“È qualcosa che avrebbe dell’incredibile in ogni altra parte di Salerno, tranne che per Giovi”. Lo ha dichiarato amareggiato, l’avvocato Vincenzo Benvenuto, candidato con la lista “Terra Libera” per Simona Scocozza sindaco nonché segretario di Rifondazione Comunista Salerno. Avvocato, cos’è che la amareggia? “La cruda constatazione che pur nella periferia dell’Impero c’è qualche parte più periferica della stessa periferia. Mi spiego: Giovi, che pur essendo formalmente e amministrativamente Salerno (tra l’altro, con balzelli e imposte pressoché analoghe a quelle del centro città) viene ignorata da decenni dall’amministrazione comunale, ha, in alcuni rioni, delle situazioni addirittura peggiori di quelle già normalmente deficitarie che la caratterizzano”. Ci può fare un esempio? “Il sistema fognario. Le fognature dovrebbero essere uno di quei diritti fondamentali garantiti a qualsiasi cittadino. E invece, in alcune strade di Giovi, anche popolose, ci sono ancora le cosiddette vasche di raccolta delle acque luride che ogni 7-10 giorni si riempiono e che i solerti cittadini devono provvedere a svuotare, con costi sicuramente non irrisori”. Cioè, Lei ci sta dicendo che in alcuni rioni di Giovi non ci sono le fognature? “Proprio così. Per la serie: Salerno è una città europea come decantano a ogni piè sospinto il tonitruante Governatore e i suoi accoliti; ora, se Giovi è Salerno (come, in effetti, è), allora, di conseguenza, anche Giovi dovrebbe essere una “città” europea. Dovrebbe, per l’appunto. Perché, in tutta sincerità, non esiste una sola città, anche solamente non del terzo mondo, in cui manchino le fognature”. Quindi? “Quindi la verità è che, per quanto riguarda quelle che io amo definire “le periferie dell’Impero” (Giovi, le frazioni alte, ma anche molti quartieri più o meno centrali di Salerno abbandonati a loro stessi), non c’è alcuna Europa che tenga. Si tratta, in molti casi, di avamposti desolati, derelitti, alla mercè dell’imbonitore di turno. Perché una cosa è chiara: queste periferie sono puntualmente terra di conquista da parte del demagogo di turno che, in prossimità della scadenza elettorale promette la qualunque, per poi, non appena incassato il voto con mirabolanti moltiplicazioni di pane e pesci, fregarsene bellamente”. La polemica è solo contro i candidati esterni al territorio, allora? “Purtroppo no. E questa cosa, mi creda, mi fa una rabbia indicibile. È accaduto, accade ancora, che pure i figli di queste terre, a volte, non abbiano il coraggio di farsi portavoce dei bisogni della collettività”. In che senso? “C’è chi vorrebbe amministrare Giovi come si farebbe con il centro città: con pazienza, cercando di trovare il momento opportuno, sforzandosi di non alterare troppi equilibri che potrebbero nuocere alla propria carriera. Poi c’è chi pensa che basta qualche intervento di manutenzione pubblica, un po’ di festoni a destra e a manca, per aver acquisito, vita natural durante, il diritto al voto dei giovesi. Io, invece, ritengo che di fronte alla violazione dei più basici diritti della cittadinanza come, per l’appunto la mancanza delle fognature in alcuni rioni, il politico di turno non possa fare tattica o speculazione elettorale. Bisogna fare il diavolo a quattro, ecco cosa si deve fare. E se poi tra cinque anni non si dovesse essere rieletti per una sorta di ostruzionismo politico, poco male. Il consigliere comunale, l’assessore sarà almeno in pace con la propria coscienza e rispettoso del mandato elettorale conferitogli dagli elettori. Le sembra poco?” Se ce la facesse a diventare consigliere, allora, sarebbe un consigliere “da barricata”? “Sinceramente, non lo so. So solo che mi sforzerei di servire la mia città e, soprattutto, le periferie più bistrattate di Salerno. Se poi la vuole sapere tutta, a me, quando sento parlare di “rivoluzione gentile”, di “riformismo civico” con riferimento a una realtà come Giovi in cui, molto spesso manca anche il necessario, viene da ridere. Quando non c’è niente, la rivoluzione dev’essere per forza scostumata, irriverente. Altrimenti è pura gestione del potere e presa in giro degli elettori.Mi parlava di barricata? Ebbene, Lenin diceva che nei momenti critici, chi decide di non schierarsi, chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è proprio la barricata”. l
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