Michelangelo Russo
Si è tenuta, il 29 maggio, alle 16, nell’Aula Magna del Nuovo Tribunale, la manifestazione indetta dalla Associazione Nazionale Magistrati e dall’Associazione Libera intitolata “Fame di libertà e giustizia”. Un titolo per dimostrare ai cittadini gli inganni della Riforma Nordio e il pericolo delle novità legislative per una seria lotta alle mafie e alla criminalità economica, ostacolata dai nuovi provvedimenti di Governo passati alla chetichella in Parlamento. Presenti Paolo Sordi, nuovo Presidente della Corte d’Appello, e Rosa Volpe, Procuratore Generale. Autorevoli i relatori: Giuseppe Borrelli, Procuratore di Salerno, Antonio Centore, Procuratore di Nocera e Francesco Rotondo, Procuratore di Vallo della Lucania. E’ stato l’inizio di una battaglia che si annuncia di lunga durata, per tutto quello che sarà l’iter della Riforma costituzionale voluta dal Governo di destra. Che non ha risolto e non vuole risolvere nulla dei problemi della Nazione. Nulla dei problemi economici dei lavoratori e dei pensionati, con i salari e le pensioni ferme a ridicole rivalutazioni. Nulla sulla Sanità Pubblica, devastata dal taglio di risorse perché indirizzata, si è capito, a finire in mani private. Nulla sui trasporti, perché l’unico progetto che si vuole è il ridicolo Ponte sullo Stretto, pericoloso già da ora per l’assenza di un vero e credibile Progetto Esecutivo in zona sismica. L’unico obiettivo raggiungibile dal Governo è quindi quello realizzabile senza ostacoli, e per di più ad apparente costo zero: la Riforma della Giustizia! Perciò la destra governativa vuole andare avanti veloce, senza dibattiti e senza riflessive trattative. Corre come fa Trump per i dazi: vuole mostrare ai poveri di spirito che qualcosa sa fare. Vuole in mano pezzi di carta, come fa Trump con i suoi decreti illegali, per dichiarare vittoria e mostrare i muscoli. E per buttare sui Giudici la colpa di ciò che non va bene. Vite parallele, quindi, quella del chiattone americano e del Governo italiano, che purtroppo, come fanno i rospi, si gonfiano per sembrare più grossi. Questa destra arrabattata sugli istinti di pancia e non di ragione ha capito che deve bruciare i tempi prima che la gente, anche i sostenitori, incomincino a riflettere. Non può dare tregua per i dibattiti e i distinguo. Lo stile è quello della guerra lampo di Hitler. Vittorie basate sulla sorpresa e l’azzardo: poi venne Stalingrado e lo sbarco in Italia e in Normandia. E fu il disastro per un pazzo idiota e quelli come lui. La Magistratura italiana, come quella americana, in questa della corsa folle dei rispettivi Governi a cambiare le regole del gioco, parte apparentemente sconfitta già da ora nella guerra dichiarata al Governo. Come l’Europa del 1940 invasa da Hitler, non ha eserciti consistenti per organizzare la resistenza. Ma il tallone d’Achille dei decisionisti sta proprio nella fragilità dei progetti di dominio costruiti sulla presunzione. Tutto quello che è rabberciato dall’arroganza semina i germi della successiva caduta degli impianti. Questa è la consapevolezza che i Magistrati italiani hanno. Si incomincia la resistenza non impedire che il nemico (e in questo momento la destra meloniana è un nemico della Magistratura) receda dai suoi intenti. Ma per costruire quella rete di consensi crescenti che solo il disastro della Riforma ritagliata sul costume di Arlecchino renderà man mano evidenti. La lotta della Magistratura avrà quindi, sul periodo non brevissimo, forme diverse di manifestazione. Che il potere dell’arroganza trucida della maggioranza non può ancora immaginare. Perché il Potere, come diceva Max Ernst, ciò che veramente teme è la Fantasia e l’Ironia. Perché non ha nessuna di queste due qualità. Ha fatto più danni ad Hitler il film “Il Grande Dittatore”, di Charlie Chaplin, che un esercito. E a Berlusconi, che intendeva varare la sua legge sul Legittimo Sospetto per sospendere i processi a suo carico, fece un danno immenso la caricatura sul suo progetto messa in scena, su RaiTre, dall’attore Marco Paolini su testo scritto da anonimi burloni dell’Associazione Magistrati. L’allora Ministro della Giustizia, il leghista Castelli, ne fu basito, e non ebbe reazioni. A proposito di Castelli. Un mese prima di quell’evento, proprio a Salerno, nel 2002, sullo stesso tema andò in scena, in una serata di settembre, nello stabilimento La Conchiglia, uno spettacolo di burattini del Teatrino di Pulcinella, su testo, ahimè, del sottoscritto. Invitati erano molti magistrati e avvocati. La cosa si riseppe, e dai resoconti giornalistici il Ministro Castelli dedusse di potersi identificare in uno scimpanzè di peluche che un presunto Umberto Bossi, burattino, teneva per mano. Ne nacque un procedimento disciplinare per il sottoscritto che si concluse con un’assoluzione all’unanimità della commissione disciplinare, compreso il rappresentante della destra. Con grossa indignazione di Castelli espressa nei telegiornali nazionali. Quella legge non passò! Tanto può l’ironia. E, sempre a proposito di Ministri, se anche Carlo Nordio credesse di potersi identificare in qualche personaggio di un qualche Teatrino dei Burattini, che qualche buontempone, col tempo, volesse portare in scena sulla sua Riforma, come reagirebbe Nordio? Probabilmente incasserebbe, seppure col maldipancia. In fondo è un veneziano, città di Goldoni, di Arlecchino e della Commedia dell’Arte!





