di Mario Rinaldi
Un gradito ritorno al passato, sulla poltrona già occupata per due mandati consecutivi, dal 1993 al 2002. Non solo. Il delicato ruolo di presidente dell’Autorità portuale del Tirreno con vista sui progetti futuri, orientati a una sempre più adeguata accoglienza ai turisti e a uno sviluppo socio-economico come trampolino di lancio anche per le aree interne. Andrea Annunziata, da poco rieletto sindaco di San Marzano sul Sarno, è tutto questo e molto altro: un politico tutto tondo che guarda al futuro con un sano ottimismo e una visione ad ampio raggio che ingloba prospettive di crescita anche in ottica di politiche del lavoro legate all’incremento dei livelli occupazionali.
Andrea Annunziata, lei ha già ricoperto il ruolo di sindaco di San Marzano sul Sarno. Lo scoro 10 giugno, gli elettori le hanno conferito di nuovo una meritata fiducia. Che sensazione si prova tornare a ricoprire questo incarico a distanza di oltre 20 anni?
“E’ cambiato un po’ tutto, è cambiato il mondo rispetto ad allora. Tutto è più veloce, soprattutto nell’espletamento delle pratiche amministrative. Anche dei piccoli ritardi si fanno sentire molto. Le nuove procedure introdotte non hanno aiutato gli amministratori intenzionati a governare per il bene collettivo. Devo ammettere che è stata una grande emozione essere rieletto e ringrazio i cittadini per avermi concesso di nuovo la possibilità di governare questa città, che credo abbia delle potenzialità enormi, ancora non del tutto emerse. Un sindaco deve saper ascoltare i disagi della gente, avere una sensibilità tale da immergersi nelle problematiche, abbinata a una capacità di risoluzione delle stesse”
Cosa è cambiato rispetto al passato?
“Tante cose sono cambiate. Secondo me, San Marzano deve essere concepita in un’ottica di area vasta in grado di promuovere le sue ricchezze: tra queste il famoso pomodoro, diventato ormai un marchio di fabbrica, in grado di conquistare nell’ormai lontano 1997 l’etichetta dop. Però, ho notato che nel corso del tempo è come se i fari sulla nostra città si fossero spenti. Credo che dobbiamo riappropriarci di una cultura dell’integrazione, ragionando come un territorio di vaste dimensioni che può giungere ad ottenere uno sviluppo e una crescita lavorando insieme agli altri Comuni dell’agro e anche oltre. Altro aspetto importante è quello di attribuire la giusta attenzione a tutti gli aspetti del commercio, dall’artigiano della piccola bottega agli imprenditori delle grandi aziende. Tuttavia, non intendo colpevolizzare nessuno delle amministrazioni che si sono succedute dopo il 2002. Credo solo che si sono perse delle opportunità, che ora devono essere riprese e valorizzate per puntare al rilancio della nostra cittadina. La parola chiave è il coinvolgimento dell’intera popolazione. Prima c’era maggiore entusiasmo, ora noto una flessione. Però, è importante riprendere tutto ciò che di buono è stato realizzato e puntare a uno sviluppo che possa coinvolgere l’intero comparto agroalimentare, vera risorsa del nostro territorio”.
Quali sono le attività che Annunziata metterà in campo per invertire questo trend e puntare alla crescita del territorio?
“Ho sempre detto e lo confermo che ogni cittadino deve sentirsi amministratore della propria città. Questo significa che i cittadini devono partecipare ai processi di sviluppo e concorrere alla presentazione di idee che favoriscano tali processi. Inoltre, bisogna attuare grandi progetti, da quelli che riguardano il sociale, l’ambiente e altri interventi che non sono più rinviabili.
Bisogna accelerare su questi aspetti. E soprattutto bisogna eliminare le incongruenze attualmente esistenti: non possiamo vantarci del fatto di avere un pomodoro apprezzato in tutto il mondo e, allo stesso tempo, rischiare che le esondazioni del fiume Sarno distruggano i raccolti. Sembra un paradosso. Quindi bisogna programmare adeguati interventi di mitigazione del rischio idrogeologica per mettere in sicurezza non solo i nostri cittadini, ma anche la nostra economia. E poi dobbiamo iniziare ad affacciarci anche ai mercati internazionali promuovendo all’estero il nostro marchio, come alle fiere di Berlino o di Madrid e in altri posti del mondo”.
Lei è anche presidente dell’Autorità portuale del Tirreno. Quali sono gli investimenti che si stanno effettuando su questo fronte?
“In Campania è previsto un investimento pari a un miliardo di euro, da ottenere tra Pnrr, fondi regionali e nazionali. Ci stiamo attivando per rendere la portualità ecosostenibile, nel rispetto delle normative in tema di tutela ambientale. Lo scorso anno, i porti della Campania, hanno registrati 10 milioni di passeggeri.
Un record mondiale. Prima o poi avremo un limite, nel senso di non poter accogliere più turisti di quanti possano essere ospitati nelle varie città. Ci stiamo attrezzando per garantire i viaggi in sicurezza attraverso una gestione più semplificata. La sicurezza è sinonimo di fiducia da parte dei viaggiatori. Inoltre, ci prepariamo anche alle Zes che contribuiranno in modo determinante alla crescita dei flussi commerciali”.
Un suo commento sulla riforma sui porti?
“C’è bisogno di una riforma che semplifichi le procedure. La logistica, ad esempio è importante per quegli imprenditori che intendono investire in una determinata area. Quello che lo Stato dovrebbe attuare è una politica tesa a contenere le risorse economiche laddove i privati sono pronti ad investire. C’è necessità di procedure snelle e di investimenti laddove necessario”. Idee chiare, ma soprattutto una grande volontà di far crescere l’economia e il turismo, nel rispetto della sostenibilità ambientale e di una oculata politica di sicurezza.