La sua voce fascinosa ha stregato tutti sin dalla conferenza nel foyeur. Stasera sarà il falso nobilastro arricchito ne’ La Cenerentola rossiniana allestita dal Teatro Verdi. La sua aria di sortita sarà in napoletano “Miei rampolli ‘mmalorati”
di Luca Gaeta
Carlo Lepore celebre buffo rossiniano sarà questa sera il Don Magnifico de’ La Cenerentola salernitana firmata da Riccardo Canessa e Francesco Ivan Ciampa. Abbiamo incontrato per voi il grottesco barone che sostituisce la matrigna cattiva di Cenerentola alla vigilia dell’attesissima prima
Il suo repertorio è molto vasto, spazia dal Barocco a Puccini. Quale le risulta più congeniale e sente più vicino alla sua sensibilità?
Nel corso della mia carriera ho avuto la fortuna di cimentarmi in diversi repertori. Il criterio che ho adottato è stato quello di un impego progressivo della voce. Infatti, è bene, soprattutto da giovani, non cimentarsi in un repertorio troppo pesante. Per quanto mi riguarda ho iniziato con il Barocco, per poi passare al repertorio mozartiano, fino al bel canto, che se affrontato in modo serio e scrupoloso, offre la possibilità di far maturare la voce. Amo particolarmente cantare Rossini e Mozart.
Il repertorio rossiniano rappresenta un tratto distintivo del suo percorso artistico. Ce ne parla?
Accennavo prima all’importanza di avere una tecnica salda per affrontare determinati ruoli. Questo principio, che vale sempre e per qualsiasi tipo di repertorio, in Rossini deve tener presente anche del fattore della predisposizione alle agilità, ma anche ad una vocalità brillante, con un’ottima articolazione della parola. Per quanto mi riguarda con Rossini ho un grande legame. È l’autore che più mi ha accompagnato durante il corso della mia carriera. Grazie all’Accademia Rossiniana ho avuto la possibilità di conoscere personalmente il Maestro Alberto Zedda e anche Philipp Gosset, oltre alle produzioni presso il Rossini Opera Festival che mi hanno visto interprete di capolavori rossiniani.
Come affronta lo studio relativo al ruolo che si accinge a portare in scena?
Ovviamente partendo dal libretto. Ossia, da dove tutto ha inizio, cioè le fonti letterarie che hanno ispirato un determinato soggetto. Poi pensare il ruolo anche e soprattutto dal punto di vista attoriale. Senza una recitazione convincente il canto risulta scollegato da tutto il contesto. Quando i due elementi, recitazione e musica, si fondono il personaggio prende forma e carattere.
Alla vigilia de’ La Cenerentola, che interpreterà presso il Teatro Verdi di Salerno, ci parla del “suo” Don Magnifico?
Sono molto legato a questo personaggio, che mi accompagna da diverso tempo. Per quanto riguarda questa edizione, il regista, Riccardo Canessa, ha inserito delle “citazioni” tratte dal teatro di Eduardo, Scarpetta, ma anche dai film di Totò. Inoltre, la mia prima aria, sarà in lingua napoletana. Questo per riprendere una grande tradizione che vide in Carlo Casaccia uno fra i primi esecutori di arie in lingua napoletana all’interno del repertorio di Rossini. Ne La Cenerentola di Rossini, Don Magnifico prende il posto, per così dire, della matrigna a cui siamo più diffusamente abituati. Nel mio personaggio viene evidenziato oltre al lato comico, quello della cattiveria, capace di arrivare fino alla violenza materiale e psicologica nei confronti della figlia.
Quali saranno i suoi prossimi impegni lavorativi?
Prossimamente sarò al San Carlo di Napoli con Il Barbiere di Siviglia, con la direzione di Riccardo Frizza e la regia di Filippo Crivelli. Poi Pesaro, Rossini Opera festival, con La Gazzetta, nel ruolo di Don Pomponio, dove anche in questa produzione saranno proposte delle arie in lingua napoletana. A seguire Parigi, Opéra national, Sala Garnier, con La Cenerentola, direzione di Diego Matheus e la regia di Gallian, e poi un Gianni Schicchi a Sassari e un Don Pasquale a Bari.