Sarà la “questione Bogart” uno dei primi punti all’ordine del giorno dell’assemblea della nuova associazione di quartiere della zona di via Vernieri. Si fa largo una storica problematica che ritorna alla luce e all’attenzione della gente al termine di ogni estate: si tratta dell’apertura del Bogart, storica discoteca in via Rafastia, tanto discussa per le serate rumorose e per le vicende di violenza. Si dà il via perciò ad una nuova associazione, che questa sera vedrà il completamento delle cariche, per discutere delle diverse problematiche del quartiere, in cima a tutte, quella di una delle discoteche più note della città. Pare che al locale in questione manchino alcuni parametri normativi, a partire dai decibel della musica che nelle sere invernali si sparge per le strade disturbando il sonno dei residenti vicini, giovani che bevono ubriacandosi e lasciando devastata la zona il mattino dopo, citofonando ai portoni, addentrandosi nelle scale dei palazzi e usando spesso questi come deposito per oggetti personali. Sembra però che i giovani frequentatori del locale di Maurizio Maffei non siano gli unici a comportarsi in modo scorretto nei confronti dei residenti: a testimonianza di ciò ci sono le parole di Francesco Rainis (nella foto), portavoce della neonata associazione in cui ricopre l’incarico di segretario. Rainis è residente nel palazzo adiacente al locale e la sua abitazione affaccia proprio sulla struttura del Bogart e in direzione della canna fumaria che rilascia esalazioni insopportabili. «La situazione è ormai intollerabile, dalle 22 alle 5.30 del mattino siamo costretti a sentire la musica. I ragazzi che si ubriacano, vomitano davanti ai nostri portoni, citofonano alle 4 del mattino per riprendersi i giubbini depositati nel portone e poi fuggono via intasando la strada, non rispettando i sensi di marcia e suonando il clacson per tutta la notte. Tremano perfino i vetri delle finestre perché non sono rispettati gli spazi previsti dalla legge». Si chiede il diritto di riposare; pare addirittura che non ci siano le uscite d’emergenza obbligatorie per legge. «Come se non bastasse anche gli impiegati nella discoteca non sono più rispettosi dei loro utenti: lasciano la macchina in seconda fila bloccando una traversa, hanno il deposito personale scendendo le scale sotto al palazzo e per due giorni hanno rilasciato nell’androne circa cinquanta sedie. Il secondo punto d’appoggio è al secondo piano e spesso alle 2 di notte si sente il rumore dei dipendenti che trascinano sedie tavoli e altro per tutte le strade. Non si può chiudere occhio». Al momento, nonostante i solleciti all’amministrazione sia del locale che cittadina, tra cui quella del consigliere comunale e presidente della commissione politiche sociali Luciano Provenza che presenterà una interrogazione al proposito, nessuno sia accorso all’appello per capire la problematica. Francesca D’Elia
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