di Peppe Rinaldi
Si dice che la gratitudine sia il sentimento del giorno prima. Vero. Ora, parafrasando questo motto più o meno popolare, si potrebbe continuare dicendo che la resipiscenza sia giocoforza il sentimento di quello dopo: cioè, finché non succede un guaio o sorge un problema, nessuno ha nulla da obiettare su questa o quell’altra persona, su questo o quell’altro fatto, pur in presenza di elementi che indurrebbero a farlo. Potrebbe essere questo il paradigma per il quale il Cda della Banca Magna Grecia, cioè la banca «targata» Alfieri, in questi giorni è impegnato in un complicato braccio di ferro per la rimozione del presidente. Il presidente chi è? Lucio Alfieri, fratello del più noto Franco, ambedue figure di peso sullo scenario territoriale che non necessitano di troppe presentazioni, almeno per i nostri scafati cinque lettori.
Gli è che l’organo principe dell’amministrazione bancaria stia pressando da settimane ma Alfieri pare che da quell’orecchio non ci senta. Normale dialettica interna ai sodalizi umani? Certamente, il che non significa che non possa celare dettagli e particolari di pubblico interesse, non foss’altro per il ruolo decisivo che questa banca ha esercitato sull’ambito di riferimento, vale a dire il Cilento e parte delle aree finitime. Un centinaio di punti Bancomat, una cinquantina di sportelli, senza dire del volume d’affari e di raccolta finanziaria, ne fanno un pezzo importante della realtà viva di un pezzo di società, specie dopo la recente, dibattuta fusione con un altro istituto di credito cooperativo del Vallo di Diano.
Dopo la caduta degli dei
Dal sito web dell’istituto di via Badolato in Vallo della Lucania, si apprende che i membri del Cda sono Pasquale Gentile, Francesco Paolo Ianni, Rosa Lefante, Eliseo Marcello Mango, Anna Nigro, Vincenzo Passaro, Domenico Priore, Vito Saggese e Celestino Sansone. La presidenza, abbiamo detto, è di Lucio Alfieri mentre il vice presidente vicario è Pasquale Lucibello (fratello dell’avvocato Giuseppe, divenuto famoso durante Tangentopoli per via dei legami con l’allora discusso pm milanese Di Pietro), il vice presidente ordinario è Giuseppe Tuozzo. Bene, sembra che oggi sia in corso una piccola guerra per far dimettere Alfieri. Perché? Verrebbe da pensare che tutto dipenda dalla caduta cilentana degli dei azionata lo scorso anno dalla rediviva procura della repubblica (prima dell’arrivo di Borrelli al vertice dell’ufficio di Salerno erano impensabili certe direttrici di indagine, il problema potrebbe ripresentarsi, forse, quando se ne andrà a Reggio Calabria a settembre), quando le manette sono scattate ai polsi del celeberrimo Franco e tutt’oggi allacciate, sebbene a domicilio. Con qualche elemento aggiuntivo che tende a modificare le coordinate generali: l’ispezione straordinaria della Banca d’Italia, data per imminente. Spesso, in Italia, le ispezioni sono una specie di barzelletta, blande, a volte perfino annunciate via telefono agli ispezionati, questo almeno finché il gioco non si fa duro, come pare stia accadendo nel nostro caso visto che la pressione per le dimissioni aumenta. Cosa cercheranno gli ispettori ovviamente non possiamo saperlo, almeno non ancora, di (quasi) certo c’è solo che la cosa sta creando malessere nell’istituto e la legittima, quanto ovvia, resistenza di Alfieri non fa che accrescere la curiosità.
Il caso Iccrea
Il 21 maggio scorso questo giornale ha pubblicato la notizia che Lucio Alfieri si sia dimesso o sia stato dimissionato, come si dice, dal Cda di Iccrea, l’associazione che riunisce le banche di credito cooperativo della Campania. Il braccio economico-finanziario del clan Alfieri – absit iniuria verbis – aveva la delega di responsabile del controllo sugli affidamenti bancari del parco clienti, l’area forse più sensibile perché è lì, cioè dove si stabilisce quali soggetti siano meritevoli di essere finanziati e in che termini, che si possono decidere le sorti di una banca; ed è sempre lì che è possibile fabbricare clientes fidelizzati che, poi, tra molto altro garantiranno ritorni non solo economici ma pure politico-elettorali. Nulla di strano, succede in qualunque banca del mondo, c’è poco da fare i moralisti, si sa che le banche non sono enti di beneficenza: il punto è fin dove ci si spinge o fin dove ti si consente di spingerti. Probabilmente Lucio Alfieri s’è spinto oltre qualche limite, oppure i fisiologici e onnipresenti «nemici» non aspettavano occasione migliore per regolare i conti. Tutto può essere ma il quadro non cambia in rapporto all’attualità.
La traiettoria multipla delle indagini
Da quel che risulta a chi scrive, il cerchio ora si sta stringendo e la traiettoria dei guai potrebbe aver puntato verso la Magna Grecia. Sembra che la morsa giudiziaria non si sia accontentata di trattenere direttamente il capoclan o, meglio, che questa morsa sia stata multipla e tuttora montante, come qui supposto sin dai giorni successivi all’arresto dell’allora presidente della Provincia di Salerno: cioè la «banca Alfieri», vero motore dell’apparato di potere familiare esercitato spesso accanto alle insegne dell’immancabile Pd – ma se fosse stato un altro partito a gestire la cosa pubblica in questi anni sarebbe stato lo stesso, più o meno – offre ulteriori spunti di intervento agli organi di controllo. Ci sarebbero, ad esempio, situazioni complicate in un piccolo centro del Vallo di Diano, da qualche tempo in fase di accertamento, che potrebbero influire sulla dinamica in corso nella banca. Poi, ci sono altri organi istituzionali ad essersi mossi negli ultimi tempi, condendo la pietanza di nuovi ingredienti potenzialmente indigesti: di qui, si presume, il ritrovato interesse della Banca d’Italia.
Infine, la contorta vicenda dell’Unione dei Comuni dell’Alto Cilento, dove la Banca Magna Grecia risulta tesoriere al pari di numerosi enti locali (consultare l’archivio di questo giornale per farsene un’idea), non solo costringe ad interrogarsi sulla tecnica di lavoro della Corte dei Conti, che spesso arriva quando il cadavere è già a terra da tempo, ma costringe pure a farsi domande sull’apparato interno di quest’altro Moloch di via Nazionale a Roma.





