di Marco De Martino
Sette presenze su otto e nessun cartellino giallo da quando veste il granata. Con lui in campo la Salernitana ha avuto una media di 1,86 punti a partita, da play off. Ramzi Aya ha letteralmente salvato il mercato di gennaio granata, imponendosi prepotentemente nella sua nuova realtà a suon di prestazioni convincenti. Il difensore romano, ingaggiato durante la campagna trasferimenti invernale dal Pisa, sta vivendo giorni di grande preoccupazione per ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo a causa della pandemia di Covid-19. In esclusiva per “Le Cronache”, Aya ha raccontato il suo isolamento, toccando anche punti importanti come il taglio degli stipendi, la sospensione dei campionati ed il suo futuro in maglia granata.
Dev’essere dura per un calciatore, abituato a girare ogni settimana per lo Stivale, vivere in isolamento per tutti questi giorni. Come sta andando a Ramzi Aya:
“Abbastanza bene, ci chiedono di stare a casa, non di fare la guerra. Non sono abituato a restare in casa 24 ore su 24, ma non è affatto un sacrificio per me anche perché la famiglia ce la godiamo sempre troppo poco”.
Netflix, social e… Fifa 20 come tanti tuoi colleghi calciatori?
“Gioco a Fifa ma quando ho fatto il trasloco da Pisa la Playstation l’ho messa in uno scatolone che è andato a Roma e quindi ne sono sprovvisto. 24 ore, quindi, tutte dedicate a mia moglie Francesca e mia figlia Beatrice”.
L’angoscia aumenta ed il calcio, così come tutto il resto, sembra ormai essere passato in secondo piano:
“Ormai il mio pensiero non va più al calcio, nonostante sia il mio lavoro. Ci sono 700 morti al giorno e la prima sfida da vincere è questa contro il virus. Parlare di calcio sarebbe una mancanza di rispetto verso tutte le persone che muoiono e che soffrono. Non riesco a concentrarmi più di tanto sul calcio. Pensa che ogni giorno aspetto le 18 per conoscere i dati ufficiali della Protezione Civile. Si farà fatica a ritrovare la normalità anche dopo, io per primo porterò sempre la mascherina anche quando si allenterà la morsa perché si avrà sempre il timore che l’epidemia possa ritornare. Poi è chiaro che una volta che si tornerà ad uscire ci sarà più serenità perché vorrà dire che la situazione è migliorata”.
Sei in contatto con i tuoi compagni di squadra e con mister Ventura?
“Abbiamo un gruppo whatsapp con i compagni, dove ci aggiorniamo, ci sentiamo, stemperiamo la tensione con qualche video. Vivo la giornata in modo sereno, sto con la famiglia, mi rilasso, faccio allenamento, mi metto a cucinare con mia moglie, a giocare con mia figlia, ma poi quando arrivano le 18 è depressione. Senti che in un giorno ci sono stati 793 morti, 4mila contagiati, è terribile. E’ una cosa che mi fa rimanere sbalordito, pensa se dovesse venire a qualcuno dei tuoi cari o dei tuoi amici. Non puoi andare a trovarlo, se succede qualcosa lo prendono e lo portano via. Tu non puoi fare niente, si muore da soli. Io, naturalmente, ho pensato anche a me stesso. Se, toccando ferro, venisse a me non potrei stare a casa, anche perché se lo attacco a mia moglie poi chi prende in carico la mia bambina? E’ una situazione incredibile”.
La preoccupazione, anche tra gli sportivi, è tanta. Da Rugani a Dybala, da Maldini a Sportiello, sono sempre più frequenti i casi che coinvolgono i calciatori:
“Si diceva che fosse solo una febbre forte, ma non è stato così. Ho un amico che ci sta dentro. Si è svegliato una mattina che aveva male ai polmoni ed ora è in terapia intensiva. Così, dal nulla. Può prendere chiunque e bisogna stare attenti”.
Stemperiamo. Come va con gli allenamenti fai da te?
“Bene, la società ci ha inviato un programma di allenamento da svolgere a casa. Ovviamente non possiamo fare capriole, ma con questo programma in teoria dovremmo rimanere in una buona forma fisica. Come lavoratori, per noi calciatori è un obbligo tenerci in forma nel caso ricominciasse tutto. Non credo che gli allenamenti possano riprendere prima che la situazione migliori. Le società sono nelle mani del governo, non hanno la facoltà di dire ‘oggi facciamo così’ anche perché l’ultimo Decreto è ancora più restrittivo. Siamo bloccati da una pandemia decretata dall’Oms, evidentemente la situazione è gravissima e può colpire chiunque”.
Eppure il calcio italiano, quello del Palazzo, sta cercando soluzioni per tamponare l’emergenza. Una di queste è il possibile taglio degli stipendi ai calciatori. Cosa ne pensi?
“Il problema ora non me lo sto ponendo. Penso che se non dovesse riprendere il campionato, sicuramente ci sarà da discutere coi diretti interessati per trovare una soluzione riguardo questi tre o quattro mesi passati senza giocare. Non so bene come funzioni dal punto di vista legale, ma se il campionato ricominciasse e si sforasse dopo il 30 giugno, con venti partite da fare nell’arco di due mesi, in estate, mi sembra difficile che gli emolumenti possano essere tagliati. Se la stagione dovesse ricominciare, ci stiamo giocando le vacanze ora, visto che subito dopo ci sarebbe da disputare la nuova. Non sono un esperto ed a parlare dovranno essere i rappresentanti dell’Assocalciatori, ma da persona normale ti dico che se si ferma il campionato il taglio ci può anche stare, se non si ferma mi sembra una fesseria. Anche perché noi siamo obbligati a rimanere a Salerno, nel luogo dove lavoriamo, perché c’è un contratto e non possiamo tornare nelle nostre città d’origine”.
Un altro problema, se si dovesse riprendere a giocare in estate, riguarda i calciatori con i contratti in scadenza il 30 giugno oppure in prestito. Per te, che sei in prestito, la Salernitana ha l’obbligo di riscatto:
“Ti do una notizia, sono a tutti gli effetti della Salernitana. L’obbligo di riscatto era in base ad una condizione che è già stata evasa ed ormai sono un calciatore granata con altri due anni di contratto. Per quanto riguarda i prestiti ed i contratti in scadenza, credo ci sarà una proroga. Proprio per questo mi chiedo: come può un calciatore con il contratto in scadenza il 30 giugno accettare sia la proroga oltre quel termine che il taglio dello stipendio?”.
Il tuo futuro dunque è la Salernitana. Hai disputato solo sette partite in granata, che però ti hanno subito fatto apprezzare dal pubblico salernitano:
“Peccato, questa emergenza mi ha interrotto sul più bello. Ogni allenatore ha il suo modo di interpretare il calcio, a Ventura piace partire dal basso ed io, essendo arrivato in corsa a gennaio, ero più svantaggiato perché mi dovevo far trovare subito pronto. Ho lavorato il doppio per farlo ma, a parte l’ultima gara di Perugia, devo dire che le cose stavano andando bene”.
Per chiudere, una curiosità. Sei romano, di fede romanista o laziale?
“Io tifo per la Roma, fortemente per la Roma”.
Sarà contento Lotito…
Ramzi Aya ride di gusto. La medicina migliore in un momento di angoscia, incertezza e paura come questo.