di Arturo Calabrese
Ormai la frase la si conosce molto bene: “cielo sereno non teme tempesta”. A questo adagio tanto sbandierato, però, si potrebbe aggiungere adesso “tanto tuonò che piovve”, sempre a proposito di materie metereologiche. E infatti a Capaccio Paestum sta piovendo davvero, in senso metaforico. Gli arresti di giovedì mattina, che probabilmente poco hanno sorpreso, hanno creato un’onda turno la cui ripercussione ha dato un primo segnale.
Il primo ad abbandonare la nave è Giuseppe Capozzolo. La giunta comunale di Capaccio Paestum, il 28 gennaio scorso e quindi pochi giorni prima che il già sindaco e consiglio si dimettessero, decide di assumere in convenzione col comune di Agropoli la figura di funzionario direttivo contabile.
Tra gli assessori partecipanti alla giunta anche la già nota Mariarosaria Picariello, tra gli arrestati di cui sopra. La decisione della giunta, che di lì a poco avrebbe cessato di essere tale, ha fatto particolare scalpore tanto che ad interessarsi della cosa è stato anche il senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone.
Ed è proprio a lui che Capozzolo, in un comunicato strappa lacrime nel quale annuncia di aver rinunciato all’incarico, si rivolge, parlando di un giustizialismo dilagante nel territorio cilentano.
«Con rammarico e delusione – scrive – mi ritrovo a leggere su tutte le testate giornalistiche locali e sui social Media che un senatore della repubblica, tale Senatore Iannone mette in dubbio la mia professionalità lavorativa, contesta l’idoneità a svolgere il mio lavoro chiedendo, con un’interrogazione parlamentare, al Ministro dell’Interno di sollecitare il Commissario Prefettizio della Città di Capaccio Paestum Lo Castro a sollevarmi dall’incarico lavorativo.
Il mio senso del dovere istituzionale, la mia esperienza professionale, mi hanno portato ad accettare questa sfida in un comune in condizioni di predissesto per errata gestione della contabilità armonizzata sin dal 2015».
Dopo la premessa, arriva la sofferta scelta: «Ho preso la decisione di lasciare il destino della gestione economica finanziaria della città di Capaccio Paestum a chi sarà magari più idoneo di me, e mi auguro più bravo». Non mancano, poi, le solite minacce: «Riservandomi – dice ancora – di adire alle vie legali per tutelare la mia immagine e la mia reputazione personale e professionale».
Capozzolo, successivamente, racconta parte della sua vita e dei suoi sacrifici di gioventù che lo hanno portato a studiare in remote località italiane dalle quali, per amore della cosa pubblica, è tornato in patria.
Il funzionario dimissionario, altra moda dei nostri tempi, evoca il Ventennio: «Purtroppo il nostro Cilento è vittima di un delirio di giustizialismo, per il quale si è pronti a condannare le persone a mezzo social senza conoscere niente, a predicare la propria idea come bene comune in una sorta di fascismo intellettuale che demolisce la democrazia».
Capozzolo, a proposito di amore per il territorio, è a processo per peculato nel suo ruolo di direttore dell’Agropoli Cilento Servizi con l’accusa, insieme al presidente Domenico “Mimmo” Gorga, essersi appropriato di soldi pubblici: «vendo la disponibilità del denaro gestito dall’Agropoli Cilento Servizi, si appropriavano della somma di euro 1.080,15 distraendola per finalità non istituzionali; in particolare disponevano il pagamento di fatture relative al rifornimento di carburante per veicoli non appartenenti all’Agropoli Cilento Servizi».
Nel mirino della Procura anche il pagamento di circa 1700 euro per una fattura relativa ad una cena avvenuta presso un ristorante della zona. Ma pure ulteriori risorse utilizzate per l’acquisto di panettoni «distraendole – stando al Pm – per finalità non istituzionali». Ma la colpa è di Antonio Iannone. “Il signor Capozzolo mi quereli pure”. Inizia così la nota del senatore rivolta al dimissionario funzionario contabile del comune di Capaccio Paestum Giuseppe Capozzolo. “Io esercito le mie prerogative parlamentari a tutela della Legge e del territorio. Faccio il mio dovere e non ho mai paura. Non capisco perché si dimette se si ritiene diffamato. Naturalmente mi riserverò di controquerelare per calunnia.
Forse questi Signori non hanno capito che la cosa pubblica è dei Cittadini non del Partito Democratico, famiglie, amici e ossequianti – aggiunge – i Parlamentari che si possono definire “i take” sono quelli che sono passati da Roma come turisti svedesi e che finito di fare i Parlamentari turisti gli è stato dato un incarico professionale sempre nel pubblico.
Lo so che non hanno lasciato neanche il ricordo ma alle competenze parlamentari (l’ufficio che paga gli stipendi) c’è traccia”.
Il riferimento, nemmeno troppo velato, potrebbe essere alla già deputata dem Sabrina Capozzolo che con Giuseppe non condivide soltanto il cognome. Una stoccata in piena regola, insomma, da parte del parlamentare salernitano che qualche giorno fa era intervenuto sulla questione di Giuseppe Capozzolo, assunto al comune di Capaccio Paestum come revisore contabile e dimessosi ieri proprio, a suo dire, a causa di Iannone.
Il direttore dell’Agropoli Cilento Servizi, che è a processo per peculato insieme al suo presidente Domenico “Mimmo” Gorga, ha rimesso nelle mani del prefetto l’incarico. Scelta, questa, che fa particolarmente discutere.