di Eugenio Verdini
Richiesta di ulteriori procedure di reclutamento di chirurghi che possano operare presso il reparto ospedaliero di Eboli; sperimentare la possibilità di sottoscrivere nuove convenzioni per utilizzare ulteriori graduatorie; formalizzare la nomina immediata del responsabile del reparto chirurgia generale dell’ospedale di Eboli; impegnare i parlamentari della zona affinché, a livello nazionale, chiedano di superare i vincoli di spesa alla sanità che limitano l’assunzione di personale; formare una delegazione che rappresenti istituzioni, politica ed operatori sanitari per incontrare direzione generale e vertici regionali per trovare risposte alle criticità dell’ospedale cittadino. E’ la serie di decisioni contenute nel deliberato consiliare assunto in occasione della seduta monotematica sulle criticità presenti presso l’ospedale Maria Santissima Addolorata di Eboli, dove l’urgenza massima è rappresentata dal reparto di chirurgia generale, ormai impossibilitato ad operare per la mancanza di personale medico. Tute decisioni nel senso delle buone intenzioni, ma il passaggio veramente decisivo e concreto è il sesto punto votato all’unanimità in consiglio comunale: “Chiedere al direttore Generale dell’ASL Salerno, al direttore sanitario del DEA, Mario Minervini, al direttore del Dipartimento Area Critica, Fernando Chiumento ed al responsabile della Unità Operativa Complessa di chirurgia generale ed urgenza del D. E. A. Battipaglia-Eboli-Roccadaspide, Francesco La Rocca, di organizzare il personale presente nei tre plessi del DEA, in modo tale che venga assicurata l’operatività del reparto di chirurgia generale e d’urgenza presso il presidio ospedaliero di Eboli”. Sarebbe bastato questo passaggio, ovviamente se poi sostenuto in maniera decisa a tutti i livelli, anche giudiziario, per dare un senso alla seduta monotematica. Una seduta durante la quale, come ha precisato uno degli intervenuti, il coordinatore delle sale operatorie dell’ospedale di Eboli, Ciro Contrasto, è emerso un dato: l’atto aziendale dell’Asl, cioè lo strumento che disciplina le attività delle strutture sanitarie operanti sul territorio, indica chiaramente unità operative e professionisti nelle singole strutture. Un caso piuttosto clamoroso si registrò quando venne chiuso il reparto di ginecologia ed ostetricia ad Eboli, lasciando il punto nascita solo a Battipaglia. Motivo: l’atto aziendale prevedeva 500 parti all’anno per mantenere aperta la struttura, Eboli raggiunse le 470 nascite e dunque, rispettando l’atto aziendale, il reparto venne chiuso. Bene, sempre rispettando l’atto aziendale, si evince oggi che le strutture chirurgiche sono previste, nel DEA Eboli, Battipaglia, Roccadaspide, solo ad Eboli e Battipaglia. Poiché presso l’ospedale di Roccadaspide, dove non dovrebbe esserci il reparto di chirurgia, ci sarebbero 5 chirurghi, è così difficile disporre il loro trasferimento in un ospedale dove invece il reparto è previsto, cioè ad Eboli? Vedremo se la politica, locale, provinciale e regionale, sarà capace, finalmente, di superare le logiche di potere e gli interessi di parte e seguire invece le esigenze del territorio e le richieste dei cittadini. Di sicuro, c’è chi è già proiettato, con decisione, verso il domani. «Quando e se questa amministrazione vorrà guidare una vera battaglia politica e di opinione per la salute – ha detto in un passaggio la presidente del comitato di salute pubblica, Rosa Adelizzi -, l’assistenza sanitaria e il futuro dei nostri figli, il nostro comitato sarà al suo fianco».