Archi e pianoforte tra Brahms e Shostakovich - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Archi e pianoforte tra Brahms e Shostakovich

Archi e pianoforte tra Brahms e Shostakovich

 

Martedì 2 giugno III appuntamento con il Festival Santa Apollonia. In scena Giovanni Meriani Wouter Deltour Laura Cozzolino, Kaisa Johanna Kaldma e Thomas Brian Rizzo

 

Martedì 2 giugno, alle ore 19, terzo appuntamento con il Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia, giunto alla sua seconda edizione. Un evento, questo, nato dalla sinergia del conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, con un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, da un’idea di Anna Bellagamba e la Bottega San Lazzaro del professore Giuseppe Natella che ospita la rassegna nella cornice della Chiesa di Santa Apollonia. La serata vedrà il confronto tra due grandi maestri della musica da camera, Johannes Brahms e Dmitri Shostakovich. Del genio amburghese è stata scelta, per l’esigente pubblico di Santa Apollonia, la Sonata op.38 in mi minore che è stata affidata all’esecuzione del violoncellista Giovanni Meriani e del pianista Wouter Deltour. La Sonata fu concepita, stesa e pazientemente rifinita negli anni 1862-65. Ma il 1865 è anche l’anno della morte della madre di Brahms, alla quale egli era legatissimo. La perdita per lui molto dolorosa spiega il carattere in parte austero, riflessivo e perfino eloquentemente arcaizzante del lavoro. Già nell’Allegro non troppo il tema iniziale del violoncello, tema mesto e oscuro, sostenuto dagli accordi in contrattempo del pianoforte, esprime una virile rassegnazione o anche un affaticato respiro in cerca di luce. Ad esso risponde il secondo tema, energico e affermativo, esposto dal pianoforte. Ricco e chiaro lo ‘sviluppo’ nella dialettica dei due temi, che nel passaggio a mi maggiore sembra condurre a una soluzione positiva della condizione interiore. Invece una triste discesa cromatica del violoncello, riecheggiata dal pianoforte, accompagna la musica verso il buio e il silenzio. Il carattere dell’Allegretto quasi Menuetto sembra chiaro e leggero all’inizio, ma presto nell’asciuttezza dei temi, nella secca contrapposizione ritmica tra pianoforte e violoncello, nella comparsa del disegno cromatico discendente, nelle brusche cadenze avvertiamo l’amarezza; anche il Trio in la maggiore, certamente più luminoso, ha un che di inquieto nell’insistente circolarità delle linee, che suona come un’ebbrezza. La sorpresa sta nell’ultimo tempo, l’Allegro, che nella rigorosa oggettività costruttiva, si presenta come un omaggio a Bach, subito all’inizio, nello slancio del primo tema fugato: ma la forma non è propriamente quella della Fuga, bensì quella classica della forma-sonata. La pianista Laura Cozzolino, la violinista Kaisa Johanna Kaldma e il cellista Thomas Brian Rizzo, eseguiranno invece il trio op.67 in Mi Minore per pianoforte composto da Dmitri Shostakovich nell’agosto del 1944, in occasione della morte prematura di Ivan Sollertinskij, compagno carissimo fin dai tempi del Conservatorio, riprendendo, così, la tradizione iniziata da Ciajkovskij e Rachmaninov. Il taglio formale è apparentemente quello tradizionale in quattro movimenti, ma ogni movimento ha una forma originale. Il primo evolve liberamente a partire dalla spettrale melodia iniziale, affidata alla sonorità sorprendente e sconcertante degli acutissimi armonici del violoncello, cui s’aggiungono in canone il violino, usato invece nel suo registro più grave, e il pianoforte: è avvertibile in questa melodia un tono inconfondibilmente russo, sebbene non sia ravvisabile nessun preciso elemento della musica popolare. Il Trio inizia con un Andante di impianto melodico di piacevole musicalità, mentre il secondo tempo ha un andamento estrosamente ritmico e caratterizzato da idee di accattivante freschezza inventiva. Il Largo, forse il momento più intensamente felice della composizione, è contrassegnato da un lirismo introspettivo e meditativo, affiorante spesso nella poetica del migliore Sostakovic. Il Trio si conclude in un brillante gioco di chiaroscuri e tra slanci di allegre e fosforescenti sonorità.

 

Le ance saranno ancora regine il 3 giugno, in una serata divisa tra sassofoni e clarinetti, e flauto ospite. Apertura con quattro brani per due sax, eseguiti da Nico Chirichella e Felice Trotta al sax alto, Jean-Marie Leclair violinista francese e la sua sonata en Ut, un animoso Tango for Two di un superbo sax tenore, docente dell’academia di Strasburgo, Michael Alizon, il Paul Hindemith del suo Konzertstuck per 2 sax alti dedicato a Sigurd Rascher, e un Etude del concertista e virtuoso italo-americano Victor Morosco. La serata si concluderà con un’opera che ha appena cinque anni i Cosmic Portraits per quartetto di legni di Howard J. Buss, fantasiosa e molto comunicativa, priva di quei cerebralismo che caratterizzano la musica contemporanea, proposta da Raffaele Palazzo al flauto, Fabrizio Fornataro al clarinetto, Nico Chirichella al sax alto e Arianna Riviello al sax tenore.