Salerno. Dopo quattro mesi di irreperibilità cominciano a piovere le prime tegole giudiziarie sulla testa dell’ormai ex latitante Sabino De Maio, ritenuto elemento di primo piano del clan camorristico “Giffoni-Pecoraro-Renna” operante nell’area a sud della provincia salernitana, da giovedì scorso rinchiuso nel carcere di Salerno. Dopo la notifica dell’ordinanza per la quale risultava ricercato, ieri mattina, i Carabinieri della stazione di Montecorvino Rovella, diretti dal Maresciallo Angelo Solimene, hanno provveduto alla notifica di un provvedimento di carcerazione emesso nei confronti del bpss Sabino De Maio dalla Corte di Appello di Salerno. Il provvedimento è stato adottato a seguito delle numerose segnalazioni inoltrate dai Carabinieri di Montecorvino circa reiterate inosservanza da parte del pregiudicato degli obblighi derivanti dalla misura cautelare della presentazione alla Polizia Giudiziaria alla quale era sottoposto prima di rendersi irreperibile. Come si ricorderà il 34enne Sabino De Maio era stato arrestato lo scorso 15 novembre mentre stava per costituirsi presso il carcere di Fuorni a Salerno. La carriera criminale del giovane boss è iniziata molto presto. Annovera nel suo curriculum criminale numerosi arresti per reati in materia di armi e stupefacenti, rapina, estorsione. Approfittando di un vuoto di potere nella zona della Piana del Sele e dei Picentini p riuscito in breve tempo a radunare attorno alla sua figura criminale, diversi soggetti fedelissimi del clan Pecoraro-Renna. Insomma, a 34 anni, stava tentando di ricostruire il sodalizio criminale con estorsioni agli imprenditori, prendendo in mano il mercato della droga, del gioco d’azzardo e dei videopoker. In poco tempo è divenuto un elemento di spicco del clan “Giffoni-Pecoraro-Renna”, egemone nella Piana del Sele in particolare nei comuni di Battipaglia, Eboli, Montecorvino Rovella e Capaccio. La sua azione di ricostruzione del clan è riuscita grazie alla sua indole violenta e la sua spregiudicatezza. Era temuto dai suoi stessi affiliati. A capo dei “fedelissimi” che hanno deciso, assieme a lui, di continuare l’azione del clan camorristico, si è posto a capo della nuova associazione per delinquere di stampo camorristico. Un nuovo clan emergente che riprende le mosse dal vecchio clan che ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella zona a sud di Salerno ed in particolare nella Piana del Sele e nei Picentini. Il clan, prima del blitz del luglio scorso che portò in carcere i suoi sodali, aveva iniziato il nuovo corso dell’associazione camorristica con le estorsioni ad imprenditori della zona, ma anche con reati in materia di armi, incendio ed illecita concorrenza. Per il clan e per Sabino De Maio è stato contestato anche l’articolo 7, aggravante specifica prevista per chi commette delitti punibili con pena diversa dall’ergastolo al fine di agevolare associazioni a delinquere di stampo mafioso-camorristico.
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