di Clemente Ultimo
Ha superato ormai la soglia simbolica dei cento giorni la guerra in Ucraina, diventando così ormai drammaticamente parte di una routine quotidiana cui si finisce quasi per abituarsi. Come accade per la lettura giornaliera dei “bollettini” – oggi definiti report, in ossequio alla moda imperante del ricorso agli anglicismi – che arrivano dai fronti. Meccanismo comprensibile ed inevitabile, dato dall’istinto a ricondurre lentamente anche gli eventi eccezionali nell’alveo normalità. Questa sorta di “abitudine” alla guerra non deve, però, tradursi in disinteresse, in particolare su un fronte aperto anche nella città di Salerno. Quello dell’accoglienza dei rifugiati provenienti dalle regioni investite dal conflitto. Giunti in città nelle prime settimane di guerra, sostenuti dalla grande ondata emotiva che questo drammatico evento ha prodotto, oggi i rifugiati ucraini accolti in città ed in provincia hanno ancora bisogno di sostegno. Un appello in questo senso arriva da Antonia Autuori, presidente della Fondazione della Comunità Salernitana. “In questi mesi – sottolinea Autuori – come Fondazione abbiamo contribuito ad accogliere a Salerno ed in provincia numerosi rifugiati ucraini, tra cui tanti bambini. Ad oggi sono circa cento le persone che seguiamo, con cui riusciamo a restare in contatto anche grazie alle attività che sviluppiamo in collaborazione con altre realtà salernitane, ad esempio come il corso di lingua italiana che si sta concludendo proprio in questi giorni. È evidente, quindi, come il nostro impegno non si sia esaurito al momento dell’accoglienza, ma si è sviluppato nel corso del tempo per fronteggiare al meglio le piccole e grandi necessità che man mano si sono manifestate. Che sono numerose e diverse. Reperire alloggi e spazi presso associazioni di volontariato è stato solo il primo passo di un percorso impegnativo, per cui occorre un sostegno costante”. Quali sono le necessità più stringenti con cui bisogna fare i conti? “Senza dubbio le piccole e grandi spese che servono per affrontare la vita quotidiana. Parliamo di spesa alimentare ed utenze in primo luogo, ma non possiamo poi dimenticare quel che serve in una prospettiva almeno di medio periodo: una serie di attività finalizzate all’inserimento sociale e lavorativo di queste persone. È di tutta evidenza che l’accoglienza e la prima sistemazione alloggiativa hanno rappresentato una risposta importante e fondamentale all’emergenza rifugiati, ma non esauriscono l’azione da mettere in campo”. C’è poi un capitolo particolare, quello relativo alle necessità dei tanti bambini e ragazzi in fuga dalla guerra. “Sì, per loro è stato necessario adoperarsi fin dal primo momento per garantire l’inserimento scolastico. A questo proposito mi fa piacere sottolineare la grande collaborazione che c’è stata tra le diverse istituzioni interessate. Anche su questo versante, però, è necessaria un’azione di sostegno che si prolunga nel tempo: giusto per fare qualche esempio, garantire il diritto allo studio per i ragazzi significa anche mettere a loro disposizione dei computer portatili, una connessione internet, oltre all’azione di mediatori culturali e, ovviamente, alla possibilità di frequentare corsi di italiano. Insomma, occorrono risorse da investire”. E poi c’è uno sguardo da rivolgere al futuro. “Senza dubbio. Tanto al futuro prossimo che a quello più lontano. In concreto questo significa lavorare per provare ad offrire a bambini e ragazzi la possibilità di frequentare dei campi estivi e vivere le prossime settimane con un pizzico di spensieratezza. Ma significa anche iniziare a ragionare e lavorare su progetti di rientro in patria per i rifugiati. Non sappiamo quanto durerà la guerra, ma di certo finirà ed allora noi dovremo farci trovare pronti per sostenere quanti vorranno far ritorno a casa ma dovranno fare i conti con la perdita o la distruzione di quel che avevano quando sono fuggiti dinanzi all’avanzare della guerra”. Chi volesse sostenere l’azione della Fondazione cosa può fare in concreto? “Il modo più semplice è quello di contribuire con un bonifico sull’Iban IT25C0335315200000000001033. Si tratta di donazioni deducibili al 30% in sede di dichiarazione dei redditi”.