Carla Cioffi: «Sono stata a Bardonecchia Lì l’umanità è come se fosse congelata» - Le Cronache
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Carla Cioffi: «Sono stata a Bardonecchia Lì l’umanità è come se fosse congelata»

Carla Cioffi: «Sono stata a Bardonecchia Lì l’umanità è come se fosse congelata»

Erika Noschese

«La gendarmeria francese tratta i migranti come animali. Manca del tutto il senso di umanità e di dignità». Inizia così il racconto della salernitana Carla Cioffi, volontaria impegnata in missioni umanitarie che – una settimana prima del blitz della gendarmeria francese – era stata a Bardonecchia, presso il centro che accoglie i migranti, con la Onlus Rainbow for Africa. L’associazione di cooperazione internazionale in ambito sanitario, si sta occupando – ormai da diverso tempo – del presidio di Bardonecchia che ospita i migranti che hanno tentato di oltrepassare il confine con la Francia ma rispediti indietro dagli stessi militari francesi. «Il problema dell’immigrazione parte dall’Africa ma si diffonde in tutta Europa», ha raccontato ancora Carla Cioffi, spiegando che si tratta di medici e infermieri volontari che hanno operato anche a bordo della Juventa, la nave di soccorso impegnata nello specchio d’acqua libico. Le Ferrovie dello Stato hanno concesso ai volontari questa struttura adibita a centro di accoglienza ma, dice Carla, «la situazione era tranquilla ma i gendarmi spesso arrivavano e ci portavano le persone che recuperavano al confine che avevano tentato di oltrepassare». Una sfida contro il destino per gli stranieri. Arrivare in Francia non è facile: bisogna percorrere circa 4 chilometri di strada di montagna a piedi e sperare di non incontrare i gendarmi altrimenti vengono rispediti indietro e lasciati davanti la struttura di Bardonecchia, al freddo. I volontari presenti si occupano di distribuire loro un pasto caldo, far trascorrere lì la notte e sperare che si convinca a tornare indietro, magari a Torino e desistere così dalla volontà di raggiungere la Francia. «Molti di loro hanno tentato di arrivare oltre il confine italiano ma non abbiamo avuto più notizie, non sappiamo se ce l’hanno fatta e se sono arrivati vivi», ha spiegato la salernitana, laureata in psicologia e si sta specializzando nella gestione dei disturbi post traumatici per stress. Spesso, racconta Carla, molti hanno acquistato un biglietto Flixbus per 150 euro, Italia-Barcellona. L’autolinea tedesca, però, non effettua alcun tipo di controlli sui documenti in regola così, nella maggior parte dei casi, al confine, i gendarmi li fanno scendere dall’autobus per rispedirli a Bardonecchia. «Ci sono leggi ma non c’è alcuna umanità nell’applicarle», ha detto ancora la salernitana, spiegando che durante il blitz dei giorni scorsi sono entrati nella struttura senza alcun mandato, facendo una violazione molto grave. «Chiediamo una gestione della migrazione diversa perché fino ad oggi è stata fallimentare», ha spiegato la salernitana, raccontando la sua prima volta a Bardonecchia, a pochi giorni dal caso internazionale che tanto ha fatto discutere l’Italia. E poi lancia un appello: « Se ci sono medici o infermieri interessati, anche di Salerno, mi possono contattare così li metto in contatto con l’associazione alla ricerca costante di volontari. Con me, infatti, è salito un primario all’ospedale di Pozzuoli, un medico in pensione di Napoli, Michele Ansalone, alla sua prima missione umanitaria». partito per una settimana ma spesso non si da solo «Abbiamo una politica internazionale non adeguata, facciamo gestire un problema così delicato dalla Francia. Certo, ora si è aperto un caso internazionale ma solo perché in quella stanza c’era qualcuno che ha fotografato altrimenti nulla veniva fuori perché abbiamo più volte denunciato il trattamento che i gendarmi riservavano nei confronti dei migranti che venivano lasciati davanti la porta senza neanche avvertirci, al freddo». «L’umanità è come se fosse un po’ congelata insieme a tutto quel freddo che c’è in quei posti. Le persone non vengono trattate come esseri umani eppure tutti hanno il diritto di essere soccorsi, a prescindere dai documenti. Non si può lasciar morire una persona incinta senza soccorrerla è una questione di dignità e umanità che bisogna ricordarsi di avere», ha spiegato infine la Cioffi.