In provincia di Salerno e più precisamente a Bellosguardo, c’è qualcuno che ha raccolto storie di uomini e cose, facendone un museo. Un’opera lodevole condotta con passione da un uomo che ha voluto dedicare parte del proprio tempo a far rivivere la storia di una comunità da sempre legata al proprio territorio. Edilio Croce è l’autore di questa encomiabile iniziativa che attira da tempo l’attenzione di scolaresche e visitatori stranieri, nell’ambito di un progetto di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico di questa ridente zona del territorio salernitano. Un’opera iniziata soprattutto per riconoscenza al suocero, che il caso ha voluto avesse il suo stesso cognome. Luigi Croce, simbolo della civiltà contadina e della rivincita sui padroni, poco prima della morte confidò a Edilio la storia contadina e i sacrifici che aveva compiuto per il bene della famiglia e della sua comunità. Dunque, un museo ispirato alle tradizioni culturali e storiche di questo centro dell’alto Cilento, che vuole far conoscere le persone, i mestieri, i lavori, gli strumenti e gli utensili che sono stati alla base delle società contadine locali. Un’attivista e ricercatore della cultura rurale delle campagne meridionali, che ha organizzato un progetto avvalendosi delle sperimentazioni e delle memorie storiche di un mondo agricolo e montano che non esiste più, le cui tracce, per non essere disperse, sono state accuratamente ricomposte e conservate in una catalogazione che ricorda i sacrifici degli uomini di un tempo. Edilio Croce si è sentito erede di un testamento morale con il forte bisogno di immortalare, in questa sorta di museo, i ricordi, i fatti e le cose in omaggio al suocero, con il paziente lavoro della moglie Carolina e dei figli Antonella e Giuseppe, ricomponendo una storia che oggi appare piena di nostalgia. Edilio ci mostra il famoso testamento che il suo caro suocero gli consegnò poco prima della sua morte: “Esso mi confidò – dice Edilio – come l’emigrazione in Svizzera fu per lui un momento traumatico e pieno di sofferenza; un doloroso distacco dalla sua famiglia e dalla sua terra, che però nascondeva tanto orgoglio e tanti sogni nel cassetto. Mi raccontò storie e aneddoti di Bellosguardo e dei suoi concittadini, della miseria che aveva vinto grazie ai tanti sacrifici, e delle tante battaglie contro le ingiustizie. L’occupazione delle terre, per mio suocero, fu la cosa più giusta e naturale, e le parole come “assignurì” e “salariato”, che ricordavano quel segno di accondiscendenza, dovevano essere finalmente dimenticate. Una battaglia indolore che si vinse con forza e caparbietà”. Bellosguardo, un territorio che comprende un’area montuosa, all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, chiamato così in virtù del panorama che si può ammirare dalla collina del paese, conserva un aspetto integro di un comprensorio ricco di storia e ricordi, che Edilio, la moglie e i figli vogliono sapientemente valorizzare con un’attività che sia un rilancio della cultura locale. Da questi presupposti nasce una tenuta che offre ai visitatori e alla clientela un luogo caratteristico e accogliente per la degustazione di prodotti culinari tipici del Cilento, arricchito da un museo arredato con essenziali arredi di fine Ottocento e inizio Novecento, attrezzi per lavorare in campagna, mobili d’epoca, tra cui l’armadietto farmaceutico del 1948 con ancora la boccetta del chinino con il quale si curava la malaria, suppellettili d’epoca, fotografie e testimonianze scritte. Colpiscono le grandi valigie di cartone pressate, che restituiscono un senso di memoria in un’atmosfera di secolarismo, offrendo con il silenzio del posto un’ospitalità e un’attrazione unica e quasi fiabesca: “un omaggio ai nostri genitori e ai tanti emigrati che dall’inizio del Novecento, alla ricerca di fortuna, lasciarono questa terra per il Nord Europa e per le lontane Americhe”, raccontano commossi Edilio, la moglie e i suoi due figli. La civiltà contadina nel Cilento rappresenta una parte fondamentale della storia e della cultura di questa regione della Campania, caratterizzata da un forte legame con la terra, i suoi ritmi stagionali e una tradizione di lavoro agricolo che si è tramandata per secoli. Il Cilento, una delle aree più suggestive e ancora in parte incontaminate del sud Italia, ha visto svilupparsi una civiltà contadina strettamente legata ai suoi paesaggi naturali, alle tradizioni agricole e al rispetto per l’ambiente, di una zona che però tramanda una storia di stenti e sacrifici, da cui possiamo trarre notizie in questa suggestiva pinacoteca, che Edilio ha voluto abilmente creare. Qui si possono osservare i primi pionieri di un’epopea che ha cambiato il destino di un paese, le immagini di sarti e ciabattini, personaggi e scene di vita quotidiana, ambienti domestici, cucine e camere da letto, il tutto sullo sfondo di una cultura contadina che, con le sue usanze e i suoi riti, dall’uccisione del maiale alla lavorazione del vino e dell’olio, offre una visione di una tradizione che si trasforma in accoglienza e turismo. “Il mio unico scopo è quello di custodire e tramandare quel mondo attraverso il quale anche la nostra storia è passata. Voglio farlo conoscere ai giovani che non hanno conosciuto queste realtà e voglio ricordarlo a coloro che, avendole vissute, le stanno dimenticando”, conclude Edilio Croce in questo breve racconto che ci ha letteralmente emozionato e che abbiamo voluto velocemente riportare su queste righe di giornale per offrire anche noi un po’ di visibilità a questa opera ammirevole ed encomiabile.
Giuseppe Sanfilippo