di Oreste Vassalluzzo
BATTIPAGLIA. Vincenzo Tancredi, tecnico ed esponente del Pd, è stato vicesindaco con delega all’urbanistica dell’amministrazione comunale guidata da Giovanni Santomauro. Uno come lui di Puc e di urbanistica se ne intende. Ed è per questo che, dopo l’annuncio del commissario prefettizio Mario Rosario Ruffo dell’intenzione di approvare il preliminare del Puc di Battipaglia e la presentazione del progetto, all’ex vicesindaco abbiamo rivolto qualche domanda sul futuro urbanistico della città della Piana del Sele.
Il lavoro dell’amministrazione a che punto si è fermato sul nuovo Puc?
«Il lavoro sul PUC si è fermato il giorno 8 maggio 2013 tengo a precisarlo in quanto era punto primario dell’amministrazione e quindi ordine fisso del giorno. Quano si è fermato si era in attesa di poter visionare gli elaborati del preliminare preparati dagli uffici, poterli discutere e condividere, infine portarlo in adozione».
Cosa pensa dei progetti inseriti dall’ufficio di piano nel nuovo sviluppo urbanistico di Battipaglia?
«Ritengo questo preliminare un buon stato di fatto, una fotografia della nostra città, con alcune indicazioni. Siamo fermi ancora alla presentazione di qualche giorno indietro, ora la discussione politica dovrà essere nel merito per individuare concretamente quelle indicazioni che abbiamo sempre cercato di ricostruire nel Puc. Recupero standard di vivibilità; Rispetto dell’ambiente; Valorizzazione dei settori produttivi. Ecco questo è il lavoro che abbiamo provato a realizzare; far vivere e percepire questo strumento come una grande occasione per rendere più vivibile e più bella la nostra città».
Da assessore all’urbanistica quali erano le direttive su cui stava lavorando?
«Le direttive erano quelle elencate nel documento linee guida del Puc abbondantemente condivise da tutte le forze politiche attraverso il laboratorio e successivamente con l’approvazione in consiglio comunale. Oltre al confronto del processo partecipato dei laboratori dei quartieri che ha visto il coinvolgimento dei cittadini, imprenditori e associazioni. Oltre a quanto già approvato attraverso altri strumenti urbanistici vedi Pua etc…».
Come considera la realizzazione di 1600 nuovi alloggi in città?
«Il numero previsto degli alloggi è dipeso in gran parte dalla Provincia, credo personalmente in questa attribuzione sia anche assenza della politica. Nella fase tecnica amministrativa è mancata o non sollecitata abbastanza la fase di concertazione e di dialogo con la Provincia. Il dato numerico dei 1600 alloggi non è da considerare se sono tanti o sono pochi, ma è da indirizzare. E’ capire quale tipo di politica alloggiativa/residenziale vogliamo realizzare, rispondere ai bisogni veri della nostra città. Si è sempre lavorato per indirizzare questo lavoro alle famiglie monoreddito e giovani coppie. Bisogna far si che ci sia un vero mercato economicamente sostenibile».
Critiche sono giunte sulla sostenibilità economica del nuovo Puc. Cosa ne pensa?
«Le condivido a pieno. La sostenibilità di un Puc passa attraverso il dialogo e l’incontro tra tutte le parti interessate/coinvolte. La parte politica deve ascoltare e trasformare i bisogni della città (parte pubblica) traducendo le linee tracciate sul Puc, con il confronto e il mitigare della loro realizzazione con la parte privata. E’ fondamentale e indispensabile una nuova sinergia pubblico/privato senza confusione dei ruoli. Il Puc presentato è molto basato sul discorso perequativo, la perequazione si giustifica quando il pubblico incontra il privato e mette insieme necessità con i costi e con i ricavi».
Il preliminare presentato è in linea con quelli che sono stati gli intendimenti della politica?
«Non credo che il preliminare di Puc, come giusto che sia, possiamo ritenerlo esaustivo. La politica avrebbe dato nella elaborazione un preciso indirizzo e come già dimostrato attraverso gli atti propedeutici della partecipazione, avrebbe tenuto in debita considerazione le osservazioni, aprendo un confronto con tutte le parti. La risultanza sarebbe stata il documento finale Puc di Battipaglia. Oggi il percorso è in parte diverso, con la presentazione del preliminare si apre per la prima volta un processo dedicato al confronto e alla discussione».
Cosa si potrà cambiare successivamente all’approvazione di questo preliminare?
«Certamente laddove questo dovesse essere il nuovo Puc di Battipaglia, dobbiamo ricordare che il PucC non è uno strumento immutabile nel tempo, infatti da sempre esistono le varianti. Non dimentichiamo poi che esistono le leggi sovracomunali che di volta in volta possono anche stravolgere il Piano Urbanistico. Ma soprattutto dobbiamo considerare i cambiamenti veloci di una città e di una comunità che possono di volta in volta far nascere nuove esigenze nel disegno strutturale di un territorio».
La prossima amministrazione sarà obbligata a seguire la strada già tracciata?
«Di certo questo Puc non sarà fatto per essere un quadro per una mostra d’arte, avrà come ovvio riflessi sulle future amministrazioni, per questo è indispensabile un confronto e una partecipazione nel merito affinché possa essere uno strumento largamente condiviso da tutti gli attori sociali, economici e politici della città. Ma ancor di più sarà una strada che accompagnerà la vita dei nostri figli ed è per questo che dobbiamo avere in questo strumento la visione della città che a loro lasceremo in eredità».