di Olga Chieffi
Questa sera, alle ore 21, Carmine Mari sarà tra i protagonisti del Festival “Dal Mississippi al Po 2021” con il romanzo storico “Hotel d’Angleterre”, in libreria per la Marlin editore, nella Piazza Molinari di Fiorenzuola D’Arda, ove si confronterà con il giornalista e scrittore Roberto S. Tanzi. Un appuntamento che conferma l’attenzione, nell’ambito di un programma con ospiti di livello internazionale, nei confronti di un libro capace di appassionare i lettori sia per l’affresco politico sia per l’intrigante spy story. Il Festival, che unisce idealmente i due celeberrimi delta, rappresenta una finestra sul mondo attraverso l’arte di scrivere, di suonare, di fotografare per raccontare esperienze di vita. Un filo rosso che riunisce parola, musica, letteratura, cinema e restituisce passione e vita. La musica, e in particolare il blues, insieme alla letteratura sono i mezzi espressivi attraverso i quali gli organizzatori intendono diffondere e promuovere l’integrazione sociale e stimolare la curiosità verso lo spirito blues, quattro serate fanno da sottofondo a questa estate post pandemia. L’anima letteraria della kermesse vedrà ospiti di rilievo, in collegamento Skype, come lo scrittore americano Jeffery Deaver, il romanziere americano John Smolens e l’autore croato Robert Perisic. Per la cultura e il giornalismo sono previsti interventi di Paolo Pagani e Cecilia Godi, e degli incontri “a tu per tu”: Caterina Soffici con Elisabetta Bucciarelli, appunto Roberto S. Tanzi con il nostro Carmine Mari, Daniele Biacchessi con il direttore artistico-letterario del festival Seba Pezzani, mentre per il cinema è previsto un ospite d’eccezione, Pupi Avati, autore vicino al Jazz e al blues, di cui ricordiamo il film Bix. Soddifatto Carmine Mari, il quale è vicino anche all’altra sezione del festival quella musicale, poiché suona anche la chitarra, per questo prestigioso invito, che aggiunge un importante tassello al lancio ormai consolidato del libro. “Gli scrittori trovano spunto dalle cose più inusuali: a me è capitato con la foto di una vecchia cartolina dell’Hotel d’Angleterre I colori e il tram di una città ormai lontana mi suggerivano un’epoca affascinante: la Belle Époque. Mi è sembrato estremamente suggestivo per imbastire una spy-story: abiti di lusso, progresso tecnologico, effervescenza e voglia di vivere, senza dimenticare le perenni contraddizioni di un Paese spaccato economicamente tra Nord e Sud, il condizionamento della malavita, la miseria delle classi contadine oppresse dal latifondo, la fame e l’emigrazione. Un’epoca di grandi contrasti, perché laddove c’è molta luce, l’ombra è sempre più scura. Salerno, a quei tempi, era una città di 46.000 abitanti, con un indotto industriale importante, manifatture tessili di tutto rispetto a livello nazionale, un porto e grandi aspirazioni. Teatri, cinematografi, case d’appuntamenti, chalet e una vita notturna molto animata da cittadini e marinai di mezza Europa in libera uscita. Cominciavano a circolare le pellicole della salernitana Elvira Notari Coda, prima regista donna italiana. E infine l’Angleterre. Il contesto era perfetto, ma dallo spunto alla storia l’impresa non è semplice. All’inizio si naviga a vista, poi quando la nebbia si alza i contorni diventano netti e inizia il divertimento. E’ stata una bella esperienza, durata più o meno dieci mesi. Mi sono divertito un mondo, perché quando sei finalmente dentro alla storia è come vivere un’altra vita”.