di Francesco Carriero
«L’unica cosa positiva di abitare al Crescent è che da lì la struttura non si vede». Parola di Tommaso Montanari, storico dell’arte presso l’Università Federico II di Napoli ed autore del libro “Istruzioni per l’uso del futuro”, presentato ieri pomeriggio presso il Museo Diocesano di Salerno, nel evento organizzato dall’associazione Italia Nostra e dalla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Artistici. Montanari, dopo aver denunciato nelle sue precedenti fatiche letterarie, i “disastri” compiuti dalla politica culturale del nostro Paese (famoso il caso da lui sollevato riguardante i furti di libri antichi presso la Biblioteca dei Girolomini), “passa la palla ai cittadini”, che devono per primi acquisire consapevolezza del nostro patrimonio ed imparare a difenderlo. Il volume, quindi, è un “alfabeto civile” che detta le linee di comportamento che tutti (in primis il popolo a cui i beni appartengono) dovrebbero seguire per salvaguardare il nostro patrimonio culturale. Viste le continue mancanze delle istituzioni preposte alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e paesaggistico, dalla minaccia delle speculazioni, sempre più spesso tale missione viene abbracciata dalla associazioni di cittadinanza attiva a cui le 21 idee di Montanari sono rivolte. Tra i tanti argomenti trattati nel libro un passaggio è stato dedicato al Crescent salernitano, sul quale l’autore esprime tutto il proprio dissenso: «I cittadini salernitani – spiega Montanari – devono continuare con la loro disobbedienza civile e proseguire con la loro battaglia legale. Il Crescent è lì perché le istituzioni e gli organi preposti, Soprintendenza in primis, non hanno fatto il loro dovere, procedendo alla costruzione senza permessi ed inseguendo solo interessi di natura economica. La struttura è abnorme e mette completamente in discussione il patrimonio paesaggistico della zona. Il tutto si riduce ad un grande abuso che farà da casa sul mare a super ricchi, magari camorristi, il cui unico vantaggio sarà il non vedere il Crescent dalle loro abitazioni. Credo che anche gli architetti, al pari dei medici dovrebbero fare una sorta di giuramento di Ippocrate per evitare tale situazioni e mi meraviglio come Bofil abbia potuto pensare di collocare sul mare un tale colosso».
Ma i problemi del patrimonio artistico salernitano non si fermano alla spiaggia di santa Teresa: tante parti del centro storico sono ancora in mano all’incuria e al degrado. Per salvare il cuore antico di Salerno, Montanari detta la sua ricetta: «Non bisogna trasformare i centri – continua – in musei, ma restituirli all’uso quotidiano dei cittadini. Gli esempi di Venezia e Firenze non sono da percorrere. Purtroppo però non c’è l’interesse, soprattutto economico, da parte dei nostri amministratori, di recuperare gli edifici già esistenti, nonostante i dettami provenienti anche dalle associazioni dei costruttori».
Sono quindi i salernitani che devono per primi impegnarsi a recuperare e difendere il patrimonio artistico, storico e paesaggistico di cui la città è ricca, partendo proprio dall’acquisizione della consapevolezza di quanto questi beni siano importanti per la costruzione del nostro futuro.