di Marta Naddei Una storia conclusa nel peggiore dei modi dopo una messa in liquidazione “forzata” e quattro anni di silenzi. Perfino il fallimento dell’Aser sembra essere fuor di ogni logica. Ora, però, un solo dato è certo: ci sono 34 famiglie con un piede e mezzo in un baratro, a rischio licenziamento e con la preclusione della possibilità di rimanere nel circuito dei rifiuti, riassorbiti da qualche altra società del settore. Due sono state le istanze di fallimento – accolte – ammontanti a poche migliaia di euro da parte della società Ecocentro e della Siles e che hanno portato alla sentenza di fallimento, depositata lo scorso venerdì, della società che si occupava dello smaltimento di rifiuti ingombranti e speciali. Il giudice delegato è Giorgio Jachia (lo stesso magistrato che si è occupato del fallimento del pastificio Amato, ndr) ed il curatore fallimentare è l’ebolitano Antonio Darino. L’adunanza dei creditori è stata fissata per il prossimo 20 maggio. Una vicenda dai contorni molto confusi e misteriosi, quella dell’Aser, e su cui ieri mattina hanno provato a fare luce Angelo De Angelis, segretario della Cgil funzione pubblica, e Sandro Caporaso della rsu della Cgil che nutrono – insieme agli ex dipendenti – fortissime perplessità su tutto l’iter che ha portato alla condanna al fallimento la società che aveva sede in Pontecagnano. Già, perché è fin dalla messa in liquidazione del 2010 che troppi conti non tornano. A partire dalla perdita di esercizio alla base della decisione di liquidare la società: 456mila euro di “rosso” nel bilancio 2009. Ed è questa la prima cifra contestata: di quella somma, 300mila euro erano stati versati dal Corisa2 (socio maggioritario con il 51%) come finanziamento per futura ricapitalizzazione e dunque non sarebbero dovuti essere conteggiati nel computo delle perdite. Una cifra che, però, nel corso dei tre anni e sette mesi di messa in liquidazione è aumentata fino a raggiungere i tre milioni di euro con il segno meno, mentre al 31/12/2010 i crediti vantati dall’Aser ammontavano a due milioni e 100mila euro, misteriosamente calati ad un solo milione non si sa come, dal momento che, ai lavoratori non è stata pagata alcuna spettanza arretrata (i pagamenti sono fermi al 2010 e sono in attesa di somme che vanno dai 60mila ai 100mila euro). Insomma, c’è più di qualcosa che non quadra nella vicenda Aser, così come anche l’ingresso in società della De Vizia (35%), diretta concorrente sul mercato, che avrebbe avuto validi motivi per tarpare le ali alla società salernitana, agendo direttamente dall’interno. Quel che è certo è che dal 2010 tutte le funzioni prima svolte dall’Aser sono passate in altre mani, come quelle della Nappi Sud e di SeleAmbiente, o addirittura volate fuori regione, con notevoli aggravi di costi. Ma sotto questo aspetto nulla è dato sapere, perché – spiegano Caporaso e De Angelis – «non ci permettono di accedere agli atti». «Ci hanno lasciati soli – afferma il segretario De Angelis – e noi e i lavoratori non dobbiamo ringraziare proprio nessuno. Né la Provincia, né il Comune, né la Regione. Nessuno si è interessato all’Aser. L’EcoAmbiente, ad esempio, ha preso le attrezzature e gli impianti ma non ha riassorbito i lavoratori». «Noi non ci fermeremo – gli fa eco Caporaso – Abbiamo già presentato una richiesta di incontro . Hanno linciato questa società, l’hanno smantellata, ne hanno fatto quello che volevano, ma noi non staremo a guardare».
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