di Ambrogio IettoSalerno e i centri più popolosi della provincia salutano l’avvio ufficiale dell’anno scolastico in Campania nel modo proprio, tipico di tutti i giorni dell’anno in cui le scuole funzionano con regolarità . In concreto gli abitanti di Salerno, Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore, Sarno, Scafati, Angri, Pagani, Mercato San Severino, Battipaglia, Pontecagnano, Eboli, Agropoli e di diverse altre località minori, anche se non hanno congiunti direttamente coinvolti nel sistema scolastico in qualità di docenti, di impiegati o di allievi, dal suono frenetico e ripetuto dei clacson e dal frastuono derivante dall’ingolfamento delle auto deducono che le scuole finalmente riaprono i battenti. Se si trattasse di manifestazione collettiva di gioia il caos di oggi risulterebbe davvero gradito. La realtà , purtroppo, è ben diversa in quanto il traffico imballato sarà una costante che si riproporrà secondo i normali ritmi del calendario scolastico. Esso, però, a ben riflettere, rappresenta un insieme di suoni, di rumori, di voci che fa da sfondo, da accompagnamento ad un’attività , quella dell’insegnare e dell’apprendere, che per ottenere risultati fecondi dovrebbe essere svolta all’insegna della gioiosa scoperta, del piacere di intraprendere e di continuare l’avventura verso la conoscenza, di un fare operoso, sviluppatosi anche in forma ludica, che consenta con gradualità di conquistare e di affinare le tanto auspicate competenze. Il bambino che oggi effettua il suo esordio nella scuola dell’infanzia o in quella primaria vive profonde, intense emozioni che vanno canalizzate verso ben dichiarati obiettivi formativi. Anche lo studente che oggi si ritrova nel gruppo – classe dell’anno scorso, con un livello in più di progresso nella carriera scolastica, raggiunge il piano dell’edificio dove è collocata l’aula di riferimento con un non trascurabile tasso di emotività . Per l’allievo esordiente e per lo studente prossimo al conseguimento della maturità il ritorno a scuola si accompagna, comunque, a dinamiche affettivo – relazionali senza dubbio differenti ma egualmente intense, fortemente partecipate. In comune piccoli e grandi vivono il desiderio dell’incontro con figure significative, la speranza di poter contare su testimoni – modelli del loro percorso di vita e di studio. Anche i loro genitori, almeno quelli più alfabetizzati, si sono preoccupati di chiedere informazioni, di acquisire notizie e referenze su questo o su quel docente di questa o di quella scuola. Una giusta preoccupazione la loro perché , purtroppo, anche gli attori del sistema scuola (dirigenti, docenti, direttori dei servizi amministrativi, impiegati di segreteria, collaboratori/bidelli ), come avviene in tutti i settori della pubblica amministrazione, non sono tutti uguali per studi compiuti, formazione acquisita, competenze affinate, livello di motivazione, attitudini professionali, stile e modo di essere e di interagire col prossimo. In Italia non è possibile affrontare seriamente il problema del merito. Guai a parlarne. La parificazione qualitativa e il livellamento retributivo costituiscono tabù tanto che né un governo politico né un esecutivo tecnico riescono a manifestare un minimo di coraggio per affrontare nel migliore dei modi questo non semplice problema. Ma non sono nemmeno uguali i genitori, i più sempre pronti a mettere sotto accusa la scuola e i suoi operatori ma incapaci di essere modelli significativi per il difficile itinerario formativo intrapreso dai rispettivi figlioli. Da giorni quotidiani nazionali e regionali evidenziano carenze e difficoltà di avvio dell’anno scolastico. E’ la litania di sempre, di ogni vigilia di riapertura delle scuole. Di certo oggi i limiti e le sofferenze sono maggiori degli anni scorsi perché anche la scuola vive le difficoltà proprie della crisi economica. Si scrive anche della mancanza in molte scuole dei dirigenti scolastici. Ad onor del vero il direttore dell’ufficio scolastico regionale, con un recente provvedimento, ha disposto la destinazione dei dirigenti anche presso le scuole cosiddette sottodimensionate. Ma sia ben chiaro che la situazione determinatasi è il prodotto della corale responsabilità di pubblici amministratori, politici, sindacati della scuola e diretti interessati che per anni hanno preferito non dar corso a precisi adempimenti di legge per lasciare inalterata la situazione. E’ dal 1998 ( DPR n. 233 ) che si doveva provvedere al dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Ai richiamati soggetti è convenuto tirare a campare e a dilazionare l’implementazione delle molte norme che, al riguardo, si sono succedute. Anche quelle più recenti sono rimaste in buona parte disattese anche quando sono state avanzate proposte di pregevole fattura come quella coordinata dalla dr.ssa Anna Rita Carrafiello, dirigente dell’istituto comprensivo di Oliveto Citra, per la rete scolastica dei Comuni del Medio e dell’Alto Sele. La presa in considerazione del criterio della onnicomprensività verticale avrebbe consentito, infatti, il mantenimento di scuole autonome e la presenza di un dirigente titolare. Politici e pubblici amministratori continuano a relegare all’ultimo posto i problemi della formazione delle giovani generazioni. Proprio ieri l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto ha evidenziato come la quota di spesa pubblica dedicata al sistema scuola in Italia è pari al 9%, la seconda più bassa tra i paesi industrializzati. Le scelte della politica sono subordinate alle priorità indicate dall’elettorato. Quindi è solo dalla stessa scuola che può partire un movimento di opinione finalizzato a far comprendere, in primo luogo, ai genitori degli alunni la priorità che assume la formazione nel processo di costruzione e di definizione dell’identità culturale e professionale dei giovani. Ed è proprio agli allievi, dai piccoli della scuola dell’infanzia ai futuri maturandi del secondo ciclo, che va l’augurio nostro e del giornale. La vita è continua competizione. Vi si prepara prendendo atto del valore della cultura e del piacere di arricchirla durante l’intero corso della propria esistenza.
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