di Franceso Carriero Centrale del Latte: azionariato diffuso in alternativa alla vendita. A due giorni dalla pronuncia del Tribunale Amministrativo Regionale sulla legittimata del bando che ha permesso la cessione dello storico opificio da parte del Comune alla New Lat di Carmine Mastrolia, i sindacati mettono sul tavolo una proposta concreta, che possa permettere il disimpegno da parte di Palazzo di Città senza ricorrere alla privatizzazione. Flai Cgil, Fai Cisl e Uila, in attesa della pronuncia di giovedì, hanno spiegato le loro idee riguardanti il futuro della centrale: sul modello di quanto accaduto nello stabilimento equivalente di Firenze, le azioni verrebbero comprate dai dipendenti, dagli allevatori della filiera e alle aziende di distribuzione, fino ad arrivare ai singoli consumatori e al mondo del credito (pare ci sia stato un interessamento della Bcc di Aquara). «Ancora non riusciamo a spiegarci – dichiara Anselmo Botte della Cgil – come mai si decida di vendere uno stabilimento che da lavoro a 3mila persone sul territorio, ha il bilancio sempre in attivo e rappresenta uno dei fiori all’occhiello di Salerno. Nonostante le difficoltà economiche del Comune mi chiedo come si possa pensare di privarsi di tale stabilimento, capace di risultati straordinari senza guida manageriale ma solo politica. La battagli sicuramente non finirà giovedì visto che sia noi che l’amministrazione non intendiamo deporre le armi». Ma le parti sociali denunciano anche la completa mancanza di dialogo da parte della proprietà, nonostante gli svariati appelli dei lavoratori: «Le nostre idee, le nostre proposte – spiega Ciro Marino della Uila – sono rimaste inascoltate. la nostra sensazione che la vertenza dei lavoratori della Centrale del Latte stesse cadendo nel dimenticatoio. In realtà continueremo a lottare e ad opporci alla privatizzazione , visto che la vendita a queste condizioni è inspiegabile». Come più volte ribadito dai rappresentanti dei lavoratori, questa vuole essere una battaglia non solo in favore delle maestranze, al fine di salvaguardare il livello occupazionale, ma anche una lotta per il mantenimento di un patrimonio appartenente alla cittadinanza: «Non è tardi per evitare la cessione – dichiara Giuseppe Baldassarre della Cgil – Abbiamo sempre chiesto di confrontarci con la proprietà ed il Comune ma il dialogo ci è sempre stato negato, anzi siamo stati attaccati e bollati di voler frenare lo sviluppo della Centrale. Nella realtà questa battaglia portata avanti per i cittadini, perché la Centrale del latte è un bene della cittadinanza». Qualunque sia la decisione del Tar, quindi, la storia della privatizzazione della Centrale del Latte non si avvierà a conclusione tanto presto: il rischio è di replicare quanto successo a Roma, con la centrale cittadina venduta alla Parmalat nel 1998 e ritornata sotto il controllo del Municipio nel 2011 per sentenza del Tribunale Amministrativo del Lazio.
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