ex-portavoce della Comunità ebraica di Roma ed oggi parlamentare di Fratelli d’Italia e membro della Cmmissione Segre contro l’odio antisemita E’ il quadro disgustoso che emerge da un’inchiesta di Fanpage, giornale campano on line. Una sua inviata, infiltrata in una riunione di militanti, ha filmato e registrato tutto. Immediata la reazione di Fdi, che ha spinto alle dimissioni alcune dirigenti giovanili di Fdi. Una brutta storia, una conferma che l’antisentimitismo sembra il motore delle destre. Le immagini, le parole, gli atteggiamenti sono inaccettabili per una Repubblica nata sulla Resistenza, sull’antifascismo, sulla Costituzione italiana, che ogni giorno riceve colpi dalla maggioranza di destra e che invece va difesa fino in fondo. E’ giusto preoccuparsi e denunciare questo clima che guarda sempre indietro e che non sa fare i conti con il passato.
Le incongruenze della Presidenza del Consiglio tra finte condanne, attacchi al giornalismo d’inchiesta e rigurgiti autoritari
Ma preoccupa soprattutto l’atteggiamento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Da una parte chiede al partito provvedimenti e condanna gli sbagli di chi ha sentimenti razzisti, antisemiti o nostalgici. Che lei definisce incompatibili con Fratelli d’Italia e con la destra italiana. E bene fin qui, ma con l’auspicio che più delle chiacchiere sappia fare pulizia dell’immondizia che c’è tra le file del suo partito. Dall’altra invece attacca duramente Fanpage ed i suoi metodi di condurre le inchieste. Lei contesta la scelta di un giornalismo che s’infiltra sotto copertura tra le linee giovanili dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali per riprenderne segretamente le riunioni e pubblicarle. E lei aggiunge: “In altri tempi, infiltrarsi nei partiti politici era un metodo che usavano i regimi“. “Non è un metodo giornalistico, ma tipico degli investigatori….E questo potrebbe spaventare i giovani a iscriversi ai partiti: “Che domani un ragazzo possa essere spaventato ad iscriversi a Fratelli d’Italia è o non è un condizionamento della democrazia? E’ una domanda filosofica che vi pongo perché non è mai accaduto e secondo me non è mai accaduto per una ragione”. Così la nostra Presidente. Che dimentica gli assalti alla Rai ed il paracatutaggio di nuovi vertici con regole già bocciate dal Media Freedom Act. Dimentica i bavagli a Saviano, Natangelo, Canfora, Di Cesare, Mottola, al giornale Domani, a il Fatto, Montanari, Report e, ultima, a Serena Bortone. Noi la pensiamo diversamente. Che invece ci siano pure giornalisti “infiltrati” dappertutto. Non per fare le spie o i poliziotti, ma poter scoprire e raccontarci quello che succede, sia a destra che a sinistra, sia quando si inneggia al Duce che alle Brigate Rosse. I cittadini hanno il diritto di saperlo. Per decidersi una buona volta di andare a votare e di usare le urne ed il voto come arma civile per difendersi dagli autoritarismi e dalle minacce alla democrazia. La nostra presidente pensa di fare domande filosofiche, che in realtà sono piene di incongruenze. Lei è una giornalista professionista. E se lo è davvero, non sa che il giornalismo d’inchiesta è spesso investigativo? Fatto di contatti discreti e nascosti con persone informate? Di grande impegno nel risalire a fonti confidenziali? Che in questi decenni ha dato un grande contributo nel costruire, diffondere svelare le storie più nascoste di un piccolo ma complesso Paese come l’Italia? Che anche l’Unesco si è spesa per l’importanza di questo impegno giornalistico, riconoscendone i meriti, grandiosi? Che il 3 maggio dello scorso anno gli europarlamentari hanno sottolineato l’importanza della stampa libera come pilastro a difesa dei diritti umani? Che quattro mesi fa, a marzo scorso, l’europarlamento ha approvato una nuova legge europea per proteggere giornalisti e media europei da interferenze politiche o economiche? Che le nuove regole Ue vietano alle autorità di esercitare pressioni sui giornalisti per rivelare le loro fonti?
L’Italia della Meloni tra strappi e no all’Ue. Il rischio dell’isolamento dall’Europa
E meno male che c’è l’Unione Europea. Dalla quale purtroppo ci stiamo isolando. La presidente Meloni ha deciso per uno strappo, astenendosi sul voto alla von der Leyen alla presidenza della Commissione (che resta però in attesa ora del voto di conferma del Parlamento), ma votando no alla premier liberale estone Kaja Kallas ed a António Costa, ex premier socialista portoghese, le altre due massime cariche comunitarie. Al fianco di Roma si è posta solamente l’Ungheria del solito premier nazionalista Viktor Orbán. La Meloni ha contestato che l’Ue non abbia tenuto conto del voto degli italiani alle urne europee. Ma la nostra presidente dimentica che le decisioni sulle cariche comunitarie vengono prese sulla base delle affiliazioni politiche, non degli interessi nazionali. L’alleanza popolare-socialista-liberale pesa per più del 50% dell’emiciclo, e conta nel Consiglio europeo 22 leader su 27. Comunque noi speriamo fino all’ultimo che la nostra Giorgia dia una raddrizzata ad una linea del suo governo piena di errori e di insidie. La chiamiamo spesso Giorgia perché lei si è sempre definita una di noi, una del popolo. L’ultimo di una lunga serie di errori è stato proprio quello di scagliarsi contro quel giornalismo d’inchiesta che ha invece scoperchiato il pattume del suo partito. Invece che lanciare strali contro Fanpage, lei avrebbe dovuto far tesoro delle rivelazioni del giornale, prendendo le distanze dalle affermazioni di alcune sue giovani militanti. Ci scusi se siamo franchi e diretti, ma lei nel dire che in Fratelli d’Italia non c’è alcuno spazio per antisemitici, razzisti, estremisti, deve aggiungere anche che non c’è spazio per i fascisti. Ecco perché la invitiamo ad istituire una Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui fatti al centro di Gioventù Nazionale. E preghiamo anche il Presidente Mattarella – l’ultimo argine che ci resta, insieme con la magistratura – ad invitare la Presidente del Consiglio ed i suoi alleati di governo ad avere più rispetto per la nostra Costituzione, spesso trattata e rimaneggiata come fosse un almanacco di santi, onomastici e anniversari.