Azione –Pd: Calenda lascia la coalizione: «Mi sono un po’ perso. Alleanza fatta per perdere male» - Le Cronache
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Azione –Pd: Calenda lascia la coalizione: «Mi sono un po’ perso. Alleanza fatta per perdere male»

Azione –Pd: Calenda lascia la coalizione: «Mi sono un po’ perso. Alleanza fatta per perdere male»

di Arturo Calabrese

Era nell’aria. Carlo Calenda lascia la coalizione col Partito Democratico alla quale aveva aderito nei giorni scorsi. Il Pd aveva trovato una quadra +Europa, Sinistra Italiana e addirittura Impegno Civico di Luigi Di Maio e di un redivivo Bruno Tabacci. «Non mi sento a mio agio con questo – dice il numero uno di Azione – non c’è dentro coraggio, bellezza, serietà e amore a fare politica così ho comunicato ai vertici del Pd che non intendo andare avanti con questa alleanza. Alla vigilia di queste elezioni, ho intrapreso un negoziato col Partito Democratico e non ho mai voluto distruggere. Con Letta abbiamo iniziato un negoziato per costruire una alternativa di governo, ma mano a mano si univano pezzi che stonavano. Oggi – aggiunge – mi trovo a fianco a delle persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi. Mi sono un po’ perso. Nei giorni scorsi sono andato da Enrico Letta e gli ho proposto di fare un’alleanza netta e che rinunciavo ai collegi, avrei accettato anche solo il 10%. È stata una decisione sofferta – conclude – coalizione fatta per perdere male». Di contro, i Dem fanno ciò che a loro riesce e cioè attaccare. «Il segretario Enrico Letta ha fatto il possibile per un’alleanza ampia, alternativa ai populisti – dichiara Piero De Luca – Calenda ha scelto una strada diversa, incoerente con l’accordo sottoscritto solo poche ore fa, facendo un regalo alla destra. Il Pd continuerà a lavorare per il bene del Paese». «Noi andiamo avanti per la nostra strada che è sempre la stessa – interviene la ormai ex capogruppo alla Camera Debora Serracchiani – puntare ad un’Italia più giusta, più verde, più europea, più inclusiva, più decisa nella lotta alle disuguaglianze. Calenda ha cambiato idea. Noi consideriamo il suo ripensamento incomprensibile e sconsiderato. Eviti però di motivarlo assegnando patenti di serietà, coerenza, rispetto dei patti, chiarezza verso gli elettori e di dare giudizi sulla storia della sinistra e lezioni al suo popolo e ricordi di avere firmato un documento dove era scritto chiaro che ci sarebbero state alleanze con altre liste. Noi – aggiunge – volevamo un accordo nel nome dell’Italia e dell’Europa. Per un obiettivo tanto importante abbiamo messo in secondo piano con generosità anche la convenienza di partito. Noi da lì non ci siamo mossi. Calenda ha preso un’altra strada – chiosa – che darà una gran mano a quella destra di cui a parole si dice avversario». Anche da Palazzo Madama arrivano stoccate: «Oggi Carlo Calenda ha rinnegato la parola data – spiega la capogruppo, anche qui ex, al Senato Simona Malpezzi – le prossime elezioni saranno una scelta di campo tra un’Italia tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orban e Putin. Noi lavoriamo con ancora più forza a proposta democratica e progressista per il Paese». «C’è grande sorpresa per la decisione unilaterale presa da Calenda. Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto col Pd – a parlare è il già deputato e presidente di +Europa Riccardo Magi – nel patto siglato col Pd era evidente che ci sarebbero state altre liste ed era evidente che ci sarebbe stato un rapporto politico privilegiato con noi, basato sulla continuità dell’azione del governo Draghi, rispetto al patto elettorale con le altre liste. Ieri Letta lo ha ribadito. Per noi la priorità era mantenere l’unità della federazione, prendere decisioni insieme e poi mantenerle – le sue parole su Azione – serietà è anche questo». Nel gran calderone di interventi, c’è spazio anche per la deputata uscente Lia Quartapelle: «Dopo M5S, Lega e FI – ragiona – anche Calenda calpesta il vero lascito dell’esperienza Draghi: cioè unire posizioni diverse per ricostruire l’Italia. Un errore politico grave che rischia di consegnare l’Italia alla destra peggiore di sempre. Noi andiamo avanti forti delle nostre idee». Ai democratici risponde proprio Calenda: «Non replicare ad attacchi e accuse – dichiara – il dibattito politico deve essere sui temi e non sulle provocazioni».  Da Azione, parla Osvaldo Napoli: «Si comincia già a bombardare su Azione. Ma il pericolo non erano Giorgia Meloni, Salvini e Berlusconi? Arriverete ad accusarci di social-fascismo secondo il vocabolario di Togliatti? Il miglior alleato della destra e il fautore della sua eventuale vittoria è proprio il Pd. Con la sua confusione strategica e politica – il suo pensiero – non avendo ancora deciso che cosa essere: riformista o radicale. Se aveste fatto chiarezza, oggi non ci saremmo scambiate queste note».Dice la sua anche Mariastella Gelmini, neo acquisto del sodalizio di Calenda: «Grazie al coraggio di Carlo Calenda da oggi l’Italia, tra la sinistra di Fratoianni e la destra filo Orban, avrà una proposta popolare liberale e riformista, che guarda al metodo Draghi e mette il bene del Paese prima di qualsiasi calcolo elettorale. Forza Carlo, avanti insieme». In conclusione, la novità apre importanti scenari nei collegi: Azione potrà andare con Italia Viva di Matteo Renzi e creare dunque un polo alternativo a sinistra. Ciò metterebbe sul piatto delle candidature nomi più forti e ben più spendibili sia per i maggioritari che per i proporzionali sia alla Camera che al Senato.