Un problema già affrontato quello degli acquedotti bolognesi, dove nel 2015 su 60 campioni prelevati, il 36% presentava alcune fibre di amianto fino ad un massimo di circa 20.000 per litro d’acqua. E’ il dato reso noto da Marco Farina, responsabile dell’unità Salute e tutela ambientale del Comune.
Tenendo presente che l’amianto negli acquedotti, è in moltissime realtà italiane ed europee. . Farina dichiara che si sta cercando una motivazione sulle cause che hanno scaturito questo incremento di fibre di amianto a Bologna.
Angelo Bruschi, responsabile Relazioni con gli enti locali della multiutility spiega che si sta valutando l’ipotesi di rotture delle tubazioni, a seguito dell’estate 2015 che è stata molto ha siccitosa e ha sollecitato in particolare le condotte in cemento amianto.
La perciolosità è soprattutto per quei lavoratori impiegati nella riparazione delle carrozze ferroviarie, oltre che nelle popolazioni residenti in prossimità degli insediamenti in cui veniva lavorato e prodotto l’amianto.
Annamaria Colacci, dirigente dell’Arpae Emilia-Romagna dopo aver effettuato diversi studi, dichiara che per contrarre una patologia maligna non bisogna essere esposti ad un’elevata e lunga concentrazione di fibre.
Nonostante le dichiarazioni della Colacci, il Comune ha deciso di modificare la prima versione del Piano amianto anche sul tema dell’acqua. Viene innanzitutto inserito un parere dell’Istituto superiore di sanità che chiarisce che la situazione non dev’essere percepita come rischio per salute pubblica, sintetizza Farina. Nello stesso documento, si sottolinea l’attenzione per i lavoratori che effettuano manutenzione o sostituzione delle tubazioni. Il dirigente comunale dichiara che è in corso uno studio sulle caratteristiche di aggressività delle acque.
di Letizia Giugliano