di Marina Pellegrino
Nell’anno del centenario del famoso direttore d’orchestra, pianista e compositore Leonard Bernstein, social network, riviste e programmi tv, sono inondati continuamente da video, interviste ed esibizioni che riguardano il musicista statunitense, volendone ricordare la bellezza della sua musica e il suo enorme talento. Tra le sue composizioni maggiori si presenta a pieno titolo l’operetta Candide, tratta d’omonima novella di Voltaire, che narra la storia del giovane e intelligente Candido, ospite del barone del castello di Thunder-tentronckh, studioso di filosofia e allievo del precettore Pangloss, già maestro di corte e uomo di grande saggezza e sapienza. Innamorato segretamente della bella figlia del barone, Cunegonda, Candido dedica le sue intere giornate allo studio e alla ricerca della vita perfetta da vivere “nel migliore dei modi e nel migliori dei mondi”, così come insegna la dottrina del suo maestro. Ma un giorno la sua routine viene interrotta dall’audace gesto d’amore da parte di Cunegonda: la ragazza prende l’iniziativa baciando il protagonista dietro un paravento, dopo aver visto il maestro Pangloss intrattenersi con una serva del castello dietro un cespuglio. Sfortunatamente, il barone scopre i due giovani e, accusando Candido d’aver sedotto sua figlia, lo caccia in malo modo dalle sue proprietà. Da quel momento inizia un lungo e sfortunato peregrinare per il mondo, durante il quale Candido si ritroverà prima arruolato nell’esercito di Federico II di Prussia per affrontare la guerra tra Bulgari e Avari, poi emigrato in Olanda, vittima del terremoto di Lisbona ed infine, dopo esser sfuggito alle torture della Santa Inquisizione e alle epidemie di malattie mortali a Parigi, rifugiato a Costantinopoli, per sposare finalmente la sua amata Cunegonda, incontrata per caso durante il suo lungo viaggio, e dedicarsi per sempre al lavoro manuale. Un viaggio attraverso il quale Candido capisce che la realtà non è come gli è stata spiegata, filosofeggiare è solo una perdita di tempo perché la vita perfetta non esiste, e che il lavoro rende davvero nobile un uomo. Un racconto sofisticato, ricco di disillusione e sconforto, caratterizzato da una serie di sfortunati episodi che si susseguono senza sosta, dai quali la penna di Bernstein cattura la continuità e la diversità, miscelando così vari stili musicali, dal classico al jazz, fino ad arrivare al musical, confezionando un’operetta dinamica, frizzante ed innovativa. Fin dall’Ouverture, Candide si presenta una composizione fuori da ogni stile, in pieno carattere di Broadway, con incipit di trombe squillanti e timpani, riconducibile al famigerato tema musicale del film Star Wars. Proseguono gli ottoni e il loro accompagnamento in stile rossiniano che fa da brillante tappeto al primo tema presentato dalla sezione degli archi, veloce e ritmicamente mai lineare, pieno di slancio e carica emotiva spiritosa. La geniale contrapposizione al tema è un divertimento musicale, ancora una volta ritmicamente diverso e frenetico, questa volta impreziosito da percussioni e interventi degli ottoni in controtempo alla melodia, creando una “musichetta” trascinante e divertente, con glissandi e abbellimenti, come se fosse sottofondo di una gag, quella stessa scena paradossale che si ritrova a vivere Candido in ogni sua sciagurata avventura, come se quasi qualcuno gli stesse facendo uno scherzo. Il secondo tema melodico, introdotto da un fugato affidato al flauto e al fagotto, con la coda di un solo del sopranino, è di pasta più morbida e dai valori musicali più distesi e lirici, i quali tessono un tema rotondo e in totale contrasto con la prima idea musicale, rappresentazione dello stesso contrasto di idee che vive Candido nell’ambito dell’intera novella. L’ultima parte dell’Ouverture, dopo la ripresa musicale del primo e del secondo tema melodico, è spensierata e frivola, eseguita da un basso perpetuo di un corno e un assolo del flauto, simulazione di un cinguettio femminile, tema che inoltre riproporrà all’interno dell’operetta nell’aria Glitter and be gay. Dal finale in accelerando e strepitante, con tanto di modalità “strappa-applauso”, l’Ouverture di Candide è il sorprendente preludio di un’opera senza precedenti che, attraverso le note, fa ridere e piangere, disperare e consolare, pensare e saper cogliere la nobiltà dalla quotidianità.